”Le parole sono importanti”, urlava concitato Nanni Moretti in Palombella Rossa nel 1989, e ancora oggi non esiste citazione più sacrosanta di questa.
Il tema del politically correct infiamma le tastiere e inflaziona le serie tv che, rispetto al caso specifico, se ne fanno bandiera o dichiarato oppositore.
Serie tv: realtà finzionale su schermo, ma non solo. Uno dei grandi e sottovalutati compiti degli show televisivi, quelli realistici per lo meno, è quello di rappresentare una fotografia della società quanto più simile alla verità, per aiutarci nella mimesis, per spingerci verso quel richiamato sentimento di empatia che rende le serie tv speciali compagne di vita anziché passatempi di un pomeriggio stanco.
Senza esagerare, la rappresentazione che vediamo su schermo non fa altro che definire ciò che siamo, o per lo meno come appariamo. A dimostrazione di questo vengono in nostro soccorso le trame delle serie tv, il cast e le battute: tutti elementi che si sono evoluti con la stessa velocità con cui è cambiata la nostra società; tutti fattori fondamentali che con il progredire del tempo si sono sempre più mossi verso l’inclusione sociale.
Questo parolone altro non è che la definizione di una condizione in cui tutti gli individui vivono in uno stato di equità e di pari opportunità indipendentemente da qualsiasi differenza intercorra tra i soggetti presi in considerazione. Indipendentemente quindi dalla classe sociale, dall’orientamento sessuale, dal genere o dalla disabilità mirando quindi all’eliminazione di ogni forma di discriminazione.
Dove voglio andare a parare? Un attimo e ci arrivo.
Non si tratta solo della realtà di cui ci nutriamo tutti i giorni, ma anche di quella realtà plasmata dall’artificio televisivo, ed è proprio qui che vogliamo approfondire il tema del politically correct, perché è proprio con questo termine che è stato definito negativamente il tentativo di promuovere l’inclusione all’interno delle serie tv, Netflix in primis.
‘Netflix è troppo politically correct!’
Non pare anche a voi di averla già sentita un mucchio di volte questa frase? O di averla addirittura pronunciata?
Ma cosa significa essere troppo politically correct?
Sinceramente io questo non lo so, perché parto dall’assunto che un linguaggio politicamente corretto sia un modo per esprimersi senza danneggiare e offendere nessuno. Perché essere inclusivi dovrebbe essere una cosa negativa?
Definire qualcosa come troppo politicamente corretto in senso generale vale a dire criticare un eccessivo uso di buonsenso, e mi spiace ma io non ci vedo nulla di male.
Nelle serie tv il discorso è analogo e se vogliamo maggiormente incisivo. Viene definita un’esagerazione del politically correct quella di portare su schermo persone di etnie diverse e di differente orientamento sessuale, quasi come se si trattasse di una censura anziché un’apertura.
E come potrebbe mai essere una limitazione aprire lo sguardo verso le più variegate tipologie umane? Antitetico ma vero, accade anche questo.
Non a caso, la maggior parte delle persone anti-politically correct sono appartenenti categorie avulse da ogni tipo di discriminazione, trovando talvolta incredibilmente fastidiosa questa rappresentazione eccessivamente corretta proposta dalle serie tv. Dove il mondo televisivo decide finalmente di aprirsi verso una realtà a lungo taciuta e censurata, il privilegio parla additando il politically correct come oppressiva limitazione della libertà di espressione. Va detta però un’altra cosa. Chi si schiera apertamente contro un eccessivo richiamo al politicamente corretto viene messo a tacere, e non è giusto neanche questo.
Per rendere chiaro questo concetto mi sento in dovere di chiamare in causa un flame invecchiato benissimo: è giusto criticare serie televisive del passato per battute che attualmente ci fanno rabbrividire? Sì. No. O molto più semplicemente forse.
Friends in questo caso fa da padrona proponendo joke che, attualmente, secondo la nostra percezione di spettatori del 2020, incitano all’omofobia, al body shaming e al sessismo. È forse giusto? Certo che no. Ma possiamo condannare una serie tv per dei contenuti rappresentativi della visione del mondo di 25 anni fa? Anche in questo caso, certo che no. Come espressione e fotografia di quell’epoca è scorretto giudicarla in termini moderni, che rischiano di essere fuorvianti.
Detto ciò, pretendere che una serie tv contemporanea ci mostri una realtà quanto più inclusiva possibile in cui non ci si imbatta in insulti ed emarginazione è il minimo sindacale.
Esiste un limite alla risata?
Veniamo ora a uno snodo cruciale: fino a che punto è giusto sospingersi per richiamare una risata? Si sa, la comicità non è tutta politically correct e la crescente popolarità delle stand up comedy ne è la dimostrazione. Vale dunque la pena chiedersi se sia giusto applicare una censura a qualsiasi battuta dagli sfondi più scorretti. Farlo significherebbe ammazzare la comicità, ma a che prezzo?
Il limite a ciò che si può dire o ciò che invece va taciuto è labile e la transenna non la possiamo mettere noi secondo giudizi insindacabili, ma seguendo invece un sentito comune che possa garantire che certe battute siano tali e non mascherino al contrario uno spirito discriminatorio, che certo sì, ammazzerebbe la comicità e non solo.
Se a questo punto, dopo tali riflessioni risulta spontaneo chiedersi nuovamente se le serie tv non stiano esagerando con il politically correct, la mia risposta non può che confermare un sentito no.
Se con una visione inclusiva, o addirittura esageratamente inclusiva, si voglia affermare una rappresentazione televisiva libera da ogni pregiudizio e discriminazione, allora per me nulla di tutto ciò sarà mai sbagliato.
E se in tutto questo continuate a vederci qualcosa di strano o di eccessivamente buonista, allora ancor di più c’è la necessità di avere serie televisive di questo genere, per educare ma soprattutto per sensibilizzare.
Quando un giorno ciò che oggi viene definito come troppo politically correct verrà assunto come in tutto e per tutto ‘normale’, allora sì che non avremo più bisogno di un’incessante raffigurazione di questo tipo. Così come oggi non gridiamo al buonismo quando la storyline di una serie tv ha come protagonisti personaggi bianchi e etero, allo stesso modo un giorno nessuno si sconvolgerà più di fronte a una coppia afroamericana poliamorosa e queer. E sinceramente è questo quello che mi auguro di più.