Ciascuno di noi, drogati di telefilm, sa bene che la vita di un Serie Tv Addicted non è affatto facile. Tra maratone seriali, la vita sociale e i vari doveri che ci richiedono tempo e attenzione, e feels incontrollabili, seguire una o più Serie Tv può diventare ben più travagliato di un giro sulle montagne russe quando si soffrono le vertigini.
Eppure lo sappiamo bene: in fondo non è questo il vero problema. Non è questa l’impresa più ardua, né la ragione più profonda di ogni nostra ansia. La vera sfida è una sola: nascondere il nostro disagio. Una mission (quasi del tutto) impossible da cui dipende la nostra credibilità, vita sociale (che poi in fondo che ce ne facciamo finché abbiamo una poltrona e uno schermo?) e ogni singola conquista quotidiana.
Perché insomma, le etichette sociali, la nostra cultura, il vivere quotidiano… ci sono un miliardo di cose che ci spingono e forzano a tentare di ridurre se non negare totalmente questo nostro disagio che ci contraddistingue non solo come Serie Tv addicted, ma come nerd fatti e finiti. E no, non è affatto giusto, e sì, è bene tentare di cambiare le cose. Ma non scordiamoci di quanto possa diventare difficile vivere una normale quotidianità, analizzando una delle tante possibili sfaccettature diverse.
Ecco perché essere una shippatrice (o un shippatore) seriale può essere un serio problema.
Scherzateci quanto volete, ma che si sia Serie Tv addicted o che si appartenga a una qualsiasi altra branca di quel mondo vastissimo che è l’identità nerd, essere degli shippatori seriali è un vero e proprio dramma. E non solo nel senso che se misurassero il nostro range emotivo con degli elettromedicali scoprirebbero dei picchi, in positivo e in negativo, che ogni vera drama queen può solo sognare. Ma anche perché questa piccola ma inevitabile (e diciamocelo, meravigliosa) tendenza alla ship può arrivare a stravolgere aspetti di noi stessi e della nostra quotidianità che non avremmo mai pensato possibili.
E visto che l’argomento trattato è serio (ma tranquilli, non farò la bacchettona), lasciatemi fare le cose per bene e analizzarne ogni aspetto come si deve. Siete pronti a immergervi nel disagio? Allacciate le cinture, chiudete bene le porte del Tardis e prendete controllo della vostra sanità mentale. Non c’è via d’uscita.
Io
Come accade per ogni cosa, anche in questo caso il cambiamento inizia prima di tutto da noi stessi. Così, come primo effetto, dopo averci immerso in questo mondo meraviglioso fatto di amore, angst, tragedie greche, limonate epiche e momenti perfetti, il risveglio dello shipper seriale che si nasconde molesto in ogni essere vivente da il via a una mutazione radicale dell’organismo in cui dimora come un bizzarro parassita. O meglio, con cui instaura piano piano una vera e propria simbiosi. Solo che avviene tutto così lentamente e in maniera talmente graduale che, come un cancro, quando lo diagnostichiamo è ormai troppo tardi. E non c’è modo di guarire o tornare indietro. Sì, fate bene ad averne paura. Soprattutto se siete Serie Tv addicted (e per questo naturalmente predisposti).
Il primo effetto è così scontato che possiamo dirlo tutti insieme al tre. Gradualmente ogni altra cosa che non sia quella Serie Tv, quella particolare storia e quei personaggi, perde valore e importanza. No, non che diventino inutili, semplicemente passano in secondo piano. Perché c’è una solo prima regola che vale per ogni shipper: niente è più sacro della propria ship. Perciò no, non importa se un’ora di sonno in più sarebbe l’ideale per la mia salute: io devo seguire gli sviluppi della mia coppia del cuore. E siamo solo agli inizi!
Mano a mano che la gestazione avanza, i sintomi diventano sempre più preoccupanti. Perché dall’essere dei Serie Tv addicted equilibrati e controllati a scoprirsi dei veri e propri psicopatici disagiati il passo è davvero molto più breve di quanto si possa pensare. E così da un giorno all’altro ci si ritrova a non essere più pienamente padroni delle nostre emozioni. Come quando si viene bocciati a un esame ma non si riesce a smettere di ridere e gioire come degli esauriti perché la propria ship ha avuto un primo bacio indimenticabile. O come quella volta, al matrimonio di tua sorella, in cui singhiozzavi fingendoti commosso, quando in realtà eri in lutto per quella coppia scoppiata all’improvviso. Niente di preoccupante, sei solo diventato uno shipper seriale.
