In Treatment
E tra le serie tv psicologiche che hanno approfondito la complessità della mente umana, ritroviamo anche In Treatment, una serie tv statunitense con Gabriel Byrne come protagonista. Si tratta di uno show dal format particolare: ogni puntata corrisponde ad una seduta di psicoterapia in cui si confrontano unicamente analista e paziente. Si tratta di cinque diversi pazienti che vanno nello studio del terapeuta in cinque giorni diversi. Ogni episodio corrisponde a un giorno della settimana, così avremo il paziente fisso del lunedì, quello del martedì e così via. Il colpo di scena arriva invece il venerdì, quando è lo stesso terapeuta che va in seduta dal suo supervisore.
Ogni episodio dura meno di mezz’ora e ha una scenografia molto elementare: tutte le puntate sono ambientate nello studio del terapeuta, dove c’è la sua poltrona, il divano per il paziente e poco altro. A dispetto di una cornice così basica però, la scrittura è tutt’altro che semplice. Ogni puntata di In Treatment è un viaggio nella psicologia del paziente (e del terapeuta). Cinque personaggi, cinque diversi episodi e cinque storie complesse che si sbrogliano settimana dopo settimana.
Tra le serie tv psicologiche, In Treatment è una delle più realistiche.
Malgrado la fiction abbia comunque un ruolo preponderante, alla creazione dello show hanno contribuito specialisti e psicoterapeuti reali che hanno dato il loro contributo affinché le sedute risultassero il più credibili possibili. In Treatment è fatta principalmente di parole. Un fiume di parole. Lo stream of consciousness che permette al paziente di liberare le sue emozioni più nascoste per intercettare le origini dei propri traumi e dei propri malesseri. Anche se le sedute vengono romanzate e, episodio dopo episodio, viene creato un legame tra i vari pazienti e il terapeuta, è come se si assistesse a una seduta vera e propria. Non c’è azione, lo scenario non cambia mai, le interazioni tra personaggi avvengono solo attraverso lunghissimi dialoghi.
Eppure il grado di coinvolgimento emotivo dello spettatore è molto alto. La serie tv americana è stata prodotta dalla HBO ed è una delle più note quando si parla di serie tv psicologiche.
In realtà, il format statunitense è stato ripreso da uno show israeliano di successo, BeTipul, che potremmo tradurre in italiano con “in terapia“. Anche se reperire l’originale è quasi impossibile, la serie tv americana ne ricalca in maniera molto fedele gli schemi e l’impostazione. Il grande fascino di In Treatment ha colpito anche la Wildside, che nel 2013 ha deciso di produrne una versione italiana, con la direzione di Saverio Costanzo. In Treatment Italia ha debuttato su Sky cinema ormai più di dieci anni fa.
A vestire i panni del terapeuta è stato Sergio Castellitto, che non ha fatto rimpiangere il Gabriel Byrne della versione americana. L’attore italiano ha anzi dato vita a una delle sue più riuscite interpretazioni, almeno tra i lavori più recenti. La sua incommensurabile bravura, unita a quella di altri interpreti di peso come Michele Placido, Kasia Smutniak, Barbara Bobulova, Brenno Placido, Adriano Giannini e tanti altri, ha dato vita ad un gioiellino della televisione italiana di cui forse si è parlato troppo poco.
Lie to Me
Desideri, istinti, bugie e perversioni sono nascoste dietro la parete delle nostre espressioni facciali. Dietro la maschera, si celano intenzioni e verità che non sempre si colgono a un primo, superficiale sguardo. Il compito di penetrare la corazza e affondare le mani nel cuore nevralgico della nostra psiche spetta ad alcuni professionisti, che sanno come maneggiare istinti psicologici e menzogne abilmente costruite. Lie to me è una serie tv che è andata in onda negli Stati Uniti più o meno negli stessi anni in cui la HBO trasmetteva In Treatment. Protagonista dello show è Cal Lightman, interpretato da Tim Roth. Si tratta di un esperto di semiotica e mimica facciale, ossessionato dalla verità.
È uno studioso della psiche umana che mette le sue conoscenze al servizio della giustizia con lo scopo di smascherare bugiardi e criminali. Cal Lightman è a capo di un gruppo di professionisti che lavorano a stretto contatto con agenti, forze dell’ordine ed FBI per acciuffare i cattivi. Le tre stagioni della serie sono molto romanzate, ma lo show è ispirato al lavoro di Paul Ekman, psicologo statunitense che nel 2009 è stato inserito tra le 100 personalità più influenti del pianeta. Gli studi di Ekman sono basati sulle microespressioni facciali e mirano a scovare le emozioni attraverso l’osservazione dei gesti e del volto. Una qualità che può essere preziosa nell’individuare bugiardi e nello scoprire le ragioni e i moventi delle loro menzogne.
Lie to me, come le precedenti, è una tra le serie tv psicologiche meglio elaborate. I presupposti su cui si basa la serie sono proprio gli studi scientifici di Ekman, che ha collaborato in prima persona alla realizzazione dello show.
Lie to me resta un prodotto televisivo, per cui la componente romanzata esiste ed è accentuata dagli autori per creare un prodotto appetibile per il pubblico di riferimento. Però è anche uno strumento interessantissimo per capire la mente umana e la sua complessità. In questo caso, non si tratta di una seduta di psicoterapia, ma dello studio delle microespressioni e di tutto quel mondo sommerso che si nasconde dietro i gesti più comuni e banali. Un angolo di visuale affascinante dal quale osservare la complessità della mente umana.