Superstiti, come malinconici dettagli in un quadro di Rembrandt. Costantemente messi in mostra, cambiano colore in base alla luce, all’angolazione e all’occhio dell’osservatore. Eppure sono sempre loro, anche visti tante volte da tanti punti di vista, la loro personalità è sempre la stessa, li caratterizza e li rende fondamentali per l’intero quadro. Qualsiasi cosa può diventare dettaglio di una grande scena, un solo verso di una più lunga poesia, anche i grandi personaggi delle Serie Tv.
Sembrano vivere in una dimensione iperuranica, lontana dalla quotidianità. Ma nulla può negare il fascino della sofferenza. Il sacrificio insito nel naturale proseguo della vita umana è da sempre ciò che muove ogni personaggio, che sia reale o creato. Perché in effetti si tratta sempre di una creazione umana, di un uomo che mette in piedi una storia, nascondendo nella trama del suo capolavoro piccoli particolari autobiografici, fotografati se non per un attimo. L’artista vede se stesso in ognuno di quegli istanti, come fossero boe di salvataggio a cui aggrapparsi per non perdersi nell’invenzione. Ed è così che le storie prendono vita, è così che il sacrificio di un solo uomo diventa dettaglio di un quadro da guardare.
Le opere come le Serie Tv permettono la complessità dei personaggi, danno spazio a vere e proprie vite. Con il tempo riescono ad arrivare a un passo dalla soluzione senza mai svelarla.
Per ogni svolta che ci porta sempre più vicini a questa soluzione c’è un sacrificio da compiere. È un destino comune che fa assomigliare tutti gli eroi e gli antieroi. Prima o poi nella loro storia dovranno rinunciare a qualcosa a cui non hanno mai potuto rinunciare. Emily Byrne prima di perdere la sua famiglia, ha perso la sua dignità e la vita. Absentia è la sua storia, o meglio, è la conseguenza della sua scomparsa.
Creduta morta da anni, viene ritrovata a un passo dalla morte per volere del suo rapitore. Il suo non è un sacrificio voluto, non ne ottiene nulla in cambio. Ma è comunque la sua svolta, il suo modo di entrare nella scena da protagonista. Da qui tocca a lei però decidere cosa sia più importante, sceglie la fuga per scoprire la verità, lascia la sua famiglia dubbiosa e preoccupata. È il tipo di sacrificio che le salva la vita, quella che si è appena ripresa. Diventa grande, diventa il dettaglio dell’opera che supera in significato e importanza l’opera stessa.
Altra storia, con altro esito, è quella di Ed Stark. Game of Thrones ci ha abituati a personaggi di grandissima cattiveria e lussuria, ma non Ed Stark, lui è un uomo diverso. Sceglie la fedeltà, sempre e comunque, non indietreggia nelle battaglie e combatte per quelli che crede siano i giusti principi, per la pace, per i regni e per la volontà di un despota forse troppo profano rispetto a lui. Il sacrificio che compie è forse uno dei più grandi e irreversibili.
Come molti in questa Serie Tv muore da falso traditore, ma ne è consapevole e va incontro al destino che gli è stato assegnato. È questo che lo rende un eroe, non muore per se stesso, ma per i sette regni. È il sacrificio di un uomo che mette da parte tutto per la causa che ha sempre difeso, con il cuore e con la vita.
Non si tratta della morte di un uomo giusto quella che invece è portata via da Polly Gray. Una vendetta che ha il sapore di giustizia. In fin dei conti potrebbe sembrare un’azione forzata, Polly non aveva via di scampo, doveva reagire. In un certo senso però, quando uccide quell’uomo, Polly rinuncia effettivamente a qualcosa. Non tanto alla sua innocenza, quanto alla sua leggerezza. Fino ad allora non era mai stata costretta a sporcarsi le mani nei veri e propri affari dei Peaky Blinders. Da qual momento, improvvisamente, prende coscienza del suo nuovo ruolo all’interno della famiglia e comincia a condividere anche lei il peso della risoluzione. Molto spesso fatale per gli avversari.
Lucifer Morningstar era l’emblema della fatalità, la punizione come ruolo e l’eternità come condanna. Decide di andare via, di fuggire in un luogo mortale, dove si muore e ci si fa male, in una Serie Tv che fa dell’Inferno un luogo concreto. Ma lasciare casa non è per Lucifer cosa da poco, significa lasciare la sua famiglia, anche se il legame non è dei più stretti. Significa anche perdere tutto ciò che ha avuto per tutta la vita, privilegi e soddisfazioni. Nonostante questo, Lucifer preferisce vivere tra i mortali e pian piano preferisce anche essere un mortale tra i mortali. Le conseguenze si ripercuotono sul personaggio con le forme e le aspettative più disparate. Il suo sacrificio è però la più grande svolta che Lucifer ha affrontato.
Sopravvivere a chi muore è invece la condanna di Carrie Mathison. Non riesce a fare nulla per salvare chi è accanto a lei. Non importa quanto sia importante, si ritrova adessere sempre più piccola rispetto a quello che ha intorno. Anche quando cerca di allontanarsi dal pericolo, il passato torna a tormentarla, come un’ombra stanca ma sempre presente, come rivedere Brody nel volto di sua figlia, o la guerra nelle bombe. Continua a sopravvivere, nonostante tutto intorno a lei crolli senza sosta, rimane in piedi per qualcosa di più grande, il suo paese e la sua piccola famiglia. Il suo sacrificio è continuare a perdere tutto pur di salvare più persone possibili.
Ciro Di Marzio è invece l’inaspettato nel sacrificio, la fine a sorpresa di una vita sorprendente. Salva il mondo che ha costruito con Genny, con astuzia e coraggio. Lo stesso coraggio che gli è mancato quando avrebbe potuto salvare la sua famiglia. A quella grande perdita pone rimedio con un altro grandissimo sacrificio. Ormai non ha più nulla da perdere, ha già perso quello che amava più di ogni altra cosa. Non vuole perdere altro, per una volta sente il bisogno di essere giusto e buono, come non lo era mai stato. Salva Genny e salva se stesso semplicemente scomparendo nel suo soprannome.