C’è una differenza abissale tra le serie tv che narrano le vicende dei teenager e quelle che invece affrontano a viso scoperto la tematica dell’adolescenza, come Sex Education. Soprattutto negli anni passati, le serie tv che vedevano i giovani protagonisti erano destinate alla visione dei giovani stessi, i quali potevano rivivere sullo schermo le avventure dei loro coetanei alle prese con le difficoltà più comuni della crescita.
Beverly Hills 90210, Dawson’s Creek ma anche Glee, The Society, Stranger Things e molte serie italiane sull’argomento nascono per offrire ai teenager un intrattenimento leggero, seppur intelligente, mostrando loro come comportarsi e come affrontare le turbe adolescenziali. Non vogliono rappresentare questa fase per quello che è, anzi trattano con le pinze argomenti bollenti come il suicidio, la depressione, la sessualità, l’abuso e i disturbi mentali.
Seppure abbiano questa audacia di fondo, però, alcune serie hanno comunque il limite di restare in un limbo dove si può parlare di “certe cose” fino ad un certo punto.
Il teenager è tormentato, ma dai brutti voti, dai compagni di classe e dai problemi di cuore. A volte ci troviamo di fronte a timidi scontri generazionali tra genitori ignari e adolescenti raffigurati come una versione simpatica di Samara di The Ring posseduta da un demone chiamato ormone della crescita che le fa blaterare cose strane.
Sminuire questa età è una tendenza diffusa tra gli adulti di ogni epoca. Ma l’adolescenza non è un gioco da ragazzi. Non è fatta solo di pianti isterici, pantaloni che non entrano, piedi puzzolenti e cuori infranti. È una tematica importante che va affrontata in tutti i suoi aspetti, soprattutto quelli più cupi, con estrema serietà. Gli studi dimostrano che le esperienze fatte in questa fase sono decisive e influiscono sullo sviluppo emotivo fino a ripercuotersi sull’intera esistenza di un individuo.
Ecco quindi 5 serie tv uscite nell’ultimo decennio che hanno raccontato la Generazione Z (i nati tra il ’96 e il 2010) “come prima nessuno mai”, per dirla alla Muccino.
Abbiamo scelto serie tv che andrebbero viste sia dagli adulti che dai ragazzi, magari insieme, perché hanno un effetto terapeutico. Abbattono i pregiudizi e aprono la mente superando ogni stereotipo. Non si tratta di teen drama, ma di drama sull’adolescenza capaci di colmare ogni gap generazionale, l’assenza di un vocabolario comune e la mancanza di comunicazione. Tutti fattori che sono spesso la causa del profondo disagio di un ragazzo e di una ragazza tra i 13 e i 18 anni.
1) Sex Education
Il rapporto degli adolescenti con la sessualità è spesso un elefante nella stanza. In questa serie Netflix uscita nel 2019 non abbiamo una mamma per amica, ma una mamma terapista sessuale che ammazza l’elefante. Jean Milburn nonostante causi continui imbarazzi al figlio Otis – alle prese con i primi cambiamenti ormonali – ci dimostra senza equivoci una cosa importantissima: l’educazione sessuale è alla base dello sviluppo della persona.
La serie affronta tematiche intime in modo esplicito aiutandosi con l’ironia. Un effetto che permette alla narrazione di non essere mai volgare o banale. Al contrario, permette di esorcizzare l’imbarazzo e di fare luce su quelle questioni che generano dubbi amletici e turbano qualunque teenager (e pure qualche adulto). Sex Education dimostra l’importanza di aprire un dialogo onesto e maturo su questi aspetti. Sprona gli adulti a non nascondersi sotto il cavolo da cui, ci dicono, nascono i bambini, e allo stesso tempo aiuta gli adolescenti ad affrontare senza imbarazzo la propria intimità.
Quando una serie tv riesce con tanta eleganza ad eliminare la componente “vergogna” dalla sessualità, beh… siamo di fronte alla prova che (grazie a Dio) i tempi sono cambiati.
2) 13 Reasons Why
La serie uscita tra il 2017 e il 2020 è una vera mattonata sullo stomaco. Soprattutto la prima stagione incentrata sulle tredici ragioni per cui Hannah Baker si è tolta la vita. Tredici dimostra con estrema lucidità l’abisso comunicativo tra i grandi e i piccoli, dal quale troppo spesso derivano i problemi e le situazioni drammatiche. La prima stagione crea angoscia in chiunque la veda, ma soprattutto è un urlo di dolore rivolto agli adulti. Senza filtri tratta temi impronunciabili e non solo: la serie è legata ad un progetto di supporto per spronare gli adolescenti a chiedere aiuto.
Tredici dovrebbe essere guardata sia dagli adulti che dai teenager. Eppure ha attirato su di sé tante polemiche ed è stata censurata da coloro che ritengono possa istigare i giovani a fare qualcosa di pericoloso. La forza del messaggio di questa serie sta tutto qui: non parlarne non fa sparire il problema. Bisogna affrontare queste tematiche per prevenire i problemi e, per quanto complesse, non possiamo continuare a nasconderle sotto al tappeto dell’indifferenza.
