Una delle cose più belle della nostra lingua italiana è sicuramente la varietà di termini e significati che le singole parole possono avere. Questo ci dà l’opportunità di sfruttare sfumature di significati che rendono il linguaggio ricco e profondo. Allo stesso tempo l’utilizzo orale o colloquiale vive di semplificazioni che rendono forse il tutto un po’ più piatto, ma anche più semplice ed efficace. Ovviamente non fa eccezione neppure il nostro meraviglioso mondo delle serie tv.
Termini come gli stessi “serie tv” o “telefilm“, ma anche “puntata” o “episodio”, rientrano a pieno in questa logica di fruizione e varietà di significati. Nel parlato quotidiano o nella scrittura informale rappresentano una sorta di sinonimi perfettamente sovrapponibili. Chiunque, sentendo parlare di “serie tv” o “telefilm”, avrà immediatamente evidente ciò di cui si sta parlando. Senza rischio d’eccezione. Eppure i due termini non identificano esattamente la stessa cosa. Come parole tipo “vettura”, “automobile”, “macchina” o “veicolo” nel nostro quotidiano indicano chiaramente il nostro automezzo ma nel loro significato tecnico e corretto rappresentano elementi diversi e non sempre sovrapponibili.
Questa capacità della lingua di essere allo stesso tempo semplice e complessa, senza cadere in contraddizioni, è un valore aggiunto notevole a disposizione di chi la utilizza. Senza la necessita di entrare in questioni di pura linguistica o di semiotica ci piace provare a fare un po’ di chiarezza sui termini “serie tv” e “telefilm” così da avere a disposizione, nelle nostre future considerazioni scritte e parlate, elementi chiari per esprimerci. Consapevoli comunque che avremo in ogni caso la possibilità di ignorare tutto ciò e proseguire a usarli tranquillamente come sinonimi, senza rischiare fraintendimenti.
L’utilizzo di “telefilm” rimanda immediatamente agli anni ’80 e ’90, mentre “serie tv” ha un gusto molto più attuale e moderno.
Quest’impressione non è errata. Il termine telefilm infatti fu coniato all’epoca della nascita della televisione commerciale per indicare quei programmi, importati principalmente dagli Stati Uniti, che univano due mondi allora macroscopicamente distanti: il cinema e la televisione. Questa nomenclatura restò in voga fino alla fine degli anni ’90 quando, con l’avvento dei primi canali tematici, anche in Italia il mondo della serialità iniziò a scardinare i palinsesti e il mercato stesso dell’intrattenimento.
Possiamo dire che con l’arrivo di una sempre maggior autorialità nel panorama televisivo, che favoriva di conseguenza investimenti sempre più consistenti, si rese necessario anche l’utilizzo di una terminologia più specifica e “vendibile”. Lo stesso meccanismo, sempre restando nel mondo dell’intrattenimento, che ha portato a coniare “graphic novel” per distinguere alcune tipologie di opere dal più comune “fumetto“.
All’apparenza quindi le due parole paiono ancora sinonimi. Ma questo è perché nel linguaggio quotidiano l’una è rimasta legata alla generazione che ha vissuto la televisione negli anni ’80 e ’90 mentre l’altra è stata sdoganata da chi ha iniziato ad approcciarsi a questo mondo negli ultimi anni del secolo scorso.
La differenza, però, non è soltanto cronologica e generazionale. Per telefilm infatti si intende un prodotto composto da una serie di episodi “chiusi” e autoconclusivi. Quindi dove ognuno ha una propria trama indipendente con un inizio e una fine chiara. Gli episodi tra loro invece devono essere legati da dei fattori comuni: lo stile, i personaggi, le tematiche. Mentre nelle serie tv le puntate sono “aperte”. La fine di una si lega e determina (più o meno chiaramente) l’inizio della successiva generando quello che oggi definiamo come “trama orizzontale”. La prima conseguenza è che la fruizione delle serie tv è subordinata a una visione cronologica tendenzialmente vincolata delle singole puntate. Non si può quindi comprendere l’intero prodotto se non seguendone il predeterminato ordine.
Quindi è evidente che “telefilm” e “serie tv” indicano due cose ben diverse. E allo stesso modo sono diverse anche le definizioni di “episodio” e “puntata”.
Ovviamente questi due termini non sono esaustivi di tutti i prodotti seriali televisivi esistenti. Cartoni animati, fiction, telenovele, talk show per esempio possono a volte rientrare nell’una o nell’altra categoria. Altre volte invece necessitano di una definizione a sé stante. Le serie antologiche che negli ultimi anni stanno prendendo sempre più piede sfuggono anch’esse da queste definizioni macroscopiche. Da un lato rispondono alla maggior parte delle caratteristiche tipiche del telefilm, ma dall’altro hanno l’autorialità tipica delle serie tv.
L’utilizzo dei termini quindi si mischia e si sovrappone abbandonando quella che è la loro iniziale origine, ma nella consueta e naturale modificazione dei significati dei termini evolve e cambia sull’onda del gusto, della moda e dell’abitudine d’utilizzo. Quello che realmente conta è che, indipendentemente dal fatto che ci apprestiamo a vedere un telefilm o una serie tv o di come vogliamo definire prodotti come Breaking Bad, Game of Thrones o Succession, il prodotto che finiremo per assistere sia soddisfacente e appagante.
Infine, c’è anche la possibilità che nel futuro prossimo entrambi questi termini vengano superati e dimenticati. O restino come mero retaggio del passato. L’inclusione del termine tv, nelle sue varie declinazioni, fa riferimento a un mezzo di fruizione che potrebbe sempre più affrancarsi dalla riproduzione di questi prodotti. Non è inverosimile credere che nei prossimi decenni la varietà di supporti tecnologici e device sarà così differente da oggi da rendere necessario coniare nuove parole. Alla fine quindi, quello che resta è che – comunque vogliamo chiamarle – le immagini generate da questa forma d’intrattenimento ci coinvolgono e affezionano più di quanto siamo noi stessi disposti ad ammettere.