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I personaggi delle Serie Tv lunghe cominceranno a morire sempre meno

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Quante volte ci è capitato di ridurci in lacrime per la morte di un personaggio delle serie tv? Personalmente, ricordo con un misto di imbarazzo e sofferenza un pranzo di Natale passato tra pianti e sguardi sconcertati da parte dei miei commensali a causa del finale di Merlin (e so che i fan capiranno).

La morte dei personaggi, soprattutto nel caso di certi generi, è un espediente largamente utilizzato dagli autori e giustificato da un ventaglio di ragioni diverse: chiusura dell’arco narrativo di un personaggio, necessità di trama o abbandono da parte di un membro del cast.

Nel caso di alcune serie tv, come Game of Thrones, non ci siamo neanche presi il disturbo di affezionarci a qualcuno dei personaggi, certi che prima o poi un po’ tutti avrebbero tirato le cuoia. Altre volte, invece, le morti di alcuni protagonisti ci hanno presi in contropiede, esplodendo all’improvviso e lasciandoci a bocca aperta tra lo sgomento e il malessere.

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Questa tendenza però, soprattutto nel caso delle serie tv lunghe, potrebbe cambiare.

Recentemente l’autore de La Casa di Carta, Álex Pina, ha parlato di Berlino, morto alla fine della prima stagione. Se nel documentario uscito su Netflix lo showrunner ha dichiarato di aver tagliato fuori il personaggio interpretato da Pedro Alonso a causa di pressioni esterne, che lo ritenevano troppo borderline e troppo anacronistico, in un’altra occasione ha affermato che, se avesse saputo che la serie sarebbe continuata con altre stagioni, non avrebbe preso la stessa decisione.

Berlino, infatti, è uno dei personaggi più amati de La Casa di Carta (e qui potete trovare il bellissimo articolo tributo che gli abbiamo dedicato). Pur essendo estremamente controverso, il suo fascino non ha risparmiato il grande pubblico, tant’è che, nonostante la sua morte, è tornato sugli schermi anche nelle stagioni successive tramite alcuni flashback, che gli hanno dato quasi più spazio di quando era vivo.

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I ripensamenti di Álex Pina, però, potrebbero rispecchiare quella che sarà una tendenza generalizzata a cercare di evitare, quando possibile, di uccidere un personaggio.

Tendenza che, in realtà, è già visibile in una delle serie tv più longeve attualmente in onda: Grey’s Anatomy. Shonda Rhimes ci ha fatto versare molte lacrime amare nel corso degli anni, uccidendo più di uno dei personaggi principali dello show, perlopiù a causa dei numerosi abbandoni da parte degli attori. In particolare, la morte di Derek Shepherd (che ci manca ancora moltissimo, almeno per otto buone ragioni) ha suscitato parecchio malcontento tra i fan, alcuni dei quali hanno anche deciso di abbandonare la serie.

Nelle ultime stagioni, però, pare esserci stata un’inversione di rotta, e di fronte all’uscita di scena di altri membri del cast nessun personaggio è stato ucciso. Che la scelta sia stata condizionata dalle lamentele sulla morte del dottor Stranamore? O forse si è intravisto il vantaggio di poter riportare sullo schermo in qualunque momento personaggi tanto amati? Probabilmente un po’ di entrambi.

derek shepherd - Grey's Anatomy

Questo nuovo modo di fare storytelling, però, potrebbe essere un’arma a doppio taglio.

Da un lato la possibilità di poter ritornare sui propri passi e reinserire nella storia un personaggio che il pubblico ha apprezzato, e che per qualche motivo era stato tagliato fuori, è sicuramente un grande vantaggio per gli autori che possono così incontrare il consenso dei fan. Oppure, semplicemente, possono sfruttare l’occasione per far tornare un personaggio in un momento in cui la storia ne ha bisogno.

Dall’altro, però, è necessario che le uscite di scena e gli eventuali ritorni siano coerenti con la storyline del personaggio stesso e con la trama in generale. Da evitare anche il voler tenere in vita forzatamente i protagonisti, usando espedienti poco credibili. Non si può cadere negli “a tutti i costi” che finirebbero solo con il far perdere qualità al prodotto.

Non possiamo negare che l’idea di mettere i fazzoletti nel cassetto (o poterci permettere di non averli sempre a portata di mano) sia allettante e, per quanto mi riguarda, sono più che felice di non rischiare ogni giorno un altro Natale 2012. La speranza è che questa nuova probabile longevità che aspetta i protagonisti delle serie tv a lunga durata venga sfruttata al meglio dai network e dagli autori e che sia un’occasione per creare fantastici archi narrativi per dare spazio all’esplorazione dei personaggi, senza scadere nel trash o nel becero fanservice.

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