Quante volte vi è capitato di guardare un film o un episodio di una Serie Tv e pensare “quel regista avrebbe potuto dirigere questa o quella Serie” o “lo stile di questo regista è molto simile a quello che caratterizza questa o quella Serie”? Se vi è già capitato, questo articolo potrà trovarvi in accordo o in disaccordo e far nascere degli spunti di riflessione. Se non vi è mai capitato, forse dovreste cominciare a pensarci, perché il filo conduttore tra alcuni dei più famosi registi della storia e le Serie Tv di punta del panorama internazionale non è poi così sottile.
Il primo è quasi scontato:
STRANGER THINGS: UNA SERIE DI STEVEN SPIELBERG
Se non avete avuto l’impressione di assistere ad una versione estesa di ET durante la visione di Stranger Things, beh, probabilmente stavate guardando un’altra Serie Tv o dormendo, perché è esattamente quello che tutti i maggiori critici hanno osservato quando hanno – giustamente – promosso Stranger Things a Serie Tv rivelazione del 2016, com’è spiegato qui.
Al di là delle ormai eviscerate assonanze con The Goonies, quello che rende l’associazione tra Spielberg e la Serie Tv targata Netflix meno ridondante è il fatto che quest’ultima rispecchi a pieno lo stile del regista, oltre a presentarne i temi a lui più cari. Oltre al tema dell’amicizia infantile, resa più forte e quasi indissolubile di fronte alla minaccia ultraterrena dal fatto di essere tutti dei piccoli nerd in erba e discriminati in quanti tali, oltre alla presenza di un elemento che è allo stesso tempo umano e “alieno”, e degli adulti vissuti come “avversari” che riescono a farsi accettare dai bambini solo ritornando bambini e cominciando a credere, è come tutti questi temi vengono proposti allo spettatore che avvicina Spielberg a questa Serie.
Tanto per cominciare, i fatti vengono presentati così come sono, senza dare più di tante spiegazioni (ma per questo aspettiamo e confidiamo nella seconda stagione); e questo è un comportamento tipico dell’infanzia che è la vera protagonista di Stranger Things e tipico della regia di Spielberg, che non si sofferma più di tanto sulle cause, perché il suo scopo è mostrare gli effetti, illustrare i rapporti. Spielberg tutto ciò lo fa mantenendosi sempre fedele a quello che può essere chiamato anche stereotipo, ma che è in realtà il vero spirito degli anni ’80, ovvero quella spensieratezza, quel gusto di raccontare qualsiasi cosa con una vena di nostalgia e di sana naïveté che ce lo fanno riconoscere subito e rendono il suo cinema inconfondibile.
L’amore per il racconto e per l’avventura, oltre al tag “vintage”, fanno pensare ad un altro grande della narrazione e delle avventure vissute dai ragazzi, che è Stephen King. Il quale, sebbene non brilli sempre come sceneggiatore, sicuramente getta la sua ombra – è il caso di dirlo – sullo stile e sui temi di Stranger Things, realizzando le fantasie di chiunque sia cresciuto con i suoi racconti dell’orrore sotto le lenzuola e con la cinematografia di Spielberg in videocassetta.