4. Il sacrificio di Aureliano in Suburra
C’è anche un po’ d’Italia in questa rassegna di serie tv recenti da vedere che sono state capaci di farci fare enormi pianti. Siamo ancora davanti a un finale, per antonomasia culmine del pathos narrativo. Stavolta è una morte a spezzarci il cuore, nel dettaglio quella di Aureliano Adami nella terza stagione di Suburra. L’amatissimo personaggio interpretato dal magistrale Alessandro Borghi si sacrifica, durante un ferrato scontro a fuoco, per salvare Spadino, regalandogli così finalmente quella vita che l’amico non ha mai avuto il coraggio, e la possibilità, di vivere. Non è solo il momento della morte di Aureliano a farci piangere come delle fontane, ma anche il commiato che gli riserva Spadino. Il ragazzo consegna il corpo dell’amico al mare, l’unica forza che è sempre stata in grado di contenere la personalità straripante di Aureliano.
Questo passaggio finale segna l’apice della narrazione di Suburra sotto il suo versante più intimo. Tante cose, in realtà, ci sarebbero da dire relativamente a questo aspetto. E in particolare al rapporto tra Aureliano e Spadino. La serie tv di Netflix si è sempre fatta apprezzare soprattutto per l’intreccio e per la dimensione più violenta da mafia drama, ma a connaturarla indelebilmente è stata proprio questa attenzione verso l’intimità dei personaggi, che ha elevato il livello generale della serie tv.
Riallacciamoci, così, un attimo a quel discorso d’apertura. Alla connessione profonda tra narrato e spettatore che le serie tv sanno creare. Il calco sui due protagonisti e sul legame che sorge tra loro è la riprova di quanto detto, e quelle lacrime che versiamo per l’addio di Aureliano sono, in parte, anche quelle di Spadino, perché tramite la sapienza narrativa di Suburra riusciamo a comprendere alla perfezione cosa prova davanti al cadavere dell’amico fraterno.