4) Hand of God
Ron Perlman, già interprete magistrale in Sons of Anarchy, è protagonista di una Serie Tv che mescola religiosità, fanatismo e miracolismo. Perlman domina la scena con sicurezza e carisma. Manca però tutto il contorno. Si esaspera l’aspetto scandalistico portando all’estremo le situazioni fino a farle risultare del tutto inconcludenti e per nulla verosimili. Le tematiche religiose sono affrontate con superficialità e grettezza in un crescendo di luoghi comuni. L’interesse è tutto concentrato negli aspetti più scabrosi. Violenza, sesso, fanatismo: viene da chiedersi se Hand of God sia una produzione Starz piuttosto che Amazon.
A differenza però dei successi del canale televisivo statunitense (American Gods, Black Sails, Hannibal) manca la liricità e la poesia. La grandezza estetica nelle scenografie e nella sublimazione dei temi più bassi. Hand of God non può che essere letto come un tentativo fallito. Una provocazione che non ha destato particolare riscontro nella critica e risposte molto blande nel pubblico. Una conferma di come non sempre sia sufficiente inserire tematiche borderline per garantire il successo dello Show. Nella maggior parte dei casi devono seguire contenuti all’altezza e una caratterizzazione attenta dei personaggi.
Per quanto Ron Perlman rappresenti pure il punto di forza di Hand of God il suo personaggio appare sfilacciato e incoerente. Come poco credibile è l’intera trama pronta a collassare su se stessa di fronte alla difficoltà di affrontare tematiche troppo complesse e all’incapacità degli autori di sostenere l’architettura concettuale dell’opera.