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L’evoluzione della serialità turca

Una scena tratta dalla serie tv turca Terra Amara

Il fenomeno delle serie tv turche merita un’analisi accurata. Un’analisi e una ricostruzione dettagliata del perché stiano incidendo tanto sul mercato streaming-televisivo globale. Lo dicono i numeri, e ci arriveremo. Lo rimarca il successo che stanno avendo in Italia, uno dei mercati più importanti in tal senso. E lo evidenzia anche il forte interesse che le serie tv turche stanno attirando sui social da qualche anno a questa parte.

Per analizzare accuratamente un fenomeno del genere, a suo modo unico nel nostro panorama nazionale e all’interno dello scacchiere mondiale, è utile partire da alcuni dati che ci riguardano direttamente. La stagione streaming-televisiva in corso, infatti, sta consolidando dei numeri che negli ultimi anni si erano già espressi attraverso una molteplicità di titoli. Titoli variegati e in grado di attraversare i generi puntando a target differenti, consolidando l’idea che si non si stia parlando di casi isolati.

I risultati, d’altronde, sono sotto gli occhi di tutti. L’ascesa delle serie tv turche, certificata da numeri molto forti, è costante.

Quello che molti non sanno, infatti, è che il movimento turco sia figlio di una produzione industriale d’altissimo profilo. Altissimo, al punto da avere pochi eguali al mondo. Secondo le stime di Parrot Analytics, autorevole società di analisi dati, la Turchia sarebbe al momento il terzo Paese esportatore di serie tv nel mondo, piazzandosi appena dietro ai colossi Stati Uniti e Gran Bretagna. Sempre secondo lo stesso report, tra il 2020 e il 2023 la domanda globale di serie tv turche sarebbe aumentata del 184%: numeri impressionanti che doppiano quelli altrettanto ragguardevoli di un altro movimento in ascesa totale, il sudcoreano. Un altro dato: nel 2022, la Camera di Commercio di Istanbul stimava il valore di mercato dell’industria in 600 milioni di dollari. E ancora: secondo Il Foglio, si stima che le serie tv turche siano guardate in più di 170 Paesi da circa 750 milioni di spettatori“.

Non è un caso, allora, che gli investimenti siano in crescita. E porteranno presto sui nostri schermi alcuni altri titoli che arricchiranno la proposta.

Tra il mese di novembre e il mese di dicembre, infatti, sbarcheranno su Mediaset Infinity altre due serie tv che dovrebbero avere molto da dire: Love, Reason, Get even (arrivata proprio questa settimana, abbiamo parlato qui del perchè sia da tenere d’occhio) e Io sono Farah.

Love, Reason, Get even è una rom-dramedy incentrata sulle vicende sentimentali di una coppia da poco divorziata, coinvolta in una dinamica conflittuale tra aspirazioni di vendetta e sentimenti mai sopiti. L’apparente incomunicabilità tra i due darà vita a un’appassionante storia dai risvolti imprevedibili. Apprezzata in patria, è una dramedy romantica dall’ottimo potenziale anche per il pubblico italiano. Una storia che richiama gli elementi storici del genere, abbinandoli a innovazioni dal fascino esotico.

Io sono Farah, invece, è un thriller dalle forti connotazioni drammatiche che concentra l’attenzione su una giovane ragazza iraniana trasferitasi dall’Iran alla Francia per poi arrivare in Turchia da latitante, ritrovandosi a dover affrontare complesse vicende personali che metteranno a dura prova la sua vita. L’esperienza a Istanbul, infatti, sarà condizionata fortemente dalla scoperta di una rara malattia che ha colpito suo figlio. E non è tutto: una serie di circostanze la porteranno a dover fronteggiare gravi pericoli all’interno di una storia torbida. Un’avventura intensa, da vivere col fiato sospeso.

Love, Reason, Get even e Io sono Farah si affiancano alle altre serie tv turche dell’offerta Mediaset Infinity.

Tra le più conosciute serie tv turche disponibili su Mediaset Infinity sono da menzionare sicuramente Endless Love, una struggente storia che coinvolge Kemal e Nihan in una relazione che sogna di poter essere finalmente libera, e Terra Amara, il racconto di una donna che lotta per l’amore in un mondo che non glielo rende mai semplice. Molto conosciuta è anche The Family, incentrata sulla storia d’amore tra un potente criminale e una psicologa.

Degne di nota anche Brave and Beautiful (un romance drama thriller), La ragazza e l’ufficiale, dedicata a chi ama le storie d’amore con uno sfondo storico, e Interrupted, serie tv turca in cui una donna si risveglia nel corpo dell’uomo che amava, morto poco tempo prima. Per gli amanti del romanticismo, citiamo anche Everywhere I go, Dreams and realities e My home, my destiny. Tra le più recenti, invece, hanno avuto ottimi riscontri La rosa della vendetta, Segreti di famiglia e If You Love.

La Turchia, in sostanza, è ormai una superpotenza televisiva assoluta. Assoluta, e con numeri da capogiro che necessitano di una contestualizzazione adeguata. Con la risposta a due domande principali: da dove arrivano le serie tv turche? E, soprattutto: perché stanno funzionando tanto?

