5) Westworld: tra le migliori serie tv distopiche degli ultimi anni
Tra le serie tv distopiche più ambiziose e filosoficamente profonde degli ultimi anni, Westworld esplora come nessuna produzione televisiva temi esistenziali quali la natura della coscienza, il libero arbitrio, l’etica della creazione della vita artificiale e l’infinito ciclo di violenza e redenzione. Ambientata in un futuro prossimo, la serie creata da Jonathan Nolan e Lisa Joy si svolge principalmente all’interno di un parco a tema western estremamente sofisticato chiamato Westworld. Quest’ultimo è popolato da androidi noti come host, programmati per soddisfare i desideri degli umani (guest), che pagano per vivere avventure senza conseguenze grazie alla possibilità di interagire con gli androidi in qualsiasi modo desiderino, senza il rischio di subire danni reali.
Inizialmente inconsapevoli della loro condizione, gli host di Westworld sviluppano, con il progredire della vicenda, una coscienza. L’acquisita consapevolezza delle numerose vite che hanno vissuto e delle atrocità che hanno subito, li spinge a ribellarsi contro i loro creatori e a cercare la libertà. Attraverso una complessa e non lineare narrazione che sfida i telespettatori a rimettere insieme i pezzi delle differenti linee temporali da cui la serie è composta, Westworld invita a una riflessione critica su questioni come l’intelligenza artificiale e il destino del mondo.
Oltre alle citate componenti filosofiche, la serie tv distopica è ricca di simbolismo utilizzato per esplorare temi complessi e per aggiungere strati di significato alla narrazione.
Il labirinto, ad esempio, è uno dei simboli ricorrenti nella prima stagione di Westworld, rappresentando la ricerca dell’identità e della coscienza di sé degli androidi. Il disorientamento degli host è tuttavia condiviso con i telespettatori, alle prese con il proprio personale viaggio interiore verso la scoperta della realtà parallela del parco divertimenti più famoso del piccolo schermo. Citazione e simbolo ricorrente è inoltre il mito dell’Ouroboros, noto come il serpente che si morde la coda. Metafora di cicli infiniti, di distruzione e di rinascita, l’Ouroboros richiama anche il concetto del destino e del libero arbitrio, temi centrali dell’intricata serie, da non perdere se si desidera mettere in discussione la propria rassicurante realtà.