Black Mirror – Rachel, Jack and Ashley Too (5×03)
Il terzo episodio della quinta stagione di Black Mirror (una serie tv da vedere, nonostante le ultime stagioni) non è un episodio da buttare via. La doppia narrazione che esplora la vita della pop star Ashley O. (Miley Cyrus) e quella di Rachel (Angourie Rice), una fan a cui viene regalata una versione mini-robot del suo idolo, offre un intrattenimento complessivamente godibile. Una puntata equilibrata che riflette sul modo in cui mercifichiamo e commercializziamo la celebrità, mostrando il lato oscuro dell’essere famosi. Ed è proprio in questo suo equilibrio placido e privo di picchi adrenalinici che troviamo il problema. Sebbene l’argomento sia stimolante, siamo ben lontani dalla costruzione imprevedibile che ha reso Black Mirror già un cult. La serie antologica di Charlie Brooker ci ha abituato a una critica sociale spietata, a dei plot twist da maestro e a dei livelli di black humor i cui parametri sono stati plasmati da quel primo episodio raccapricciante e sublime, The National Anthem. E con Rachel, Jack and Ashley Too siamo ben al di sotto dello standard. L’episodio è scontato e tratta una tematica controversa con un approccio banale, in confronto allo stile di Black Mirror.
How I Met Your Mother – Last Forever (9×24)
L’ultima puntata di How I Met Your Mother rappresenta uno dei finali più discussi, divisivi e contestati della serialità. C’è chi dichiara di averlo amato malgrado tutto e chi ha giurato vendetta strappando ogni singola pagina del Bro Code. Non importa in quale squadra giochiate, Last Forever – Part Two è l’episodio che ha ricevuto più critiche e più valutazioni negative (appena il 5,5 di rating su IMDb!). Dopo 9 lunghe stagioni ci è stato consegnato un finale più frettoloso di quello di Game of Thrones. La smania di portare a casa la giornata ha esposto il reparto scrittura a diversi pericoli, tra cui quello di cadere in contraddizione in più di una scena. In appena due episodi, Carter Bays e Craig Thomas hanno chiarito le premesse che costituiscono l’ossatura della serie stessa, contenute appunto nel suo titolo. Kids, per sapere come ho conosciuto vostra madre, skippate alla fine della storia. Il series finale ha senso. Non poteva essercene un altro. Eppure tutto necessitava molto più tempo e cura per marinare, come hanno saputo fare nel corso della vicenda.
Stranger Things (nella lista delle serie tv da vedere su Netflix almeno una volta nella vita) – The Lost Sister (2×07)
Undi parte per Chicago in cerca dell’altra bambina che ha visto nei ricordi di sua madre, Kali. L’episodio arriva sul più bello, dopo un cliffhanger, a interrompere l’eccitazione data dagli sviluppi della trama principale, quella del Mind Flayer, che sta arrivando al culmine. La scorribanda del settimo episodio della seconda stagione mozza quindi lo slancio narrativo conquistato fino a quel punto, offrendo un approfondimento slegato dalla storia madre. Le avventure a Chicago sono una variazione sul tema piacevole, ma rappresentano un diversivo di cui non avevamo bisogno. Un what if che mostra la vita che Eleven avrebbe potuto avere se non avesse incontrato Mike e gli altri, che le conferma che tutto sommato ha preso la strada giusta. L’episodio ha sicuramente una carica emozionale forte, ma risulta bidimensionale rispetto agli altri focus presentati nei vari capitoli. A metà strada tra il backdoor pilot di un eventuale spin-off e un episodio bottiglia, The Lost Sister è un brusco arresto in una stagione che filava a gonfie vele.
Lost – Stranger in a Strange Land (3×09)
Anche i creatori sono d’accordo. Del resto, con uno sciopero degli scrittori in corso, hanno fatto quel che hanno potuto. Stranger in a Strange Land è un episodio fine a sé stesso, che gira a vuoto per il gusto di farlo. Ad ogni modo ora sappiamo tutto sui tatuaggi di Jack. Si tratta di un episodio clamorosamente riempitivo che, però, ha portato alla luce il problema che Lost stava affrontando sin dall’inizio della terza stagione: capire come concludere l’epopea dei sopravvissuti del volo 815 dell’Oceanic Airlines. Lo stesso produttore esecutivo ha usato il cicaleccio dei fan insoddisfatti per sollecitare la ABC a concludere una storia che rischiava di naufragare in lidi sempre più noiosi e inconcludenti come questo. La trama non avanza e i flashback non regalano alcuna gioia o rivelazione. Dopo due episodi fenomenali, il nono ne propone uno in cui la trama galleggia, i flashback non regalano alcuna rivelazione e, inoltre, sono presenti diversi elementi demenziali nonsense. Una nota leggermente stonata può capitare in una serie grandiosa, come è successo in parte con il quarto episodio di Breaking Bad.