JOEY
La fine di Friends ha segnato la fine di un’era, ma – come succede purtroppo spesso in questi casi – non tutti si sono rassegnati e hanno provato in qualche modo a mandare avanti lo show. Le premesse c’erano tutte: hanno preso un personaggio molto amato, quello di Joey, l’unico rimasto single, l’hanno trapiantato in una nuova città (Los Angeles) con nuove persone con cui interagire, e hanno creato nuove avventure su misura per lui.
Eppure, la serie è stata un fiasco, cancellata a metà della seconda stagione (i cui ultimi episodi non sono andati in onda). Perché? Perché non era Friends e non si poteva ricreare la magia di Friends solo mantenendo un personaggio, neppure uno a cui noi eravamo decisamente affezionati. Perché a rendere Friends un pezzo di storia era la dinamica di gruppo, totalmente assente qui. Peccato, perché ci avevano fatto sperare.
STUDIO 60 ON THE SUNSET STRIP
Aaron Sorkin è famoso, si sa, per scrivere capolavori e flop assoluti. Non ha vie di mezzo. Ad esempio è lui che ha scritto l’ultimo film di Steve Jobs con Michael Fassbender (se non l’avete visto, interrompete qualunque cosa voi stiate facendo e vedetelo ADESSO!) ed è sempre lui che ha scritto The Social Network (il film su Facebook). Quest’ultimo se non l’avete visto, risparmiatevelo.
Quindi è comprensibile essere fiduciosi e terrorizzati quando viene annunciata una sua nuova opera. In questo caso si era fiduciosi, specie perché reduce da West Wing – Tutti gli uomini del presidente, un piccolo gioiellino nel mondo televisivo prima che esplodesse il fenomeno delle serie tv. Come sempre, Sorkin, visionario e geniale, era avanti con i tempi.
Ma Studio 60, che si sviluppa dietro le quinte di un programma televisivo notturno, risulta pretenzioso con quei lunghi monologhi che altro non sono che il riflesso di un uomo pieno di sé, convinto di aver ragione e di dover spiegare a tutti il senso del mondo.