2) Quo vadis, baby?
Un’investigatrice quarantenne apparentemente dura e introversa, un caso irrisolto, quello della sorella, che riaffiora dal passato e tanti personaggi a far da corollario. Dal romanzo noir di Grazia Verasani una serie televisiva distribuita da Sky e desolatamente passata sotto traccia. Come nel film omonimo dello stesso Salvatores anche nell’adattamento televisivo curatissima risulta la fotografia, “sporca”, altamente espressiva, che restituisce atmosfera in una crepuscolare e labirintica Bologna. I colori si fondono e si annullano nella notte carica di accadimenti.
Angela Barardi nel ruolo di Giorgia restituisce un’interpretazione di grande fascino, calandosi perfettamente nei due volti del suo personaggio. Quello esterno più ruvido e apparentemente inossidabile e quello più segreto, delicato e incerto. Un personaggio anticonvenzionale che la mimica facciale della Barardi e l’espressività naturale del suo volto esaltano alla perfezione. Il fascino del giallo vale da sé la visione e si affianca a un montaggio registico che si fa espressione dell’interiorità psicologica di Giorgia. Il presente e il passato si accavallano e si fondono così come le figure della detective e i ricordi della sorella in un viaggio introspettivo di grande coinvolgimento.
3) La linea verticale, tra le serie tv italiane migliori di sempre
Ironica, paradossale, a tratti volutamente disturbante, La Linea Verticale nell’essenzialità della sua trama ci restituisce un microcosmo tratteggiato con grande gusto. Nonostante l’iperbole tesa al fine comico sia spesso un elemento ricorrente, nulla è tolto al realismo vivido, concreto e a tratti brutale di una tra le serie tv italiane più ingiustamente trascurate. D’altronde il regista e creatore (nonché autore del libro da cui è tratta) è Mattia Torre, uno degli sceneggiatori di quel piccolo capolavoro italiano che è Boris.
Si tratta di un medical drama atipico che parla del sistema medico solo secondariamente. Ampio spazio è dato alla malattia, anzi al modo di rapportarsi alla malattia molto diverso, naturalmente, da medico a paziente. Da un lato il dramma di un mondo che ti crolla addosso, dall’altro la nonchalance di chi affronta giornalmente il problema.
Perfetta l’interpretazione di Valerio Mastandrea. Non si cade mai nella retorica stucchevole e trita, ma il taglio ironico dona originalità e gusto nuovo alla serie. Qualche passaggio melodrammatico strizza ancora l’occhio alla tv generalista ma il compromesso è accettabile. Se ne ricava un’opera che risulta godibile dal pubblico italiano e anche al serializzato più consumato. Non male.