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Perché le serie italiane di Netflix sono quasi sempre “troppo italiane”?

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Nel mondo delle serie tv, come in quello reale, ci sono alcune correnti di pensiero e alcuni stereotipi che risultano difficili da eliminare. Uno di questi riguarda le serie tv italiane e la loro qualità. Per citare una famosa frasi di Boris, più precisamente dell’istrionico Stanis La Rochelle, le produzioni italiane sono molto molto italiane. Vi chiederete voi: in che senso? Quello che i critici dello stivale e il pubblico tricolore imputano ai prodotti made in Italy è una scarsa qualità e una scarsa voglia di osare e rischiare sulla storia e sugli argomenti. Vero? Falso? In questo articolo vogliamo proprio questo argomento, concentrandoci in particolare sulle produzioni targate Netflix. Prima però di analizzare la situazione attuale e lo stato di salute della serialità italiana che va in onda sulla piattaforma streaming californiana, cerchiamo di contestualizzare il nostro articolo facendo un passo indietro. Iniziando, come si suol dire, dall’inizio.

La prima serie tv italiana prodotta da Netflix è Suburra, ispirata al film e al romanzo di Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini. La storia segue le vicende di un gruppo della malavita locale, politici, ecclesiastici e altri personaggi che in qualche modo sono legati agli affari legati all’assegnazione dell’appalto per gestire il porto turistico di Roma ad Ostia. Attorno a queste macro-vicende ruotano poi quelle dei protagonisti ed in particolare di Aureliano e Spadino, interpretati da due mostri di bravura come Alessandro Borghi e Giacomo Ferrara. Si tratta forse della migliore serie tv Netflix Italia, complice la solida base costruita dal libro e dal film e la bravura degli attori e degli sceneggiatori. Dopo Suburra però iniziano i problemi per le produzioni Netflix, perché quella qualità che si è palesata in Suburra non viene più raggiunta nelle tante altre serie tv. Per quale motivo? Quali sono le ragioni di questi flop? Proviamo a rispondervi nelle prossime righe.

Suburra

Fenomenologia delle serie tv italiane

Prima di analizzare i motivi per cui le serie tv italiane prodotte da Netflix non riescono a sfondare, dobbiamo ancora una volta contestualizzare il nostro discorso. In Italia la cultura e l’educazione alla serialità sono indietro rispetto a quelle di altri paesi e di conseguenza il pubblico vuole storie più semplici, con finale abbastanza buonista e in un certo senso quella sensazione di sicurezza, che non si può avere con una serie che parla di argomenti nuovi e quindi in generale più rischiosi da affrontare. Di conseguenza i produttori devono produrre cose che devono essere apprezzate da un ampio bacino di spettatori. Non possono quindi investire su prodotti rischiosi e fare scelte azzardate. Insomma l’innovazione non c’è e se c’è non viene ascoltata per un difetto di comunicabilità, che è ben diverso da comunicazione. In certi casi infatti il problema é di noia e abitudine. Pensate alle persone che non hanno i mezzi o soprattutto la voglia di uscire da quell’orticello in cui ci sono un massimo di 10/15 canali digitali e che per noia si affidano alla televisione e a quello che trasmette. In altri casi può trattarsi di una ragione puramente sociale. Si segue quel determinato programma per avere un argomento comune su cui discutere e per non essere esclusi dalla massa. In altri la gente vuole staccare il cervello guardando programmi leggeri (il termine adatto sarebbe superficiali) che non impegnano perché la realtà è così difficile che non vogliono continuare a viverla anche nel piccolo schermo.

Cosa succede quindi quando Netflix prova a produrre serie tv “rischiose” come Curon o Luna Nera? Succede che, vista la scarsa propensione degli italiani al nuovo, i budget riservati a queste produzioni sono molto bassi e la conseguenza è la scarsa qualità. Un altro punto focale è quello della trama della produzione e la ripetitività di alcuni temi ormai davvero troppo sdoganati. Siamo davvero troppo chiusi mentalmente, e non riusciamo davvero a parlare di altro che di noi stessi. Se non é una serie tv di critica sociale, é un serie tv che parla della nostra storia. Se non parla della criminalità organizzata o della politica, allora é una commedia. In alternativa la produzione parla di di italiani, dei nostri costumi e dei nostri usi. Questo Netflix lo ha capito, perché dopo il successo di Suburra è arrivata la stroncatura per Baby, altra produzione che racconta lo scandalo della prostituzione minorile nella Roma bene. C’è quindi un problema di fondo, anzi, due: il primo è la nostra mentalità troppo chiusa, il secondo è una conseguenza del primo, ovvero che la chiusura mentale non fa sì che Netflix provi a investire seriamente in una produzione made in Italy.

serie tv italiane netflix

Come uscire da questo circolo vizioso?

Una vera soluzione non c’è. La serie tv italiane sono “molto italiane”? Si. Ma l’empasse che si è creata tra chi offre il prodotto e chi ne fruisce può essere superata solo se entrambe le parti vogliono tagliare la testa a questo serpente che si morde la coda. Da una parte noi italiani dobbiamo cercare di supportare le creazioni made in Italy, senza etichettarle di partenza come scadenti. L’Amica Geniale di Mamma Rai è un’esempio di virtuosismo seriale funzionale allo scopo. Così come Anna, prodotta da Sky. Dall’altra anche Netflix deve fare la sua parte, perché preferire la quantità alla qualità alla lunga non porta da nessuna parte. Lo ha fatto con Strappare Lungo i Bordi di Zerocalcare ed è stato un successo esponenziale: quella è la linea da seguire. Il mondo delle piattaforme seriali è sempre più eterogeneo e tumultuoso, gli errori perdonati sono sempre meno: l’evoluzione è l’unica strada possibile, per quanto rischiosa essa possa apparire.

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