Qualsiasi storia deve essere sorretta da un personaggio, almeno. E un personaggio, a sua volta, affinché la storia funzioni e abbia seguito, deve avere uno scopo. Cosa succede, però, quando l’obiettivo al quale si punta diventa ossessione? Non più ambizione né determinazione, ma solo un’insana mania fine a se stessa, insaziabile e indomabile. Le serie tv degli ultimi decenni ci hanno offerto una panoramica piuttosto estesa delle infinite sfaccettature della natura umana, abbandonando la spiccia adozione di personaggi pre-impostati. Il tratto che va per la maggiore è appunto l’instabilità mentale, il cavillo intorno a cui ruotano i cinque personaggi delle serie tv che abbiamo selezionato e vi proponiamo. Alcuni sono riusciti a risalire il baratro, altri no, e altri ancora non sanno di esserci finiti dentro.
Stannis Baratheon
Nessuno in Game of Thrones può scagliare la prima pietra. Chiunque abiti Westeros è schiavo del proprio ideale, che sia il potere, la morale, o la giustizia. Uno a uno, i personaggi cadono sotto il peso del motore che li muove. Stannis Baratheon non è esente dalla sorte che il gioco del trono riserva. Ma ciò che lo contraddistingue dagli altri caduti, e dai predestinati a tale fato, è la cecità che lo guida. L’ossessione per la corona, insieme ai sibilati sussurri di gloria e salvezza a cui è convinto di essere designato, oscura il lato umano e razionale di Stannis.
Da uomo incorruttibile diviene incorreggibile, per eufemismo.
L’ultimo Baratheon non è che un fantoccio i cui fili vengono mossi dalla propria smania. Non ambizione né legittimità, ma una sguinzagliata fissazione il cui scopo non è più la sovranità ma la distruzione. Tanto è feroce la sua ossessiva bramosia che Stannis immola in nome di essa ragione e legami, nonché la propria figlia. Nessun altro in questa serie tv si è spinto a un tale estremo. Nemmeno Cercei, nonostante abbia da sempre nutrito una certa cupidigia per il potere. E se con Tommen lo ha fatto, non è stata che una conseguenza accidentale e necessaria. Stannis Baratheon brucia Shireen, e nel parricidio rinviene, ma è ormai troppo tardi. Ciò lo rende di certo più umano rispetto alla Regina Madre, ma in ugual misura debole e manipolabile dalla sua stessa ossessione.