Quella delle serie tv turche è una storia lunga almeno cinquant’anni e arriva dritta dagli anni Settanta. Tuttavia, è solo negli ultimi vent’anni circa che si è affermata a livello internazionale a seguito di investimenti ingenti in un settore sempre più florido, assecondando ambizioni sociopolitiche che mirano a una costante espansione oltre i propri confini. Le cosiddette dizi (abbreviazione di televizyon dizileri, traduzione di serie tv) affondano le radici su una produzione di massa che sforna qualcosa come sessanta nuove serie tv all’anno. Di queste, oltre centocinquanta sono state esportate in varie parti del mondo. L’Italia, grazie soprattutto a Mediaset, è una delle realtà più importanti, ma le dizi proliferano in tutta Europa – Spagna in particolare, dove il successo è fragoroso – oltre che nel Sud America, nel Medio Oriente, nel Nord Africa e nei Balcani.

I segreti del successo sono due, su tutti. Le dizi declinano peculiarità locali attraverso tematiche e narrazioni di facile accesso anche per target internazionali molto distanti dalla cultura turca. E garantiscono, allo stesso tempo, delle opere dal budget sostenibile, prodotti a un ritmo vorticoso e con livelli qualitativi generalmente buoni.

A proposito delle chiavi di produzione industriale delle serie tv turche, è interessante una considerazione di Yusuf Pirhasan, autore della serie “La morra cinese”. Il regista, intervistato alcuni mesi fa dall’AGI, ha evidenziato la notevole efficienza del movimento, in grado di girare, montare e tradurre tre episodi pilota nell’arco di un mese e mezzo. “La fase di scrittura, set, montaggio e messa in onda è all’inizio velocissima. Tre episodi di due ore vanno in onda a distanza di una settimana l’uno dall’altro e poi subentrano lo share e le reazioni del pubblico. Se la serie va bene allora la produzione da il via libera ad andare avanti. Nel migliore dei casi la storia finisce sulle piattaforme streaming e viene trasmessa all’estero”. Produzione, feedback ed esecuzione, costanti e a ritmi insostenibili per chiunque altro (o quasi). A fronte di investimenti nettamente inferiori rispetto alla resa globale.

Oltretutto, i target sono trasversali. In Italia, al momento, abbiamo familiarità principalmente con produzioni destinate al grande pubblico. Produzioni studiate nel dettaglio, con un obiettivo chiaro: distinguersi dalla storica produzione di massa delle soap opera con chiavi alternative e al passo coi tempi.

La qualità è mediamente superiore a quelle delle soap opera storiche sia sul piano estetico che sul piano narrativo, mentre ci restituisce dei prodotti che rivisitano alcuni topoi della letteratura televisiva di massa (storie d’amore tormentate, intrighi familiari, tradimenti, storie di malaffare su vari livelli) valorizzando l’immaginario comune senza ricorrere ai soliti stereotipi. Le dizi sono esteticamente più “occidentalizzate” rispetto al passato, ma suggestionano con un fascino esotico a suo modo unico. Tradizione e innovazione si combinano così in prodotti universali e senza tempo, ben contestualizzate nel mondo in cui viviamo. Le dizi avvicinano il pubblico al mondo turco, restituendo scenari contemporanei (abbastanza) credibili che non rinunciano all’identità storica sul piano socioculturale.

Da qui, il successo: le chiavi d’accesso ampliano i potenziali target e allargano il fronte del pubblico anche alle generazioni più giovani, meno legate alle soap opera di matrice sudamericana o statunitense. Le dizi sono altro, e sfuggono alle rigide catalogazioni a cui siamo abituati: è un genere a se stante, con obiettivi diversi e un respiro narrativo ed espressivo più variegato. Occidentali nell’impacchettamento, turche nello spirito e nell’attaccamento alla sua tradizione. Con notevoli vantaggi per chi acquista le serie tv turche. I costi sono ancora ridotti e la resa garantita da una sapiente alchimia che si connette al pubblico con grande efficacia.

Si parla di pubblico, ma anche la critica internazionale sta prendendo atto della crescita del movimento.

Le diffidenze storiche, improntate talvolta su una ingiustificata denigrazione aprioristica di questi prodotti, si stanno scontrando con la realtà di una produzione di massa che è stata capace di conquistare anche le platee internazionali più ostiche. È stato così persino negli Stati Uniti, Paese nel quale il terreno sembrava essere poco fertile. Nel 2023, la serie Yargi, aveva vinto il premio come “miglior telenovela” ai Daytime Emmy, conquistando un riconoscimento storico che certifica la bontà del progetto globale.

L’evoluzione delle presunte “soap opera” – e ripetiamo, la definizione sarebbe impropria – non è la sola chiave di espansione delle serie tv turche. Seppure rappresentino indubbiamente il core business del movimento, le dizi spaziano dalle commedie ai gialli, passando per polizieschi, drammi storici (ambientati soprattutto nell’epoca dell’Impero Ottomano) e tanto altro, spesso con chiavi ibride. Sono i prodotti più generalisti ad aver avuto l’impatto maggiore, creando un immaginario intrigante che si riflette anche in una forte crescita del turismo locale e nel grande successo delle star principali. La carriera italiana di Can Yaman è sotto gli occhi di tutti, consolidata da titoli Bitter Sweet e Mr. Wrong (disponibili su Mediaset Infinity), lo dimostra ampiamente.

In definitiva, il successo delle serie tv turche in Italia e nel mondo non è affatto casuale. Affonda le radici su una storia specifica, sviluppata per intrigare anche i mondi più distanti. Una storia di successo che non ha ancora mostrato il suo massimo potenziale, e che necessiterà sicuramente di vari aggiornamenti nei prossimi anni. Alla faccia di chi pensava che fossero solo un fenomeno episodico.

La nuova romantic comedy Love, Reason, Get even è disponibile dal 13 novembre su Mediaset Infinity con un nuovo episodio al giorno, dal lunedì al venerdì