3) Perry Mason
E’ tra le migliori Serie Tv degli ultimi anni, ma è anche una delle cancellazioni più tristi mai viste in casa HBO. In questo caso, intendiamoci, siamo stati forse più fortunati del previsto, dato che Perry Mason era in realtà nata come miniserie. Dato il successo, HBO decise di rinnovarla per una seconda stagione che fu però anche l’ultima. Dopo di che, solo il silenzio e una cancellazione che non avevamo preso in considerazione. Forse illusi, abbiamo creduto davvero che quel rinnovo dopo la prima stagione potesse promettere una Serie Tv un po’ più ampia, magari anche di tre o quattro stagioni. Così, purtroppo, non è stato. Lasciandoci con il dolore di una cancellazione non avevamo proprio visto arrivare.
A guidarci in questa narrazione troviamo lo straordinario Matthew Rhys (The Americans) nei panni dell’iconico Perry Mason. Il rinomato personaggio viene infatti qui riesumato, dando vita a una storia in cui il contesto storico è tutto. La serie affronta infatti il periodo della Grande Depressione mettendo al centro una Los Angeles che vive per la prima volta il boom di Hollywood. In mezzo a questo contesto così maniacalmente costruito, si nasconde però un’indagine complicata e drammatica. Un bambino sparisce nel nulla, e a occuparsi del caso sarà proprio Perry Mason. Il protagonista – diviso tra disillusione e una situazione personale complicata – diventerà dunque i nostri occhi e il nostro sguardo, facendoci strada all’interno di una produzione noir a tinte crime.
Perry Mason si prende il compito di reinventare il suo omonimo personaggio senza mai farci avere nostalgia dell’originale. E’ diverso, ma risalta la tradizione dell’originale, portandoci all’interno di un’opera che racconta La Grande Depressione senza mai risparmiarsi in niente. Dalle ambientazioni ai costumi, Perry Mason ci racconta il suo contesto storico senza fare sconti, facendo luce anche su sottotrame intense che uniscono realtà e finzione. La Los Angeles di Parry Mason è vulnerabile, ma anche estremamente decisa ad affrontare tutte le complicazioni di quel periodo storico.
4) Vinyl
Forse basterebbe dire che il pilot di Vinyl è stato diretto da quel mostro sacro di Martin Scorsese, per raccontare il grandissimo potenziale di una produzione fatta fuori troppo presto. Forse basterebbe dire questo. Ma Vinyl è una Serie Tv che sa sorprendere, e che dunque non meritava la cancellazione anche per tantissime altre ragioni. Prima fra tutte, il suo grandissimo equilibrio tra realtà e finzione, storia e personaggi. Seppur alcune cose erano ancora da affinare, Vinyl si presenta immediatamente come una Serie Tv matura, coraggiosa e ambiziosa. Una di quelle che inizialmente forse guardi senza aspettarti molto, e che invece alla fine ti restituisce tanto.
Ambientata negli anni ’70, racconta l’ascesa del rock e del punk nella New York di quel periodo. Al centro della storia troviamo infatti Richie Finestra, il fondatore dell’etichetta American Century Records. Completamente in crisi sia dal punto di vista professionale che personale, Richie decide di tornare indietro nel tempo riutilizzando l’approccio anticonformista dei suoi primi anni di lavoro. Mettendo in atto questa narrazione, Vinyl non si risparmia dando vita anche ad altre sottotrame capaci di restituire una voce a tutti i personaggi, caratterizzandoli con spunti e vite interessanti, iconiche e capaci di raccontare la società degli anni ’70. La musica, d’altronde, sa essere un mezzo per descrivere un determinato periodo storico, e questo Vinyl sa dimostrarlo bene, utilizzando il rock e il punk come l’enciclopedia degli anni ’70.
In questo caso la cancellazione di Vinyl ha fatto male due volte. Inizialmente, infatti, la Serie Tv era stata confermata per una seconda stagione, salvo poi cambiare idea all’ultimo minuto. Insomma, ci eravamo davvero illusi di poterla rivedere sullo schermo, e poi la bomba. Non eravamo pronti e preparati a questa evenienza, e così – quando si è concretizzata – ha fatto ancora più male del previsto.