4) Lovesick
Serie tv Netflix semplice e nello stesso tempo di grande profondità, Lovesick parla di un ragazzo costretto a informare le sue ex di una malattia sessuale che ha contratto. Un’opera corale incentrata su un gruppo di amici e sui problemi della loro quotidianità. Non spicca per colpi di scena clamorosi, per comicità sboccata o intrecci complessi. Ma Lovesick, in un racconto lineare, riesce a restituire profondità al “fuori-tempo” di una generazione. A quel costante senso di disagio esistenziale. Una condizione che la serie affronta con delicatezza, sguardo ironico e personaggi di grande realismo.
Una meravigliosa Antonia Thomas (Misfits, The Good Doctor) affianca e spesso esalta il combattuto protagonista, Dylan (Johnny Flynn). Il lento disvelamento del passato di entrambi ci porta a una comprensione sempre più profonda del loro carattere e del malessere che li accomuna. Come messo in luce dalla collega Elisa Belotti, Lovesick è quel motivetto che non ci abbandona, il nostro “concerto personale sotto la doccia”.
Non è una sinfonia di Bach ma nello stesso tempo ha un’intimità unica che parla alla nostra condizione di quasi trentenni. Il vagare incerto dei personaggi si unisce alla ricerca d’amore, alle relazioni fugaci e insignificanti. All’idea di un sentimento che pare esserci sottratto irrimediabilmente. Tre stagioni e un successo troppo limitato per una “canzonetta” semplice, ma intensissima.