The West Wing (1999- 2006)
The West Wing: un’altra serie tv monumentale che come Succession e Curb Your Enthusiasm non riesce a fare breccia nel grande pubblico italiano. Eppure, anche in questo caso, i dialoghi non perdono di intensità né fuori dal territorio statunitense né con il doppiaggio italiano, impeccabile e fedele. Qualunque sia la diffidenza del popolo italico, la serie di Aaron Sorkin è un esempio di scrittura seriale con pochi eguali. Un’opera solida di genio politico e antropologico, con un impianto narrativo articolato tanto quanto la Costituzione degli Stati Uniti (e il suo intricato meccanismo elettorale). Nel 2012 Aaron Sorkin riproporrà con successo lo stesso esperimento con The Newsroom. Un’altra serie “da leggere”, una West Wing dei media, molto accurata, ma non torbida quanto Succession.
Sebbene l’interpretazione del cast sia eccezionale, potremmo godere a pieno di ogni scambio di battute anche senza guardare lo schermo. In The West Wing non esistono momenti dove l’intensità narrativa si spegne per far respirare la storia. Lo spettatore non ha il privilegio di metabolizzare quanto ha appreso, così come non ce l’ha lo staff del presidente, operativo e vigile h24. Anche noi dobbiamo armarci di penna e taccuino per non perdere il filo del discorso. Ma soprattutto per fare tesoro delle importanti lezioni di etica e di politica che vengono snocciolate in ogni dialogo. E che, a quanto pare, nella politica reale non vengono messe in pratica! Ogni situazione, dalle più istituzionali alle più leziose, garantisce una costruzione dialogica formidabile. Non importa che a parlare sia il presidente con la sua segretaria, il capo di gabinetto con lo staff o il presidente con l’Onnipotente: la tensione argomentativa è sempre ai massimi livelli.