In questo 2024 abbiamo avuto tutto. Abbiamo visto alcune delle Serie Tv migliori degli ultimi anni, abbiamo conosciuto anche le peggiori che sarebbe meglio dimenticare. E poi, nel mezzo, abbiamo anche visto Serie Tv deludenti. Produzioni arrivate sul piccolo schermo con altissime aspettative che però non sono state soddisfatte, non sempre e non del tutto almeno. Non erano quel che ci aspettavamo. Che si tratti di nuove Serie Tv o ritorni poco importa, perché la delusione è stata la stessa.
Ci aspettavamo qualcosa di molto di più dalla nuova Those About to Die, così come ci aspettavamo molto di più dalla stagione finale di The Umbrella Academy. E invece tutto è scivolato via con delle promesse che non sono state mantenute, e che le hanno rese a tutti gli effetti delle Serie Tv deludenti. Andiamo a scoprire insieme quali sono i nomi di chi ci ha spezzato il cuore in quest’annata. Un 2024 straordinario, certo, ma non privo di dolori.
Da Mare Fuori a A Man in Full: ecco le 10 Serie più Tv deludenti del 2024
1) A Man in Full, una delle Serie Tv deludenti presentata sotto il nome di “nuova Succession”
Cominciamo con una Serie Tv che è stata inevitabilmente presentata nel modo peggiore. Perché se sei un 6, non puoi dire di essere un 10. Non puoi lasciare intendere una cosa del genere, perché perdi in partenza. A Man in Full è stata presentata male, malissimo, a causa di un paragone che inevitabilmente ha alzato troppo le aspettative per poi deluderle. La produzione Netflix si è infatti resa protagonista di un parallelismo con il capolavoro pluri-premiato HBO Succession. Quando decidi di spingerti così oltre devi essere in grado di restarci, altrimenti è una partita persa in partenza. E così è stato per A Man in Full che, una volta giunta, non solo ha dimostrato di non essere all’altezza di un capolavoro come Succession, ma ha anche dimostrato di non saper funzionare indipendentemente da questo paragone scomodo.
E’ stata una delusione, sì. Ma lo sarebbe stata anche se si fosse presentata paragonandosi a Pippi Calzelunghe. Perché A Man in Full è una produzione mediocre, che non riesce a dare un tono alla sua storia. Le premesse per farlo c’erano tutte, la trama ha comunque uno scheletro interessante, ma il problema è che la personalità non è pervenuta. Niente personalità, niente sostanza. Solo un tentativo di emulare una storia divisa tra il fallimento e il tentativo di non fallire. Un viaggio che passa dal Punto A al Punto B arrivando solo a destinazione, dimenticandosi così l’intero sviluppo.
Al centro della narrazione troviamo lui: l’uomo vero di Charlie Croker, uno dei punti sacri del mercato immobiliare americano. Un uomo convinto e consapevole, determinato e ostinato, che vive la sua vita attraverso un unico mantra: essere un uomo vero, dimostrare di avere gli artigli, mostrarsi al mondo con tutto il suo potere.
La vita di Charlie Croker viene però presto sconvolta da una notizia: deve restituire un miliardo di dollari di debiti. Il suo impero sta rischiando di cadere, le sue convinzioni da uomo vero insieme a lui. A questo punto Charlie ha due scelte: perdere ogni cosa, o trovare un modo per riuscire a tirarsi fuori dal suo fallimento. Inevitabilmente la scelta cade sulla seconda opzione, perché un uomo come lui non accetterebbe mai il fallimento.
Avvincente detta così, lo sappiamo. Ma cosa resta di una Serie Tv che lascia il carisma a casa e la personalità ancora nella valigia? Che si sgonfia, che perde la sua possibilità di fare la differenza. E così è stato. A Man in Full manca in tutto, è affaticata fin dall’inizio della narrazione. L’unica cosa che riesce davvero a farla arrivare alla sufficienza è l’interpretazione di Jeff Daniels che, come sempre, è una garanzia. Su tutto il resto è meglio sorvolare, perché purtroppo A Man in Full non è soltanto una mediocre Serie Tv, una produzione deludente, è anche tra le peggiori del 2024.
2) Emily in Paris 4
Il Presidente Macron può anche difendere Emily in Paris richiedendola di nuovo a Parigi, ma noi ci teniamo a dire che non abbiamo niente in contrario. La Serie Tv può tornare tra i croissant e la baguette quando meglio crede, perché noi non siamo così ossessionati dalla cosa. Dormiamo sonni tranquilli anche se Emily fa le valigie e ritorna a Parigi. Non è che ci strappiamo i capelli al pensiero. Anche perché oramai Emily in Paris è insalvabile. Totalmente insalvabile. Chiariamoci, non è che ci samo accorti che Emily in Paris non funzioni più soltanto adesso. Già con la terza stagione avevamo capito che la serie avesse preso una brutta piega, ma con la quarta ogni dubbio è stato scongiurato.
Inizialmente Emily in Paris si era presentata come una produzione guilty pleasure, e noi non diciamo mai di no al guilty pleasure. Lo sapete. Di certo non ci aspettavamo una caduta così tosta, così fragorosa. Così tanto sinonimo del niente. Perché Emily in Paris, con la sua quarta stagione, è diventata noiosa. Fine a se stessa. Personaggi condannati all’involuzione, trame e sottotrame che si ripetono, una protagonista sprovvista di qualsiasi forma di sviluppo, soliti espedienti: Emily in Paris resta sempre lì dove l’abbiamo lasciata. Potremmo guardare la prima stagione e passare direttamente alla quarta, e capiremmo comunque quel che sta succedendo. Come se l’ultima puntata della prima stagione fosse precedente alla prima della quarta. Dovrebbe mancare tutto il contesto, tutto lo sviluppo, e in realtà no.
Quel che manca ha a che fare solo con trame tappabuchi utilizzate per allungare il brodo e dar vita a una nuova stagione. Questo è Emily in Paris: un brodo allungato di se stessa, totalmente fine a se stesso. Dialoghi privi di un senso effettivo e delle gag che cercano di essere divertenti e che invece invocano quella brutta parola chiamata cringe che, anche se non amiamo utilizzarla, si sposa benissimo con questa Serie Tv. E tutta questa superficialità, durante la quarta stagione, ha perfino deciso di dividersi in due parti tra agosto e settembre, prolungando così l’agonia. Che stanchezza, star dietro a Serie Tv così deludenti. Che mediocrità, guardare per la quarta volta sullo schermo una protagonista di cui conosciamo soltanto una cosa: la sua noiosissima retorica.