2) Stateless
Creata, prodotta e interpretata da Cate Blanchett. Non basta già questo? E allora aggiungiamoci anche la presenza di Yvonne Strahovski fortemente voluta (e non fatichiamo a immaginare perché) dalla Blanchett. E la tematica, tutt’altro che scontata: il racconto ha come punto focale un centro di detenzione dell’immigrazione in Australia.
In questo non luogo spersonalizzante, freddo e indifferente convivono e si incrociano indissolubilmente quattro storie, quattro personaggi, quattro vite: un’assistente di volo in fuga da una setta di cui era diventata adepta, un rifugiato afgano che dopo anni di risparmi è partito in cerca di libertà e in fuga dalla persecuzione, un giovane padre australiano in fuga da un lavoro senza sbocchi. Infine, a completare e connettere il gruppo, la stessa Blanchett nel ruolo di una funzionaria assai determinata.
Sono queste le diverse anime che la pluripremiata attrice ha deciso di mettere in scena. Presentata alla 70ª edizione del Festival internazionale del cinema di Berlino, Stateless parla con sensibilità, tatto e senza stucchevoli patetismi della realtà di questi uomini e donne che si trovano improvvisamente a essere cittadini senza città, apolidi vittime di una società che li ha rifiutati e rimasticati.
Per la Blanchett sarà una prova del nove: dopo alcune apparizioni in prodotti televisivi agli esordi della sua carriera, Stateless rappresenta l’occasione per affermarsi anche registicamente e da producer. Non è l’unica serie di questo 2020 in cui appare come produttrice e interprete (in Australia ha già debuttato con successo di critica la miniserie Mrs. America che racconta il movimento a favore dell’Equal Rights Amendment) ma è sicuramente quella in cui la stessa Blanchett affonda le sue più profonde speranze.
Come ha confessato in una recente intervista, Stateless è una serie che sente profondamente sua, un impegno che le nasce dal cuore per sensibilizzare il mondo contro razzismo e indifferenza. Sì, perché anche in Australia il problema dell’immigrazione è un’impellenza seria: la rigidità negli accessi e lo stato di fatto di chi equipara gli immigrati non regolari a criminali (nonostante il loro diritto di asilo regolato per legge) sono spesso stati oggetto di fervente dibattito.
Ma Stateless non vuole puntare il dito, muovere accuse e indignare: obiettivo primario è rompere il muro che separa il noi dal loro, mostrandoci il volto più autentico di un’umanità che non ha confini né stati. Appuntamento all’8 di questo mese per il rilascio globale su Netflix. Non vediamo l’ora: tra le serie tv di luglio è sicuramente la più attesa.