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La terza stagione di una Serie Tv è sempre la migliore?

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Il mondo si divide in due categorie. No, non i vincenti e i perdenti, sorry fan di Little Miss Sunshine. Da una parte abbiamo quelli che già da piccoli hanno ben chiaro cosa vogliono fare da grande, coloro che vivono di certezze e hanno sempre una risposta ferma e sicura su tutto. Dall’altra invece abbiamo quelli che vivono costantemente avviluppati dal dubbio. Quelli che farebbero passare dei giorni prima di accendere la propria risposta definitiva su qualsivoglia questione. Ecco, qualora vi ritrovaste nella folta schiera della seconda categoria, saprete bene quanto sia difficile una scelta in particolare, tra quelle meno importanti: stabilire quale sia la miglior stagione della propria Serie Tv preferita.

Già molti di noi dubbiosi vacillano non poco quando si tratta di indicarne una sola di Serie Tv preferita, tra le tante. Figurarsi la stagione più bella in particolare. Tuttavia c’è chi ha provato a dare una risposta che sa di luogo comune, ma che induce a una riflessione interessante.

Parliamo di un’affermazione contenuta in una delle ultime stagioni dei Simpson. Senza entrare troppo nello specifico, chiacchierando da Boe con Carl, Homer e gli amici di bevuta, Lenny sentenzia che “La terza stagione di ogni cosa è sempre la migliore”. Lì per lì, sembra una semplice battuta tirata fuori a casaccio. Ma come spesso accade con I Simpson, non è così. La freddura è acutissima e ha il suo perchè.

simpson

Gli autori dello show di Matt Groening sono da sempre vigili e attenti ai commenti della propria fan-base, praticamente dagli albori di Internet e dei primi forum di discussione. Negli anni non hanno perso occasione di citare e parodiare molti dei trend topics del web, soprattutto attraverso il personaggio de l’Uomo Fumetto, stereotipo del nerd sarcastico e saccente nonché emblema del cosiddetto “leonismo da tastiera“. Il fatto stesso quindi che abbiano riportato per bocca di Lenny la sopracitata considerazione, indica quanto questa sia evidentemente ricorrente. Cerchiamo dunque di capire il perchè.

Innanzitutto quando si guarda una Serie Tv, è il tipo di fruizione che incide più di ogni altra cosa sulla percezione di ogni stagione.

Tra il seguire uno show settimana dopo settimana e il berselo tutto d’un fiato con una maratona di binge watching selvaggio, passa tutta la differenza del mondo. Spesso è più difficile ricordare per intero un blocco di episodi quando questo viene smaltito in breve tempo. Va detto che la stessa memoria può giocare brutti scherzi quando passa troppo tempo tra una stagione e l’altra, distorcendo il giudizio su quella conclusa una volta smaltito l’iniziale entusiasmo.

Di solito vista l’impossibilità di ricordare ogni puntata di ogni singola stagione, tendiamo tutti ad associare un evento in particolare a ognuna di esse. La morte improvvisa di uno dei protagonisti, una rivelazione a lungo attesa, un cliffangher devastante sapientemente piazzato nel season finale. Ecco, è molto più facile ricordare come finisce una stagione piuttosto che avere un quadro generale di tutto ciò che è avvenuto prima. Vien da sè quindi che quando andiamo a tirare le somme, gran parte della nostra valutazione sarà condizionata dalla bontà della conclusione del ciclo di episodi. Per esempio se escludiamo forse solo i discendenti diretti di Pico della Mirandola, quasi tutti ci riferiamo alla terza stagione di Breaking Bad come a “quella in cui alla fine Jesse spara all’aiutante di Walt“.

Ma perchè dunque la terza stagione sarebbe spesso indicata dai fan come la migliore di quasi ogni Serie?

Aiutandoci con un’analogia, in ambito musicale si dice sempre che il secondo album sia quello più difficile. Bissare il successo dell’esordio non è mai un’impresa semplice. Spesso toppare al secondo giro equivale a una condanna a morte per la propria carriera senza possibilità di appello. Da quel momento dell”exploit iniziale si parlerà in termini di fortuna del principiante, e il rischio di venir considerati per sempre una semplice One hit band diventerà la triste realtà.

