Ci dispiace per voi. Davvero, siamo rammaricati perché stiamo per rielaborare alcuni colpi al cuore che non avete presumibilmente ancora superato. Se siete stati rapiti da una storia devastante, se avete pianto tutte le vostre lacrime, se avete singhiozzato, probabilmente lo rifarete adesso. Se, invece, non conoscete ciò di cui stiamo per parlare – ma avete voglia di un’esperienza massacrante per la vostra emotività – questo è il posto giusto. Le Serie Tv tristi non sono poche, anzi, probabilmente sono in netta maggioranza rispetto a quelle felici. Questi sono i prodotti che in un certo senso riescono a unirci tutti coalizzandoci verso un nemico comune: l’apatia. Non la vogliamo, preferiamo singhiozzare che rimanere indifferenti. Quando scegliamo di addentrarci in una storia, pretendiamo che ci faccia un certo effetto e in questo senso le Serie Tv drammatiche riescono perfettamente a soddisfarci. Ma ci odierete comunque, anche se le ve le siete cercate. Perché una volta che hai visto una storia triste che ti ha annientato l’emotività, poi ti devasterà sempre. Ti farà sempre quell’effetto.
Vediamo insieme quali sono le Serie Tv tristi da cui (non) dovreste stare lontani, e tranquilli: stiamo ancora singhiozzando anche noi.
1) Dark, il tempo non è il vero protagonista di una delle Serie Tv più tristi di sempre
Sapete qual è la fregatura di Dark? Che all’inizio non te lo aspetti. Inizi una storia che sembra volerti parlare dei viaggi nel tempo, dei collegamenti temporali, della logica, e alla fine – solo dopo qualche momento – te ne rendi conto: hai di fronte a te una delle Serie Tv più tristi di sempre. Perché Dark usa il tempo per raccontare tutt’altro, per addentrarsi dentro l’individualità dell’essenza umana, per spiegare i rapporti e il mondo in cui si sviluppano. L’amore è al centro di tutto, e lo è nel modo più puro e generale del termine. Il tempo è il tramite con cui la serie sceglie di collegare tutti i pezzi del puzzle, il terreno su cui far gareggiare i protagonisti contro loro stessi, il loro passato e il loro futuro. Che ti piaccia o non ti piaccia, Dark ti entra dentro non annientandosi mai. Ti parla della distruzione, consapevole che sia l’unico modo utile per ricreare. Nel frattempo, di fronte a te, si alternano varie versioni dei personaggi che ti dimostrano quanto il tuo ieri, il tuo oggi e il tuo domani non siano mai così distanti tra loro perché ciò che li avvicina sei tu. Sei tu il pezzo che fa incastrare tutto, ma sei anche colui che non sempre può aggiustare le cose. Ci sono questioni molto più grandi di te su cui non puoi operare, ed è lì che inizia il viaggio, ed è lì che inizia Dark.
2) Scrubs
Vero: da un medical non ti aspetti il Carnevale di Rio, ma Scrubs esagera entrandoti dentro. Ciò che la rende a tutti gli effetti una delle Serie Tv più tristi è il suo modo di raccontare tutto quello che succede tra la vita e la morte. Si sofferma sulla terra di mezzo, sull’esistenza, facendoti venire a contatto con dei pazienti che non sono mai soltanto pazienti. Hanno un nome, una malattia diagnosticata di cui disconoscevi l’esistenza, un passato, delle braccia da cui non torneranno più. Scrubs non ti concede il lusso di distaccarti da nessuna di queste esistenze spezzate, e nel frattempo non ti concede il lusso neanche di distaccarti dalle mani di chi cerca di salvarle. Perché quelle mani che tengono il bisturi sono di un medico che fuori da lì ha una vita che cerca di portare avanti anche se vede ogni giorno la morte in faccia. Spesso nei medical viene omessa questa sfumatura che, in realtà, è fondamentale. Sono tutti presi dalle loro vite che si raccontano tra un intervento al cuore e un altro, ma qui questo non succede. Qui la vita è quell’intervento e tutto quello che accade dopo, le conseguenze che ti porti addosso. Per questo Scrubs è riuscita a non passare mai inosservata: è reale, profonda, sincera, non racconta menzogne, cura solo la verità rendendola delicata, anche quando è un misto di macerie tagliente.