E d’ora in poi le tue ship avranno il controllo del tuo umore, se non addirittura della tua vita. Bello il disagio, vero?
Ma se pensate che sia finita qua siete degli illusi. Perché se all’inizio noterete solo dei piccoli cambiamenti, ben presto arriverete al punto in cui non vi riconoscerete più. Che ne è stata della mia serietà e innocenza? Chi è questo maniaco che siede al mio posto? Perché all’improvviso getterei all’aria trama e fronzoli vari e urlo ai personaggi di limonarsi e procreare in ogni secondo? E perché diamine non riesco più a vedere due persone stare a meno di pochi passi l’una dall’altra, che già mi parte la ship molesta?
Gli altri
Tra i drammi esistenziali che si trova a dover affrontare ogni Serie Tv addicted, e ogni nerd in generale, c’è sicuramente la vita sociale e il dover rapportarsi con gli altri. Perché sì, saremo anche degli esseri sociali, ma rapportarsi a un altro essere umano sensiente non è affatto facile quando si è portatori di un forte disagio. E l’animo da shipper seriali di certo non ci aiuta.
Partiamo dalle basi: troveremo mai qualcuno che, esterno al nostro mondo di unicorni e ship, possa comprendere davvero il nostro disagio? Chi, da profano delle Serie Tv o di altri mondi nerd, potrà realmente comprendere la serietà della nostra maniacalità? Chi potrà capire quanto realmente sia canon la Johnlock se non una nostra sorella di fandom? Come sarà possibile cogliere la sacralità del fangirlamento per un semplice sguardo d’intesa tra la propria OTP se si è esterni a questo baratro?
E come, infine, è pensabile di rapportarsi con chi ancora crede che shippare significhi rubare le borsette a delle povere nonnine? Ah, mondo crudele!
Noi fedeli del lato oscuro ci proviamo anche a trovare il nostro posto in questo piccolo cosmo babbano, ma davvero siamo da biasimare se poi finiamo per diventare delle gattare di ship, collezionando e adottando OTP come fossero caramelle? Lo sappiamo bene che nella vita ci sono cose ben più importanti, come seguire i propri sogni, sentirsi realizzati, farsi buoni amici e molto altro. Eppure toglietemi tutto, ma non le mie ship!
La società
Infine, eccoci giunti al punto più spinoso della questione: il complicato rapporto tra il nostro disagio e la società. È vero, noi Serie Tv Addicted di oggi ce la caviamo un po’ meglio dei nostri antenati o dei colleghi appassionati di cose decisamente non così di moda. Ma se credete che almeno su questo aspetto la vita degli shippatori seriali sia un po’ più semplice, vi sbagliate di grosso.
Innanzitutto: perché non è socialmente accettabile che davanti a una delle rare gioie concesseci dalle nostre OTP ululiamo come dei lupi mannari con il mal di stomaco? Perché non posso saltare fino a far cadere il pavimento, piangere e ridere insieme, se finalmente quei personaggi che shippo da un’era sono riusciti a diventare canon? Cosa c’è di sbagliato se in un momento di noia faccio casualmente limonare i funko pop della mia ship o indosso una maglia in cui i nostri bimbi belli si esplorano allegramente la gola a vicenda?
Insomma, posso capire che non è molto corretto legittimare ship che sfociano nel criminale, o pensare che due serial killer uniti dal piacere dello sgozzare il prossimo siano teneri insieme (mai visto Wicked City?). Anche se, ecco, non è sempre facile mantenere il giusto giudizio morale nei confronti di un personaggio della nostra OTP. Ma il punto è, perché, cara società, non puoi lasciarci essere dei disagiati senza speranza? È davvero così sbagliato amare alla follia una Serie Tv, un fumetto, un videogioco o due tizi che si limonano di prepotenza?