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10 Serie Tv che sono riuscite nell’impresa di migliorare nel corso delle stagioni, fino alla fine

7. Orphan Black

orphan black (640x360)
orphan black (640×360)

Orphan Black, oltre ad essere una grandissima serie, mette in luce la magnifica resa interpretativa di Tatiana Maslany, l’attrice canadese che ha interpretato 10 ruoli in contemporanea. Tanti sono i personaggi, una delle performance migliori mai viste in televisione.  La serie in 5 stagioni, prodotta da BBC America, parla infatti di un misterioso programma di clonazione, e l’attrice – con incredibili tocchi di virtuosismo – interpreta diverse “sisters” identiche e accomunate dallo stesso DNA: Sarah Manning, nelle sue incredibili sfaccettature è un personaggio che difficilmente dimenticheremo e Orphan Black altrettanto. Una serie che promette e mantiene

Seppur ancora sottovalutata, Orphan Black meriterebbe tutta la nostra attenzione anche per i messaggi sociologici inclusi nell’opera come il ruolo di educazione e del contesto sociale nella formazione del carattere, dunque non dipendente dalla genetica, al pari della fluidità sessuale. Non è un caso che la serie sia stata molto amata dal pubblico LGBT+.

8. I Soprano, una delle Serie Tv da vedere più importanti di sempre

La  più grande opera della cultura pop dell’ultimo quarto di secolol’ha definita il New York Times. Sei stagioni ascendenti e un finale di cui tutt’oggi la critica, i media studies, il pubblico e i fan ancora discutono. Impossibile in poche righe riassumere il valore che I Soprano ha avuto nella storia della televisione. Possiamo solo accennare che ha fondato un nuovo paradigma, un nuovo modo di scrivere la televisione e la serialità.

Se pensiamo che uno degli episodi ritenuti tra i più belli della serie, “Caccia al russo” autoconclusivo, si posiziona nella terza stagione, va da sé comprendere come la serie cresca e si potenzi.

È la pietra miliare che ha trasformato HBO nel più importante canale televisivo dedicato all’innovazione e che è diventata il modello di riferimento per le serie tv apparse negli anni 2000.

James Gandolfini con la sua fisicità magnetica rende Tony Soprano l’emblema di un potere minaccioso ma trattabile, di una moralità relativa  che tuttavia esprime un carisma tale per cui ci porta a guardare a di là della spregevolezza umana, per scoprirne il fascino. Tutti amano, desiderano e seguono Tony Soprano. È qui, con Tony, che nasce e si disegna la figura dell’antieroe che darà poi vita a personaggi come Don Draper, Dexter o Walter White. Con il suo modello di “narrazione a episodi relativamente serializzata che oggi caratterizza la tv complessa” – per dirla con Jason Mittell – I Soprano gioca sulla trama ma soprattutto sullo sviluppo dei suoi personaggi e così arriviamo al finale, curiosi di sapere come David Chase possa chiudere un racconto così mastodontico.

Senza qui soffermarci sulla spiegazione del finale che richiede un’analisi a parte, possiamo dire che rappresenta una sequenza di sublime storytelling, la più controversa, dibattuta – con il cut to black – e riuscita della storia della televisione.

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