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Serie Tv: l’importanza (da non sottovalutare) dei soprannomi

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Vi siete mai chiesti come mai Hurley chiamasse tutti “coso“? O avete mai fatto caso alla tenerezza di soprannominare “Undi” la piccola Eleven in Stranger Things? Allora cerchiamo assieme di scoprire il favoloso e misterioso mondo dei soprannomi nelle Serie Tv.

Esistono due diversi modi di utilizzare i soprannomi all’interno del mondo delle Serie Tv. Così, come in altre forme d’arte, la letteratura in primis, o il cinema, il soprannome può essere utilizzato in sostituzione totale o parziale del vero nome di un personaggio. Generalmente rappresenta una caratteristica determinante di colui a cui viene affibiato. Questa caratteristica si riferisce ad un aspetto fisico o comportamentale. Due esempi chiarificatori di queste modalità sono:

  • L’uomo che fuma” in X-Files, per un numero elevato di stagioni fu l’unico appellativo con il quale venne nominato e quindi l’unico con cui identificarlo
  • Ditocorto” in Games of Thrones, dove pur essendo noto il suo vero nome Petyr Baelish viene preferito l’utilizzo del nomignolo

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Ovviamente ci sono delle possibili variazioni o diverse declinazioni di questo assioma. Abbiamo già citato l’appellativo “coso” con cui usualmente Hurley in Lost era solito chiamare ogni altro personaggio della Serie. In questo caso l’utilizzo di un soprannome generico diviene paradigma della psicologia del personaggio per cui non rappresenta direttamente né una caratteristica fisica né caratteriale, ma è invece sintomatico del suo atteggiamento relazionale con gli altri. Egli stesso poi si presenta con il soprannome “Hurley” del quale però in tutta la Serie non si preoccupa di dare spiegazione. Altro possibile utilizzo è quello di “Tredici” in Dr. House dove la dottoressa Remy Hadley viene identificata da tutti, lei compresa, con il numero assegnatole alla selezione dal dottor House.

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Interessante in quest’ottica è invece il soprannome che viene dato al personaggio di Millie Bobby Brown in Stranger Things: “Undi“. Infatti ci troviamo di fronte a qualcosa di simile ad un soprannome di un soprannome. La giovane ragazzina viene identificata mediante il numero tatuato sul braccio, “11” appunto. Quindi per svariati episodi l’unico modo per chiamarla era mediante il nome “Undici“. Ma con il crescere dell’affetto da parte degli amici che la stanno nascondendo nasce spontaneo l’utilizzo di un ulteriore e più affettuoso diminutivo: “Undi“.

Ci sono Serie Tv dove l’utilizzo dei soprannomi è minimo o comunque non continuativo. Basti pensare a The Big Bang Theory. Ed altre dove invece l’uso è parte stessa dalla creazione dei personaggi. Mi riferisco ad esempio a Game of Thrones dove i soprannomi la fanno da padrona. Oltre al gia citato “Ditocorto” abbiamo, in ordine casuale: “Lo sterminatore di re“, “Il Folletto“, “Il bastardo di Grande Inverno“, “La madre dei draghi“, “Il Mastino” e l’elenco potrebbe durare all’infinito.

Generalmente il soprannome è il modo più efficace non solo per caratterizzare in modo didascalico un personaggio, ma soprattutto per renderlo immediatamente riconoscibile al pubblico. Le Serie Tv nostrane ci vengono a sostegno per questo aspetto. Basti pensare a Romanzo Criminale dove i personaggi vengono identificati principalmente mediante soprannomi, quali: Er Libanese, Er Freddo, Er Dandi. In questo caso vediamo come vengano utilizzati in virtù di una specifica connotazione fisica o comportamentale dei loro personaggi. Questa scelta, forse la più didascalica, è anche la più frequente. Decisamente quella che aiuta di più lo spettatore a non perdersi all’interno di un variegato numero di interpreti e personaggi che si muovono nella Serie.

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Più interessante è quando il soprannome non è caratteristica specifica del personaggio, almeno fino a che non ne viene svelata l’origine dalla trama, ma diviene esso stesso parte integrante della sua comprensione. Un’altra Serie italiana ci aiuta a sviscerare questo concetto: Gomorra. Abbiamo dovuto attendere la terza stagione (episodio 8) per scoprire da dove arrivasse il soprannome “l’immortale” affibiato a Ciro Di Marzio. In questo caso per oltre due stagioni sapevamo solo che veniva appellato in questo modo. Di fatto, in questo caso, il soprannome non risulta essere caratterizzante di chi lo porta (nel senso di non essere una sua caratteristica fisco/comportamentale), ma è invece sostitutivo del nome reale.

L’utilizzo dei soprannomi rappresenta un aspetto fondamentale per la comprensione stessa del personaggio. Sia da parte degli altri personaggi con cui si relaziona, sia da parte dello spettatore. Eppure, come abbiamo visto nel caso di Ciro “l’immortale”, in più rare occasioni, il soprannome diviene parte stessa dell’impianto narrativo della Serie. Pensiamo ad esempio a Doctor Who.

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Molti credono erroneamente che “Who” sia il nome del protagonista. Invece Il Dottore non può rivelare il suo vero nome perché è di massima segretezza. Egli stesso non sa per quale motivo la gente lo chiami Dottore:

Sono il Dottore. Beh, tutti mi chiamano “il Dottore”, non so perché; anch’io mi chiamo “il Dottore”, e non so perché.”

Ma ovviamente gli piace e inoltre “Dottore” non sta per medico ma, come dice River Song, significa “persona saggia“. C’è una profezia che dice:

Sui campi di Tranzalore alla caduta dell’undicesimo, verrà posta la più antica domanda dell’universo a cui non si dovrà mai dare risposta”

Durante l’episodio “Il Matrimonio di River Song” si capisce che la domanda a cui fa riferimento è proprio “doctor who?” cioè: dottore chi? Quando i Signori del Tempo cercano di scoprire il suo vero nome, Clara risponde loro che il suo nome è “il dottore”, che è l’unico nome che gli serve. Questo ci fa capire quanto un soprannome possa diventare parte integrante della drammaturgia che si trova alle spalle della realizzazione di una intera Serie Tv.

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