4) Better Call Saul – 9.0
In attesa di scoprire quale sarà la prima Serie Tv d’animazione secondo IMDb, torniamo nell’universo straordinario creato da Vince Gilligan, il mostro sacro che è riuscito a replicare un capolavoro. Dopo una Serie Tv grande come Breaking Bad, creare un capolavoro dalle sue ceneri è un’impresa ardua. Perfino impossibile. Ci sono di mezzo delle aspettative altissime, una storia straordinaria che ha detto tutto quel che doveva dire in modo mastodontico. Insomma, anche se le basi per uno spin off ci sono tutte, la paura è tanta. Si ha il timore di sporcare qualcosa che non ha neanche una macchia. Ma Vince Gilligan ha saputo come essere non solo coraggioso, ma anche geniale.
Perché ha messo in atto lo spin off meno scontato di sempre, dando voce alla storia di Saul. Si pensava che al massimo potesse farlo con Gus Fring, con Mike, Jess. E invece lo ha fatto con Saul, ricostruendo il passato e il futuro dell’avvocato. Quel che è accaduto dopo gli eventi di Breaking Bad, e quel che invece è accaduto prima. Tutto questo in un’unica narrazione lunga sei stagioni. Better Call ha così fatto l’impossibile, consacrandosi sia come il miglior spin off della storia, sia come una delle migliori Serie Tv di sempre. Il merito è tutto del suo approccio, del modo con cui ha dato la giusta definizione alla parola spin off. E’ riuscita a ricordare in ogni puntata la sua origine, chi fosse sua madre. Ma poi, come un figlio, ha camminato con le proprie gambe, diventando immediatamente indipendente, generatrice di una firma e un’identità tutta propria.
Il Saul che incontriamo ha due volti. Da una parte troviamo il Saul che cerca di affermarsi come avvocato, e dall’altra il Saul che prova a rimettere insieme i pezzi dopo Breaking Bad. Per tutta la durata delle sei stagioni, Better Call Saul ci ha meravigliato con uno straordinario lavoro di regia, scrittura e sceneggiatura, presentandoci dei personaggi presto diventati simbolo della serialità. Come nel caso del personaggio di Kim che, per anni, ci ha torturato inconsapevolmente con una sola domanda: che fine farà? In Breaking Bad non c’è. Non si vede né si sente. Perché un vero spin off ti fa porre le domande giuste sul futuro, e questo è solo uno dei tanti aspetti in cui Better Call Saul ha trionfato.
Con la sua sesta stagione, Better Call Saul ha chiuso l’era cominciata da Breaking Bad, almeno per il momento. Ma lo ha fatto lasciandoci con l’ultimo sguardo di un uomo che che comincia a sentirsi colpevole non solo dei reati legali, ma soprattutto di quelli morali. Pesi sulla coscienza che si sono risvegliati e che adesso chiedono il conto, guardando Saul con lo sguardo di Kim.
3) The Office – 9.0
Al primo posto tra le comedy e al terzo del podio incontriamo la Regina indiscussa The Office. La Serie Tv con Steva Carell non si stanca mai di sembrare sempre come una produzione appena distribuita, vivendo sempre in un tempo sospeso che la rende perennemente attuale. Come se il suo momento non fosse mai passato, come se non fosse mai giunta a conclusione con il suo finale. The Office sembra essere sempre appena arrivata, elemento restituito anche dal fatto che è una delle Serie Tv con più rewatch di sempre. Con il suo ritorno nelle piattaforme streaming, The Office si è infatti riconsacrata un’altra volta, lo ha fatto talmente tanto da far dimenticare a molti fan di non essere l’originale, ma il remake dell’omonima serie con Ricky Gervais.
Un ufficio. Un gruppo di persone spesso mediocri e con poche ambizioni. Un capo immaturo e infantile. Le premesse per una giornata di lavoro sopportabile non sono ottime ma, chissà come, alla fine tutto riesce a sembrare sostenibile, grazie anche ai rapporti umani che si sviluppano nel corso delle stagioni. Perché dietro e di fronte a quelle scrivanie, i protagonisti creano legami destinati a durare una vita, come nel caso di Jim e Pam. Due ragazzi timidi, spesso anche troppo, che però trovano il modo per vivere finalmente quel sentimento che li ha sempre legati. Perché in The Office si ride, si ride tantissimo, ma c’è spazio anche per questo. C’è dello spazio anche se si tratta del tremendo capo di lavoro Michael Scott. Immaturo, infantile, con atteggiamenti opportunisti. Ma tranquilli: ha anche dei difetti.
Scott rappresenta tutto ciò che speri di non trovare nel tuo futuro capo e, al tempo stesso, ciò che forse speri di trovare alla fine della Serie Tv. Perché non esistono personaggi cattivi in The Office, ma imperfetti, politicamente scorretti, immaturi. Raramente ci si ferisce perché lo si vuole fare. Spesso tutto questo ha a che fare con un senso di inadeguatezza, condizione che non è per niente sconosciuta a Michael Scott. Ma tutto questo lato umano non sarà da solo. Verrà accompagnato da gag divertentissime ma anche normali, raccontate in un ufficio in cui la vita prende forma e va avanti tra mutui da pagare, amori non corrisposti e corrisposti, e sorprese fittizie inventate da Scott.
Guardare The Office implica sentirsi a casa. Trovare nelle puntate un senso di famiglia, sviluppare con i personaggi una profonda empatia. Innamorarsi dell’amore di Jim e Pam e scoprire che è bello anche così, senza tutte quelle tragedie da Serie Tv drama, ma con la sola autenticità di due persone che si amano, ma che hanno troppa paura per dimostrarselo. E che poi, quando si aprono, tirano fuori l’arcobaleno.