3) Westworld
E sul gradino più basso del podio per le serie sci-fi 2020 abbiamo il visionario mondo degli altrettanto visionari Jonathan Nolan e Lisa Joy per Atlantic Sky. Non raccontiamocela: se Westworld avesse mantenuto la qualità della prima stagione forse ci sarebbe lei sulla vetta. Perché Westworld è un affascinante paradosso: la storia dell’umanità racchiusa nella geografia limitata di un “parco divertimenti” e la storia del libero arbitrio umano attraverso la vita artificiale di esseri non umani. La serie è nata quindi come un dibattito su etica ed estetica, sul rapporto dell’uomo e della “macchina” con l’ambiente e la percezione cosciente del proprio posto in esso, nonché del libero arbitrio come chiave di volta per il risveglio della coscienza e la costruzione di un’umanità in embrione.
Una serie dalle tematiche così complesse viaggia su una linea sottile e il fatto che Westworld fosse rimasta una serie di nicchia lo dimostra. La sua specificità ha agito come protezione e la bellissima creatura della HBO era riuscita a non snaturarsi troppo. La terza stagione, invece, ha sofferto di una crisi di identità profonda e gli ascolti lo hanno sottolineato: cercando di piacere a tutti, Westworld ha sacrificato la sua struggente poetica per favorire una trama più reattiva, incoraggiando l’azione sul dialogo introspettivo, il tutto sostenuto da una sceneggiatura più scialba rispetto ai fasti della prima stagione. Nonostante questo però, un progetto così ambizioso non può essere abbandonato in questo modo. Il finale di stagione fa sperare in un ritorno in pompa magna e noi saremo qui ad aspettare.
Per vedere il mondo in un granello di sabbia e il paradiso in un fiore selvatico, tenere l’infinito nel palmo della mano, e l’eternità in un’ora.