3) Banished
XVIII secolo. Una colonia penale inglese in Australia. Prigionieri e carcerieri alimentano le storie di ogni giorno. Gli scontri, gli incontri e le inevitabili tensioni latenti. Il tutto nelle difficoltà che la gestione della nuova colonia produce. Compresa la presenza dei “nativi”. L’idea di questi nativi, mai protagonisti nello Show, è distorta e contorta. Passa sempre attraverso il filtro degli occidentali. Le donne aborigene diventano raccoglitrici di frutti, scopertamente nude e vogliose di sesso. Non c’è la visione tradizionale e idealizzata del nativo in pace con la natura e con se stesso. Ma non emerge neppure una reale alternativa che non sia apertamente insensata. L’interesse per tale tematica è certo marginale eppure nel corso dello Show la menzione degli aborigeni è costante.
Manca poi tutta la conflittualità storicamente attestata e ben documentata. Stragi e scontri violentissimi si verificarono con costanza lungo la frontiera. Anche l’aspetto ecologico risulta appena accennato e poco indagato. Sorprende questa visione distaccata rispetto ad alcuni degli elementi che più direttamente hanno caratterizzato la colonizzazione settecentesca. La realtà storica lascia il passo all’analisi dei personaggi e delle singole storie della colonia. La visione della realtà australiana è banalizzata con qualche frutto e animale esotico. L’immagine finale è quella stravolta e inconsistente di una terra (e di un popolo) fantasma.