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La classifica delle 10 Serie Tv più sottovalutate di sempre dal pubblico italiano

Serie Tv sottovalutate

4) Deadwood

Breaking Bad

La stessa labile linea tra bene e male con tutte le sfumature possibili del grigio è quella che emerge anche in Deadwood, un tesoro passato inosservato nel marasma delle grandi produzioni televisive. Ben otto Emmy all’attivo per un racconto che mette in scena un West come non si era mai visto. Tra boschi e ambientazioni di grande impatto, assistiamo alla vita primordiale di una cittadina senza leggi, abitata da prostitute, traffichini e criminali in cui l’unica legge che conta è quella di chi ha la forza e la furbizia di imporsi.

Eccellenti le caratterizzazioni dei personaggi che, come nel caso di Boardwalk Empire, sono spesso e volentieri tratti da figure storiche: da Calamity Jane a Seth Bullock e Al Swearengen (uno straordinario Ian McShane, noto anche per American Gods). Non solo i personaggi, però: molto aderente alla verità è anche la storia di Deadwood, cittadina mineraria non ancora riconosciuta dallo stato e perciò priva di leggi.

Crudo l’intreccio per una serie “maschia”, sadica e a tratti sanguinaria (una sua scena figura tra quelle più cruente di sempre) che non manca di spunti di analisi sulla complessa e contraddittoria natura umana. La serie non è stata sottovalutata solo in Italia: nonostante i tanti premi, Deadwood ha chiuso con una stagione di anticipo e con ascolti altalenanti negli Stati Uniti. Si è deciso quindi di riservarle un senso conclusivo tramite un film tv uscito nel 2019 e distribuito in prima visione italiana da Sky Atlantic.

3) Band of Brothers

Cast spettacolare, produttori di eccezione come Tom Hanks e Steven Spielberg e tanta ma tanta qualità. La sfortuna di questa serie è stata, in Italia come all’estero, di uscire in un momento drammatico: appena due giorni dopo la messa in onda, l’attentato dell’11 settembre sconvolse il mondo e la serie passò, inevitabilmente, in secondo piano.

Vale la pena, più che mai, recuperarla. Il contesto è quello della seconda guerra mondiale, le vicende quelle di una compagnia di paracadutisti, dal loro addestramento fino all’entrata in guerra in Europa. Toccante, intensissima e con prove recitative superlative, Band of Brothers si ispira al racconto dei sopravvissuti: sono loro i veri protagonisti mentre la guerra diviene contorno, causa scatenante del dramma, della follia, della disperazione. Al centro è l’uomo con le sue debolezze e i suoi atti di eroismo, le incontrollate paure e la folle incoscienza. Una poesia tutta da scoprire.

Nel cast d’eccezione un sorprendente David Schwimmer (il Ross di Friends) nel ruolo dell’odiato capitano Sobel ma anche Michael Fassbender, Tom Hardy e Neal McDonough solo per nominarne alcuni. E le scelte pagano: una tale qualità recitativa collettiva, probabilmente, non si è mai vista. I centoventicinque milioni messi a budget sono serviti anche a curarne dettagliatamente le scenografie e se pure nella trama vi è qualche drammatizzazione funzionale al racconto non si scade mai del patetico e nella retorica di parte: la sobrietà la fa da padrone.

Il risultato è un’epica collettiva in cui cameratismo ma anche impotenza e resa si alternano senza sosta catapultandoci nel mezzo del conflitto con una capacità di coinvolgimento nelle scene a 360° gradi. Prodotta con la collaborazione della HBO, la trovate nei suoi dieci episodi su Now, Chili e Sky.

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