3) Mr. Robot
Mr.Robot è una delle Serie Tv più tristi degli ultimi anni, e questo non è opinabile. Una storia, questa, che si impone all’interno di un contesto sofferente che altro non è che la società. Noi, tutto quello che facciamo, le decisioni che prendiamo, le abitudini a cui non diamo importanza, tutto questo rende il protagonista della serie sofferente. Cerca di sopravvivere a un mondo che non si gira mai a guardarlo e a cui risponde, allora, spiandolo. Non vi si riconosce vedendo in esso un misto di azioni che porteranno solo al disastro, alla disperazione che per primo lui sta vivendo. Tutte le ipocrisie dell’universo sono chiare agli occhi del protagonista e per questo motivo sceglie di trattare qualunque individuo come un computer da hackerare con l’obiettivo di scoprirne i segreti. La sua paranoia, la sua difficoltà a relazionarsi con le persone, la morte del padre, il suo sentirsi sempre fuori luogo: tutti temi che si agganciano passo passo alla sua identità lasciando il telespettatore inerme di fronte a un’essenza che – se potesse – attaccherebbe anche lui.
4) This Is Us
This Is Us è una delle Serie Tv più tristi degli ultimi anni, e come reagire a lei rimane tuttora un mistero. Siamo ormai abituati da un bel po’ di anni al concept di famiglia disfunzionale, ma a questo non eravamo ancora pronti. Quello che hai di fronte non è solo un nucleo familiare che cerca di fare andare avanti le proprie vite nonostante i drammi, è molto di più. A This Is Us interessano le radici, gli eventi che ci plasmano, i momenti in cui abbiamo scelto di cambiare o siamo stati costretti. Proprio per questo motivo passato e presente si mischiano con l’obiettivo di darti due archi temporali della storia: non puoi dar per scontato nulla, perché niente lo è. Ogni membro della famiglia ha dovuto lottare contro un demone, e ognuno di loro adesso è il misto di ciò che è successo prima, anche quando ancora doveva venire al mondo. Non si riesce mai a distaccarsi dalle esperienze che ci vengono raccontate perché hanno sempre un fondo di verità che sembra sedersi accanto per ricordarci quello che eravamo, o quello che siamo adesso. This Is Us è uno specchio su cui ci si riflette e a cui si affida la piena libertà di farci vedere come siamo realmente, anche se non siamo per niente belli. Ci fa vedere i nostri legami, i nostri rapporti, e poi ci fa chiedere se dobbiamo cambiare qualcosa, se c’è la necessità di migliorarci. E la risposta, saprete, è per la maggior parte delle volte sì.
5) Six Feet Under, una delle Serie Tv più tristi da sempre
Forse, anche se in modo diverso e con storie diverse, Six Feet Under fa lo stesso gioco di Scrubs mostrandoci tutto quello che succede tra la vita e la morte. Perché sì, questa è in assoluto una serie che parla di morte, ma che mai in alcun modo esclude la vita. Le fa camminare di pari passo, le mette sullo stesso piano ricordandoci che una non può esistere senza l’altra. Ogni evento della serie parte da una drammatica perdita, quella del padre di famiglia. Tutti, a seguito di questo devastante lutto, si riavvicinano, si urlano in faccia, si perdono e si ritrovano e non solo tra di loro e con loro. Tutto quello che abbiamo elencato i personaggi lo svolgono anche e direttamente con loro stessi. Non avevano mai davvero avuto la possibilità di conoscersi, ma eccoli qui mentre prendono il coraggio di farlo con tutti i drammi del caso. Perché se è vero che tutto parte dal lutto del padre, è altrettanto vero che non è questo l’unico evento devastante che vivono. Ognuno ha le proprie crisi, e ognuno prova a farcela come meglio può. Alcune di queste sono collegate all’argomento predominante della morte, altre vanno oltre raccontando la vita con tutti gli ostacoli del caso. Insomma, in qualsiasi modo la poniamo, le nostre lacrime non hanno scampo.
