Tutti sappiamo che le serie tv non vanno avanti solo grazie ai soldi delle emittenti.
Che siano le recensioni della critica, gli ascolti o le vendite del merchandising, è evidente che la sola buona volontà da parte del canale non basta a coprire tutti i costi di produzione dei prodotti televisivi. Il budget può incidere più di quanto pensiate sulla qualità di una serie tv. Il panorama cinematografico è cambiato negli ultimi anni. Se prima questa pratica era propria soprattutto dei film, oggi si sta andando sempre di più ad affermare anche sul piccolo schermo. Mi riferisco al product placement.
Cos’è? Si tratta della pubblicità attuata tramite l’inserimento di un marchio o di un prodotto in spazi non propriamente pubblicitari, quindi nelle serie tv e nei film. In cambio di tale visibilità l’azienda paga l’emittente che riutilizza i guadagni per coprire i costi.
Tra le tipologie utilizzate maggiormente abbiamo quella visuale e quella verbale. La prima si verifica quando il marchio è mostrato chiaramente allo spettatore, la seconda quando si fa riferimento diretto al prodotto che si intende pubblicizzare.
Sembra strano ma questa pratica pubblicitaria ha preso piede negli ultimi anni fino a diventare una consuetudine in Tv. È talmente usuale ormai che capita persino di non accorgersene, eppure l’immagine incriminata rimane impressa nella mente dello spettatore.
Tutto ciò avviene perché le serie tv oggi hanno un budget sempre maggiore che può raggiungere il costo di un film. Un esempio? L’ottava stagione di Game of Thrones ha un budget a dir poco spropositato!
Si può ricorrere a qualsiasi mezzo per avere un guadagno maggiore rispetto alla cifra utilizzata per produrre gli episodi.
Netflix, ad esempio, è totalmente priva di pubblicità, ed è stato stimato che questo permette allo spettatore di risparmiare circa 160 ore all’anno, presenti invece in qualsiasi altro servizio. La piattaforma riesce a rientrare dei costi di produzione delle serie tv anche grazie al product placement.
Tra l’altro, se non ve ne foste accorti, Netflix utilizza questo escamotage in maniera del tutto innovativa, pubblicizzando la propria piattaforma e le stesse serie tv nelle sue produzioni. Magari non ci avete fatto caso o potreste avere ignorato le marche delle sigarette o delle bevande in mano ai protagonisti dei vari show. Ma vi assicuro che ci sono!
In Fisica o Chimica, serie che ruota attorno alle vicende degli studenti di un liceo di Madrid, viene spesso inquadrato un distributore automatico di Fanta. O ancora si vede spesso una chiavetta Vodafone per la connessione nelle mani dei protagonisti. Un esempio ben più noto è Dawson’s Creek. L’abbigliamento dei protagonisti pubblicizza un intero catalogo di J. Crew, famoso brand americano con sede a New York. E non è finita qui!
La serie tv ha pubblicizzato persino la Coca Cola Light. Anzi, la compagnia di Atlanta ha addirittura deciso di lanciare il prodotto utilizzando Dawson’s Creek come pubblicità primaria per attirare nuovi clienti.
Un altro esempio eclatante è Breaking Bad in cui è spesso visibile un distributore di Coca Cola in diverse puntate. Ma questo probabilmente lo avevate notato tutti. Meno evidente, forse, è la pubblicità alle patatine Funyuns al gusto di cipolla. E sono solo alcuni dei molti esempi.
In Jessica Jones e Daredevil, due delle serie di punta del catalogo Netflix, sono spesso visibili le marche dei telefonini, liquori o macchine fotografiche (quelle usate da Jessica, in questo caso). Matt Murdock invece fa pubblicità a molti capi di abbigliamento.
Un ultimo aneddoto, forse il più divertente: la Duff Beer è diventata talmente famosa grazie a I Simpson che è stata effettivamente prodotta in Australia e in Messico.
Il product placement, anche falso, può davvero fare miracoli.