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Perché vogliamo farci così del male con le Serie Tv estreme?

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Nell’ultimo articolo abbiamo parlato di serie tv inquietanti, un genere che sempre di più sta spopolando e creando una vera e propria dipendenza nello spettatore (qui trovate l’articolo). Per chi come me passa ore a scovare serie che poi lo lasceranno sveglio la notte, oppure non fa altro che torturarsi guardando film e programmi di true crime, questo articolo vuole essere una riflessione sul motivo che ci spinge a tali azioni, apparentemente incomprensibili.

Perché non riusciamo a smettere di guardare serie tv inquietanti?

serie tv inquietanti
Unbelievable

È proprio da questo assunto che mi sento di cominciare. Cosa ci spinge a guardare in continuazione programmi che non fanno altro che renderci paranoici?

Da non “addetta ai lavori”, mi sono avvalsa di ricerche e testi di psicologia per tentare di capirci qualcosa. La mente umana è un mondo immenso e spesso per paura evitiamo di porci certe domande. Ma la curiosità a volte esige qualche risposta e oggi proveremo a risolvere qualche dubbio.

Nel saggio “Quando il crimine è sublime. La fascinazione per la violenza nella società contemporanea” (Mimesis, 2018), la sociologa Oriana Binik analizza le ragioni per cui siamo affascinati dal crimine e quindi attratti da quelle trasmissioni che mettono in scena la violenza, la morte, il non-sense, mescolando realtà e fiction, creando eventi emotivi di natura estrema. Quindi, se ci riflettete (o almeno nel mio caso è così), stiamo parlando almeno del 70% delle produzioni che guardiamo ogni giorno. Dice la Binik:

La fascinazione per il crimine è molto presente nella società contemporanea perché i media sono molto presenti ed esercitano un ruolo centrale nel coniugare la realtà con l’immaginario, riflettendo e moltiplicando all’infinito quello che più ci turba, nel tentativo di tenerlo sotto controllo

Ma non è forse vero che spesso può verificarsi la cosiddetta “empatia col cattivo” in un’opera televisiva/cinematografica?

serie tv inquietanti
The Serpent

Nel cinema, nelle serie tv inquietanti e nei programmi crime sono diversi i personaggi che rappresentano il Male e che spingono lo spettatore a simpatizzare per chi lo compie. Si tratta di eroi negativi che corrompono, imbrogliano, torturano per affermare il loro potere o per vendicare torti subiti, e questo può portare lo spettatore a percepirli come vettori di una sorta di giustizia, o vendetta. Il tutto accade anche, chiaramente, senza la presenza dello Stato o delle forze dell’ordine, che spesso sono figurate come corrotte in suddette opere. Nel corso degli anni anche il ruolo del villain si è evoluto notevolmente e siamo passati da personaggi come Macbeth, Riccardo III, Jago di Shakespeare – che avremmo definito totalmente cattivi – ai personaggi negativi di oggi, che al contrario godono di un’immunità che lascia in sospeso il giudizio morale dello spettatore che quasi mai li condanna.

Quindi guardiamo serie tv inquietanti perché i cattivi sono affascinanti?

American Crime Story

Purtroppo, no, o almeno non solo.

La seconda ipotesi, più macabra e sicuramente meno gradita, è il fatto che il male faccia parte in qualche modo dell’essere umano, proprio come il bene. E se questa affermazione fosse vera, andrebbe a rafforzare la ricerca ossessiva di programmi e serie tv che mostrino questo lato “oscuro” come indagine sui limiti dell’uomo. Ed è allora, quando il male prevale, che prendono forma i peggiori crimini di cui siamo oggi a conoscenza. Quello che ci viene mostrato (ovviamente ai fini formativi e di condanna verso determinate devianze) è che i mezzi del male sono sicuramente più rapidi rispetto all’impegno richiesto per raggiungere i propri obiettivi attraverso comportamenti di buona condotta.

Serie Tv inquietanti? Una tira l’altra

Oltreoceano se ne parla già da tempo, mentre in Italia, guarda caso, abbiamo iniziato a parlarne da poco. Il genere crime, come dicevamo, sta conquistando sempre di più l’interesse del pubblico e dei produttori di serie (e podcast).