6) BoJack Horseman
La storia è quella di un cavallo antropomorfo sotto forma di cartone animato, cosa potrebbe mai succedere? Che tu venga risucchiato dentro un vortice insano che ti mette con le spalle al muro con l’obiettivo di farti vedere chi sei tu, ecco cosa può succedere, ecco qual è il potere di una grande serie. BoJack Horseman è una grandissima serie, non è solo una delle Serie Tv più tristi. Ti fracassa, ti rompe, ti riduce a brandelli e poi termina la sua storia. Non gliene frega niente di essere un cartone animato, e forse la sua forza è proprio lì perché non appena la inizi, prendendola per quello che alla fine scopri non essere, ti stupisce subito. Non ce la fai a non riconoscerti in almeno uno dei personaggi e non ce la fai a non rivedere uno dei tuoi rapporti lì dentro. C’è un tipo di legame per ogni rapporto: uno per l’amore indissolubile, un altro per un rapporto malfunzionante di amicizia che – non si sa come – sopravvive, un altro per chiunque faccia parte di una famiglia disfunzionale, un altro per una fedeltà che non smette mai di essere tale anche se messa a dura prova e un altro per te con te stesso. Per ognuno di questi fronti c’è un esempio, ma mai una lezione di vita moralista. Perché BoJack Horseman non ti vuole insegnare nulla, ma solo raccontarti ciò che sei e ciò che non sei. Un cartone animato, si, ma solo all’apparenza. Per il resto, è solo la tua biografia.
7) Whey They See Us, una delle Serie Tv più tristi basata su una storia vera
Ciò che differenzia questa serie da tutto quello che abbiamo citato fino ad adesso, è che purtroppo questa è una storia reale, vera e autentica. Ogni cosa raccontata in When They See Us è accaduta in un tempo non troppo distante dal nostro, e non è stata intenzione della serie edulcorare neanche un evento di questa tragica storia. Ciò che abbiamo di fronte non ci fa nessuna carezza, nessun sconto. Il ragazzo sanguinante nella foto, ha sanguinato davvero. I cinque ragazzi del Central Park sono davvero finiti in prigione per un crimine non commesso con l’unica accusa il colore della pelle, e la fretta di avere un nome colpevole per far giustizia. Ma cosa è la giustizia se è una bugia? Perché l’America, una volta ottenuti i cinque nomi finti dei colpevoli, ha pensato di aver fatto giustizia, ma così non è stato. Li ha sorpresi sapere che per quella violenza così inumana non sono serviti cinque teste, cinque coppie di mani, ma solo una. Li ha sorpresi scoprire che il loro odio è stato tutto rinchiuso dentro la vita di cinque persone sbagliate, e che quindi tutti i loro sforzi per umiliarli e urlargli contro siano stati inutili. L’America ha trasformato un caso di stupro e violenza in un caso di razzismo, e diciamolo: non era facile. Perché di fronte a un evento così drammatico, il colore della pelle non si guarda. Si arresta il colpevole e lo si condanna a marcire con se stesso dentro a una cella: fine dei giochi. Il colpevole, quello giusto, quello che si arresta sulla base delle prove concrete, non sul pregiudizio.
