2) The Walking Dead
Probabilmente il prodotto di punta della AMC, capace di rivaleggiare con gli ascolti e le attese del pubblico di Game of Thrones. E allora perché ce la troviamo qui? Ammettiamolo, è partita in quinta ottenendo un immediato interesse di critica. Però rivedendo oggi, a distanza di tempo, le prime stagioni, non possiamo evitare di notare alcune cose che ci fanno dire: ecco come si impara dai propri errori. Infatti, dopo un inizio promettente, The Walking Dead si arena un po’. Non osa. Le vicende ruotano attorno ad un numero ristretto di protagonisti principali.
Parte come un prodotto alla “Romero”, quasi un classico, ma dalla fine della seconda stagione e soprattutto dalla terza c’è un feroce cambio di rotta. Le vicende iniziano a ruotare intorno ad un numero più variegato di personaggi (principali e secondari). Questi iniziano ad avere una più profonda sfaccettatura, abbandonando il carattere stereotipo iniziale. La contrapposizione tra buoni e cattivi diviene labile e si fonde con la psicologia dei personaggi. Quello che rischiava di essere un “già visto” diventa invece una fucina di novità. Gli autori capiscono la forza dei personaggi e non li chiudono più in una trama preconfezionata, ma lasciano correre eventi e vicende assecondando i possibili sviluppi e sfruttando sapientemente il materiale messo a disposizione dal fumetto dal quale è ispirato.
Questo ha portato a una terza e una quarta stagione di livello assoluto ma, va detto, la situazione si è poi rovesciata nuovamente, con The Walking Dead diventata “schiava” dei tanti personaggi e non riuscendo più a svilupparli nella maniera più concreta, nelle ultime stagioni.