È identificabile abbastanza chiaramente il momento in cui questo fenomeno ha preso piede, o comunque il momento in cui ne abbiamo iniziato a sentire parlare. Quando uscì Making a Murderer su Netflix fu un vero e proprio fenomeno che ebbe un impatto culturale incredibile, seguito da circa 20 milioni di persone soltanto negli Stati Uniti. Da come vengono raccontati gli eventi nella serie, Avery appare come una vittima del sistema giudiziario, condannato ingiustamente per un crimine di cui non era colpevole. Proprio per questo ci fu una reazione spropositata da parte degli spettatori, che iniziarono a protestare davanti al tribunale e arrivarono a presentare al presidente Barack Obama una petizione di oltre 275.000 firme per chiedere la liberazione di Avery e di suo nipote Brendan Dassey (anche lui accusato di aver preso parte all’omicidio).

Il “genere nero”, che tendenzialmente è sempre stato associato a un gusto morboso per il pettegolezzo e considerato un genere di serie b, adesso ha cominciato ad acquisire dignità, prendendosi prepotentemente il posto che prima era spettato ai film e le serie tv di genere horror. Infatti, ormai siamo stanchi dei programmi generalisti o delle serie tv che affrontano ogni puntata un caso diverso (CSI per citarne una). Se ci pensate, la maggior parte delle serie uscite ultimamente è monografica, si concentra quindi su una singola storia. Questo è dettato ovviamente dal cambiamento delle modalità di fruizione dei prodotti audiovisivi, che ora si guardano in blocco, tutti di fila dall’inizio alla fine, ma ha rappresentato anche un’occasione per riformulare le caratteristiche tradizionali del genere.

Alcune curiosità che vorresti sapere per sentirti meglio

Lost Girls

Per concludere l’articolo con qualche base in più, vi riporto delle informazioni molto interessanti che ho trovato in un articolo pubblicato su Mental Floss, intitolato “12 motivi per cui amiamo il vero crimine, secondo gli esperti”.

Amare il genere inquietante non ti rende strano, anzi è normale: il Dr. Michael Mantell, ex psicologo capo del Dipartimento di Polizia di San Diego, ha affermato:

Siamo normali e siamo sani, credo che il nostro interesse per il crimine serva a diversi scopi psicologici. Naturalmente, ci sono dei limiti. Se tutto quello che fai è leggere di crimine e… tutto quello che fai è parlarne e ne hai dei poster, e hai ritagli di articoli di giornale nel cassetto della scrivania, sarei preoccupato.

I mali del mondo ci ammaliano: dietro questa voglia di vedere serie inquietanti e spesso ispirate a fatti realmente accaduti potrebbe esserci, oltre che alla curiosità, la voglia di preservarci. Secondo uno studio pubblicato nel 2010, infatti, è emerso che le donne erano più attratte dai contenuti sulla criminalità rispetto agli uomini perché questi libri contenevano suggerimenti su come difendersi da un aggressore. Secondo l’autrice di Lost Girls Caitlin Rother:

Vogliamo approfondire la psicologia di un assassino, in parte così possiamo imparare a proteggere le nostre famiglie e noi stessi, ma anche perché siamo semplicemente affascinati dal comportamento aberrante e dai molti percorsi che le percezioni distorte possono prendere

Siamo contenti inoltre di non essere la vittima e al tempo stesso di non essere il perpetratore, una sorta di fortuna mista riconoscenza che ci affascina. Secondo Tamron Hall, conduttrice di ID’s Deadline: Crime:

Penso che tutti voi guardiate i nostri programmi e dite: “ma per la grazia di Dio, questo potrebbe accadere a me, questo potrebbe accadere a chiunque conosciamo”.

Dovremmo prenderci una pausa da questo genere?

American Crime Story

La verità è che si potrebbero fare tante congetture. Oppure potreste, come me, imporvi settimane a distanza da true crime o serie tv inquietanti e psicologiche (una sorta di disintossicazione dalla paranoia), ma la verità è che la mente umana è molto più complicata di così. È quindi impossibile tirare le somme o capire perfettamente cosa ci spinge all’ammirazione di queste serie tv, per noi che non siamo degli psicologici.
Ma possiamo sentirci meno soli, perché se sei arrivato in fondo a questo articolo, vuol dire che siamo già in 2.

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