8) Sons Of Anarchy
Sons Of Anarchy si guadagna il posto come una delle Serie Tv più tristi di sempre con non poca facilità. Lo capisci probabilmente subito quando alla fine della prima stagione viene intonata Can’t Help Falling in Love e il motociclista che hai di fronte si toglie il giubbotto di pelle per andare a incontrare il figlio appena nato. Cominci a capire che quella che hai di fronte è una storia il cui finale non può neanche lontanamente essere immaginato perché ogni personaggio verrà messo in discussione fino alla fine, fino alla disperazione. Sons Of Anarchy vuole scavare a fondo di ogni evento, discussione, parole detta a metà e personaggio. Non si accontenta di raccontare, vuole far vivere. Non divide le cose in compartimenti stagni, le unisce per creare un’unica grande storia. Non conosce limiti, e non conosce barriere da non voler superare. La storia dei motociclisti non esclude l’amore, ma l’amore non esclude la violenza, le lotte. L’azione non esclude l’empatia, i momenti di riflessione. Il coraggio dei protagonisti non esclude le loro incertezze, le loro debolezze. Ma loro non escludono la loro forza. Il racconto introspettivo non esclude il mistero, ma il mistero non esclude noi dal sapere. Siamo tutti dentro Sons Of Anarchy fin dal primo episodio, pronti a toccare il fondo insieme ai protagonisti in una storia talmente umana da portare con sé tutte le contraddizioni dell’esistenza.
9) After Life
Di solito le storie si concentrano sul lungo calvario di sofferenze che una persona prossima alla morte subisce, consegnandoci un finale in cui o si piange per il miracolo, o si piange per l’epilogo che aspettavamo. After Life no. Lei racconta un dramma già consumato dal punto di vista di chi, invece, rimane in questo mondo dopo aver subito un lutto. Deve tirare avanti, si, ma come? Come si fa a non sopravvivere al dolore di vedersi portare via un arto, una parte fondamentale della nostra vita? Non lo sa, After Life non lo sa e non te lo insegna. Ti insegna, però, a vedere la bellezza collaterale delle cose che sta e risiede solo nella vita, nell’essere ancora a tu per tu con la tua esistenza. Non puoi ovviare il problema, non puoi far finta di nulla. L’unica cosa che puoi fare è convivere con quel dolore, renderlo tuo alleato, tuo degno compagno di giochi. Deve diventare la persona stessa che ti manca, devi sopravvivere grazie a lui perché questa sofferenza che ti sta lacerando, è il ricordo di ciò che ti manca. Che ti piaccia o non ti piaccia, è lui l’unica cosa che ti rimane di concreto, ed è questo quello che Tony – il protagonista della serie – sta cercando di fare, anche se è difficile, quasi impossibile.
10) Rectify, un gioiello nascosto in mezzo alla lista di Serie Tv tristi
Rectify è nascosta, ben meno conosciuta rispetto alle altre Serie Tv tristi di cui abbiamo parlato fino ad adesso. In qualche modo, le altre, se non le avete viste le conoscete comunque, le avete sentite, visto qualche spezzone. Rectify invece lavora nel silenzio, e non pretende neanche di prendersi la scena tutta per sé. Vuole esistere, vuole essere scovata e scelta, non vuole capitare. Una storia che, in qualche modo, riesce a ricordare la tragedia di When They See Us ma che va oltre con l’obiettivo di fossilizzarsi su quello che accade dopo quando esci dal carcere per un crimine che non hai fatto e devi rassembrare i cocci. Non sei tu il colpevole, ma per anni hai condotto questa vita. Hai subito ciò che subisce un assassino, e questo è quanto basta per fartici sentire almeno all’apparenza. Ma per fortuna questa è una storia che vuole l’essenza, vuole la costruzione, la ricostruzione, l’analisi di un personaggio che ha dovuto convivere con se stesso dentro una cella, scoprendosi forse non pronto alla vita una volta uscito da lì. Tornare alla normalità può essere devastante tanto quanto passare 19 anni dentro un carcere, ma lì devi fare i conti con te stesso. Non puoi in alcun modo pensare di uscire di lì felice perché libero, perché dopo un evento del genere ci vorrà molto di più che delle manette tolte per sentirti libero. Ed è così che Rectify traccia lo scheletro della sua storia: parte da una cella, e finisce nell’aria aperta raccontando come trovare la libertà – in realtà – non sia facile in nessuno dei due casi.