Sulla seconda analogia tra Serie Tv e regista c’è stato un certo arrovellamento, lo ammetto, ma ho convenuto che per portare il massimo onore alla serie non si potesse chiamare in causa niente di meno del re dei registi.
BREAKING BAD: UNA SERIE DI STANLEY KUBRICK
Lo stile di Kubrick è indefinibile. Per uno come lui, che ha portato sullo schermo con impareggiabile bravura storie, romanzi, periodi storici, temi diversissimi, essere incasellato in una definizione sarebbe qualcosa di imperdonabile. Però ci sono molte analogie tra lo stile di Breaking Bad (e anche di suo fratello minore, Better Call Saul) e la produzione kubrickiana.
Tanto per dirne una, il potere delle immagini, che innumerevoli volte sovrasta quello della parola e riesce dove qualsiasi battuta pronunciata dal migliore degli attori fallirebbe. L’immagine si concretizza, si liofilizza quasi, lasciando solo l’essenza che ti colpisce come un macigno, quando si fa oggetto, e l’esempio principe di questa magia è il ruolo di un semplice e apparentemente insignificante orsetto di peluche nel descrivere la portata di un’immane tragedia che all’inizio intuiamo appena e che ci verrà mostrata in tutta la sua potenza tragica quando gli eventi si saranno già messi irreparabilmente in moto. La forza di questo simbolo, e di queste immagini, non sta solo nell’illustrare una vicenda drammatica, quanto nel mostrare come il destino sia inarrestabile e riesca a trasformare un innocuo granello di sabbia in una devastante tempesta. E la vera tragicità non sta tanto nella portata degli eventi, che è solo l’ultimo anello di una lunghissima catena, ma nell’assoluta impotenza dell’uomo nel prevenirli, perché è lui stesso a causarli, e non può essere altrimenti, perché ogni uomo deve seguire la sua natura (che è un po’ anche il senso del discorso “Qual è il compito di un uomo?” di Gus Fring).
Così Barry Lyndon va incontro alla disfatta della sua felicità, dopo aver lottato per guadagnarsela ma non essendo stato abbastanza perseverante nel mantenerla, e così Walt vedrà il suo impero sbriciolarsi e venire spazzato via; e tutto è causato dalle sue scelte, o dalle non-scelte, come nel caso dell’evento che darà l’avvio alla sequela di fatti che culmineranno nella scena di cui l’orsetto di peluche è simbolo. Il destino, così come il tema dell’uomo che tenta il riscatto, e che si trova inevitabilmente a confrontarsi con i demoni che ha dentro e con quelli che abitano il mondo, è l’anello di congiunzione tra questa Serie meravigliosa, vera epica shakespeariana dei giorni nostri, e l’opera di Kubrick.