3) Skins
“Skin” ovvero pelle, ma anche cartina per rollare le sigarette. Si tratta di una serie datata 2007, ma andata avanti fino al 2013, che forse è molto più vicina ai Millennials che alla Gen Z. L’abbiamo inserita in questa lista perché ha segnato un momento di passaggio tra i teen drama e quelle serie che mostrano l’adolescenza per quello che è realmente. Skins ha fatto da apripista e ha strappato via con prepotenza quella patina di moralismo avvolta intorno a questa tappa esistenziale.
Il pregio di Skins è di aver dato dignità all’argomento e anche se già diverse serie tv ci avevano provato (come Daria, sempre su MTV), nessuna è riuscita a uscire dalla nicchia dei giovani. Le vite di un gruppo di adolescenti vengono finalmente mostrate senza filtri, senza pregiudizi e senza pretese moraleggianti.
4) The End of the Fu***ing World
Uscita nel 2017 è in assoluto una serie in cui l’adolescente è visto sotto una luce nuovissima. The End of the Fu***ing World spiazza, come anche in parte fa Sex Education. Tra chi la elogia e chi la critica aspramente, nessuno può negare che si tratta di un prodotto originale da qualunque punto di vista. Parla della Generazione Z in modo insolito, grottesco e bizzarro, senza scadere nel comico. Anzi, è tragicomica e riesce a suo modo a far dimenticare persino ad un adulto che i protagonisti sono dei ragazzini e fa venire voglia a chiunque di gridare con la bocca sopra a un cuscino.
La morbida tenerezza dei sweet sixteen è un pallido ricordo. Sulla stessa scia seguirà I Am Not Okay with This, altro piccolo gioiello. Uno dei meriti di The End of the Fu***ing World è di sicuro il modo intelligente con cui tratta il tema della depressione.
5) Euphoria
Treccani definisce l’euforia così:
Sensazione, reale o illusoria, di benessere somatico e psichico che si traduce in un più vivace fervore ideativo, maggiore recettività per gli aspetti belli e favorevoli dell’ambiente, tendenza a interpretazioni ottimistiche; può essere segno di una reale condizione di perfetta salute, ma talora è connesso con fenomeni per lo più lievi d’intossicazione (da alcol, stupefacenti, ecc.), o con disturbi psichici, o addirittura con stati tossinfettivi gravi.
La definizione citata basterebbe a descrivere questa serie di 8 puntate uscita nel 2019 che ha sconvolto tutti per il suo iperrealismo. Le tematiche che affronta, e il modo in cui lo fa, sono difficili da digerire e nessuno riesce a restarne indifferente. I tempi in cui potevamo fingere che andava tutto bene sono finiti. I tira e molla tra Joey e Pacey non sono nemmeno più un ricordo. La profondità con cui viene trattato il disturbo bipolare, la solitudine e la tossicodipendenza è imbarazzante in quanto a crudezza e vividezza. È impossibile guardare dall’altra parte. Euphoria è spietata ma non è crudele: è il mondo in cui viviamo ad esserlo e la serie lo urla apertamente.
Tutti questi racconti hanno saputo toccare temi caldissimi in maniera intelligente, “adulta” e mai banale.
Temi che pochi adulti riescono ad affrontare senza buttare giù litri di saliva. Da Sex Education a Euphoria, qui non siamo più di fronte a prodotti di puro intrattenimento, ma a qualcosa che assolve quasi una funzione di utilità sociale, che però non sfocia mai in derive moralistiche.
Le serie come queste non vogliono insegnare nulla. Vogliono solo aprirci gli occhi e costringerci a guardare. Siamo in un nuovo Neorealismo dove lo scopo è mostrare una realtà che esiste, senza trucchi e senza inganni. Ognuno è libero di trarre le proprie conclusioni.
Una precisazione è d’obbligo.
Chi ha scritto questo articolo è una Millennial che è stata un’adolescente a cavallo tra gli anni ’90 e i 2000. Un periodo in cui non era tanto abituale parlare di bullismo, di suicidio giovanile e di sessualità e dove, per avere qualche sorta di (confuso) chiarimento, bisognava affidarsi a riviste di dubbia attendibilità o ai parenti più grandi. È quindi un sollievo vedere questi temi finalmente sdoganati con intelligenza e sensibilità non solo a scuola e in famiglia, ma anche in tv. Anzi, ben venga che un luogo preposto all’intrattenimento come la tv possa aiutare sia adulti che ragazzi a parlare di questi argomenti. Perché nell’adolescenza non sono coinvolti solo i teenager, ma anche i genitori, ogni adulto e gli insegnanti. E magari anche una serie tv può aiutare a far sentire qualcuno meno solo in un’epoca dominata dal cyberbullismo e dall’odio sul web.
Il successo che queste serie tv hanno avuto tra tutte le generazioni di spettatori non indica solo che la nostra società è maturata, ma è la dimostrazione che è arrivato il tempo di abbattere nuovi tabù e pregiudizi.