1) Chernobyl
Le serie finora analizzate avevano già mostrato negli anni passati le loro qualità innegabili. Chernobyl invece ha rappresentato un vero e proprio fulmine a ciel sereno. Un capolavoro che ha fatto la sua comparsa nel 2019 tra lo stupore generale. Il tam tam mediatico che ne è seguito è solo la naturale conseguenza di un racconto che scandalizza e traumatizza come non avremmo mai creduto possibile.
La ricostruzione storica è impeccabile e, se qualche licenza pure vi è, rappresenta una scelta funzionale e dall’alto valore simbolico. È il caso, per esempio, della figura di Ulana Khomyuk che rappresenta la sintesi di tutti i fisici e ingegneri che hanno supportato Legasov nei mesi successivi al disastro.
Non c’è solo attenzione storica, personaggi dall’incredibile somiglianza con i reali protagonisti e un intreccio a dir poco avvincente. Chernobyl ha saputo, infatti, aggiungere a tutto ciò anche una qualità registica eccellente. Non c’è drammatizzazione esasperata ed eroismo hollywoodiano: i personaggi emergono con le loro fragilità, i dubbi e l’autonegazione che spesso è diventato unico mezzo di sopravvivenza di fronte all’orrore. C’è quasi poesia in alcune scene: un’inquieta, disturbante poesia fatta di sguardi che si incrociano, di dettagli dal profondo simbolismo e momenti di riflessione.
Chernobyl non è solo narrazione storica ma anche analisi profondissima e senza moralismi di uno dei disastri più devastanti nell’epoca dell’industrializzazione. È storia d’anime, racconto di uomini tenuti a scelte incredibili e ingiuste, di contro a meschinità di singoli, arrivismi e orgoglio personale. Un’opera imprescindibile del nostro 2019 seriale.