Rispetto a questo breve volo pindarico, diciamo che le Serie Tv necessitano di uno step in più. Quasi sempre la prima stagione è quella introduttiva: di episodio in episodio vengono passati in rassegna i personaggi e la trama muove lentamente i suoi primi passi. Difficilmente la prima stagione viene impostata in modo da essere auto-conclusiva, soprattutto per quanto concerne le Serie Tv con puntate rilasciate a cadenza settimanale. Nel caso specifico si attende di vedere se gli ascolti del pilot e dei primi episodi siano più o meno soddisfacenti per poi stabilire in che direzione dirigere la sua seconda parte. Certo è che abbiamo pur sempre esempi anche recentissimi come The End of the F***ing World che funzionano perfettamente anche senza una continuazione (e qui ci eravamo interrogati a riguardo).

The End of the F***ing World

Vi sono però altrettanti esempi di Serie Tv progettate a lunga scadenza, la cui storia di base richiede fin da subito ben più di una decina di episodi per essere raccontata a dovere.

In questo tipo di show sono addirittura due di solito le stagioni considerate di introduzione. La personalità di ogni personaggio viene snocciolata via via prendendosi tutto il tempo necessario, senza andare troppo di fretta. Ciò avviene frequentemente nelle sitcom o nelle soap. Ce ne accorgiamo rivedendo le primissime puntate: la personalità di ogni protagonista all’inizio non è altro che il seme di ciò che germoglierà solo molti episodi più avanti.

In questi casi la terza stagione è quella che segna il cambio di ritmo, la stagione della maturità della Serie Tv stessa. Ragionando con l’esempio precedente, in altre parole è l’equivalente del secondo album per un musicista.

Ovviamente questo discorso non può valere per le Serie antologiche. È naturale che cambiando storia e personaggi di stagione in stagione aumenti la discrezionalità dello spettatore nello stabilire la propria preferenza. Molto spesso anzi capita che le prime, essendo perfettamente auto-conclusive, rimangano inarrivabili agli occhi dei propri fan. È molto più complicato ricominciare da zero cambiando totalmente registro piuttosto che continuare da dove si era lasciato. L’abisso che separa il successo tra la prima e la seconda stagione di True Detective si può dire che faccia scuola in questo senso.

C’è una Serie in particolare che curiosamente a partire dalla quarta stagione ha cominciato un declino qualitativo inesorabile. Parliamo ovviamente di Lost. Dopo un inizio strepitoso, la creatura di J.J. Abrams non è riuscita a dare una risposta convincente ai mille misteri intorno all’Isola più famosa della storia recente della televisione. Man mano che si è andati avanti la carne al fuoco invece di diminuire è aumentata, innescando una spirale di eventi irrisolti ai quali un finale abbastanza raffazzonato non è riuscito a rendere giustizia. Ciononostante, la terza stagione di Lost resta ancora oggi nel cuore dei fan anche solo per uno dei suoi finali più emozionanti. L’addio a uno dei personaggi più amati viene reso magistralmente in una scena che ancora oggi resta iconica.

In definitiva possiamo dire che la boutade de I Simpson ha un senso principalmente nelle Serie con un cospicuo numero di stagioni.

Ad esempi,  nei Simpson stessi dopo le prime, emblema della Bartmania, dalla terza in poi viene dato molto più spazio alle storie con Homer protagonista. Gli autori intuirono le infinite potenzialità narrative intorno alla sua figura di americano medio e decisero per il cambio di rotta che ancora oggi fa la fortuna della Serie stessa. Come detto anticipatamente, in generale è un discorso che vale soprattutto per le sitcom più longeve. Scrubs, How I Met Your Mother, Due uomini e mezzo, La vita secondo Jim e chi più ne ha più ne metta. Tendiamo sempre ad avere un ricordo delle primissime stagioni come ibridi ancora in potenza non a pieno realizzati. Carine sì, ma il meglio arriva dopo. Molti di noi impiegano un fisiologico lasso di tempo per affezionarsi allo stile di ogni show, perciò quando consigliamo quella Serie a qualcuno è facile sentire spesso frasi come questa:

Guarda, impiega un po’ a carburare, le prime stagioni sono così così, ma dalla terza in poi diventa bellissima!

Com’è naturale che sia, è sempre e solo una questione di gusti. Di sicuro è infinitamente più facile stabilire all’unanimità quale sia la peggior stagione di ogni Serie in particolare.

In linea di massima è quello l’unico caso in cui anche i dubbiosi per una volta possono sfoggiare la stessa sicumera dei membri della prima categoria dei sicuri. Ogni riferimento a determinate stagioni in particolare è puramente casuale. Forse.

Il cast della nona stagione di Scrubs

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