Steve Brady – And Just Like That
Il tanto atteso sequel di Sex and The City ha distrutto impunemente un personaggio storico della serie tv di Darren Star. Il “una-notte-e-via”, amico, fidanzato, poi friend-with-benefits, poi amico, marito, poi ex marito di Miranda Hobbes non ha mai avuto un temperamento deciso. Ma almeno, nella serie originale, conservava una certa dignità. In And Just Like That, senza nessun motivo, la componente “dignità” è stata sottratta all’equazione. Il risultato? Non serve parlarne ancora. È troppo doloroso. Un commuovente #JusticeforSteve basta a descrivere come ci sentiamo dopo aver assistito a una vera e propria vivisezione umana. Siamo passati da uno Steve frizzante, non sempre sveglio, ma comunque genuino, buono e amorevole a una versione ultra centenaria di un tipo che si nutre di gelato e non ricorda nemmeno di essere venuto al mondo.
Il trattamento che ha subito è ancor più drammatico se consideriamo le interazioni che Miranda, e gli altri, hanno con il personaggio. Steve è diventato parzialmente sordo e potrebbe mostrare i primi segni di demenza precoce, come sua madre. Uno stato di salute che non dipende da lui (ma che nella serie tv viene colpevolizzato!) che mai e poi mai dovrebbe far ridere. Invece il personaggio di David Eigenberg diventa lo zimbello del gruppo. Sembra quasi che il reparto scrittura abbia voluto esasperare la “vecchiaia” di Steve per trasformarlo in un espediente comico. O peggio, per “motivare” le insoddisfazioni di Miranda e rendere quindi meno grave il suo tradimento. Siamo certi che scrivendo una versione di Steve meno macchiettistica tutto sarebbe potuto accadere allo stesso modo, ma in maniera più naturale e coerente. Le persone si lasciano, cambiano, si allontanano e non è colpa di qualcosa o di qualcuno (tantomeno di una condizione di salute).
Daenerys Targaryen, una delle protagoniste di una delle serie tv da vedere più importanti di sempre: Game of Thrones
L’evoluzione di Daenerys Targaryen in villain è assolutamente coerente; è un destino che l’attendeva sin da quel bagno bollente subito prima di incontrare Khal Drogo. Avevamo tutti gli elementi per capire che sarebbe successo, come si intuisce anche dai libri. Eppure gli sviluppi frettolosi del capitolo finale rendono difficile abituarsi alla versione last minute della “Regina Folle”. Non immaginiamo nessun epilogo diverso da quello che abbiamo visto nella contestatissima ottava stagione. Un capitolo sofferto, frenetico, ma sensato. Seriamente qualcuno si aspettava un lieto fine con Daenerys e Jon Snow insieme, accanto al focolare, a cullare dei cuccioli di drago?
La svolta oscura era inevitabile, ma la velocità con cui questa è avvenuta rende difficile accettare un tale esito. Avremmo voluto goderci la trasformazione con più calma, come è accaduto fino alla settima stagione. Daenerys è stata un grande personaggio seriale, che abbiamo imparato a conoscere attraverso uno sviluppo graduale, parsimonioso, dosato con sapienza. Un arco narrativo che purtroppo è stato distrutto in un secondo, con la stessa foga con cui “My Queen” distrugge tutto quello che incontra. La colpa di David Benioff e D. B. Weiss non è dunque il cosa, ma il come tutto ciò è stato messo in scena. Sappiamo che ci sono state molte difficoltà, anche economiche, e delle scelte obbligate. Ma la deriva frettolosa dell’ottava stagione rende davvero inspiegabile la distruzione del suo arco evolutivo, che da regina amata a regina folle ha impiegato una manciata di frame.
Ned Flanders – I Simpson
I Simpson hanno sempre giocato con gli elementi chiave di ogni personaggio, esasperandoli all’occorrenza. L’intelligenza di Lisa, l’idiozia di Homer, il mutismo di Maggie e via dicendo. Eppure, sebbene nella sit-com animata di Matt Groening non esista una continuità o uno sviluppo dei personaggi inteso in senso tradizionale, ogni abitante di Springfield possiede una personalità prismatica, multiforme e riserva sempre delle soprese, coerenti e sensate. Così come la personalità di Ned Flanders. Un personaggio più interessante di quello che potrebbe sembrare in apparenza, relegato però troppo spesso nel ruolo di vicino fastidioso, bigotto e ficcanaso.
Quando lo abbiamo conosciuto per la prima volta, invece, Ned Flanders era un personaggio molto più complesso, contraddistinto dal rapporto conflittuale con il lato spirituale. In più di un’occasione lo abbiamo visto in bilico tra il sacro e il profano. La sua relazione con la Bibbia e con Dio, spesso contraddittoria, ha rappresentato lo spunto narrativo di numerosi episodi intensi. Le sue azioni iniziali erano segnate dall’impossibilità di seguire alla lettera la morale cristiana in una società frenetica, competitiva e consumistica come quella occidentale. Con il tempo, invece, il suo personaggio si è appiattito, affermandosi come il vicino dei Simpson ro*******ni. E purtroppo quel Flanders complesso, che nasconde segreti e compie azioni non sempre “cristiane”, è tornato in sempre meno occasioni.