5. Limonov (Emmanuel Carrère)
Un reportage? Un diario? Un racconto? Limonov è tutto questo e nulla di tutto questo. Ma, più di qualsiasi altra cosa, è il ritratto di Eduard Limonov, un avventuriero russo, un Don Chisciotte, una canaglia, un vagabondo, un vigliacco, un eroe romantico, un uomo che Pirandello etichetterebbe come un uno, nessuno e centomila. Insomma, una figura che gli showrunner si litigherebbero (o, almeno, dovrebbero litigarsi) perché talmente plastica da prestarsi a qualsiasi guizzo narrativo. Talmente eclettica da diventare il punto di inizio e di arrivo di un period drama coi fiocchi, in grado di mettere al centro la figura umana e, contemporaneamente, di lanciare lo spettatore alla scoperta del contesto storico in cui vive, necessario a capirne azioni e contraddizioni.
Un’idea perfetta per un grande network come la BBC o Netflix che, tra reali di Windsor e zar russi, potrebbe arricchire la sua offerta con una personalità che farebbe discutere parecchio. E che assicurerebbe un prodotto in grado di aggirare la noia e di conquistare anche chi davanti alle serie tv sui libri storce il naso.