Negli anni, Shonda Rhimes ci ha regalato alcuni dei personaggi più iconici del panorama telefilmico, serie tv che hanno fatto il giro del mondo e storyline in cui più e più volte abbiamo trovato risposte ai nostri dubbi e parole in cui riconoscerci. Le protagoniste femminili dei suoi show sono diventate esempi di donne tenaci e pronte a sopportare il peso del mondo con la schiena dritta e un sorriso stampato sul viso (Meredith negli anni ne è diventata l’esempio lampante), e gli intrecci che la sua penna geniale è riuscita a partorire ci hanno tenuti incollati allo schermo e col fiato sospeso per intere stagioni.
In tutta queste bellezza, però, la Re Mida degli showrunner non è riuscita ad evitare errori parecchio grossolani.
Scelte narrative azzardate che, più che movimentare una trama che sembrava essersi arrotolata su se stessa, l’hanno portata a tradirsi e a perdersi. Uscite di scena improvvise, morti insensate e finali di serie senza né capo né coda, un repertorio più o meno ricco di castronerie che ha aizzato i fan alla rivoluzione e li ha portati a mettere in dubbio la visione della regista.
Abbiamo provato a ripercorrere quelle che più ci hanno rovinato lo show del cuore o che, malauguratamente, hanno colpito proprio alcuni dei nostri personaggi preferiti. Insomma, tutti quei plot twist che non ci saremmo mai aspettati e che, ancora dopo lustri, ci spingono a nutrire un bel po’ di rancore nei confronti della cara Shonda. Perché certe cose proprio non si possono perdonare. Neppur volendo.
1) L’uscita di scena di April Kepner
Avete presente il dolore che sentite quando assistete alla lenta e spietata demolizione del vostro personaggio preferito? Ecco, se la risposta alla vostra domanda è sì, allora mi capirete in pieno.
Da aficionada di Grey’s Anatomy, mi sono affezionata più o meno a tutti i personaggi, ma solo per alcuni avrei riempito di querele Shonda Rhimes. Uno di questi è proprio April Kepner. La sua era una storia che avrebbe meritato molto di più che concludersi improvvisamente dietro allo strascico di una relazione finita male. Una donna forte che ha saputo vincere il dolore e ripartire da zero, a testa alta, senza lasciarsi fagocitare dagli ostacoli. Un medico eccezionale che, più volte, ha dimostrato di essere nata per fare il mestiere che aveva scelto e che l’aveva scelta. Quella che la regista ha dato al suo arco narrativo non è, in nessun modo e in nessun mondo, la degna conclusione che avrebbero meritato. Perché April non si sarebbe mai arresa. Non avrebbe mai e poi mai abbandonato il camice bianco. Non si sarebbe mai lasciata alle spalle quella sala operatoria che, forse, le ha fatto brillare gli occhi come e più di Jackson Avery.
2) L’indegno finale di serie di Scandal
Era il 19 aprile del 2018 quando andava in onda l’attesissimo series finale di Scandal, altra punta di diamante dell’impero di Shonda Rhimes.
Sono passati quasi due anni e i fan più accaniti non hanno ancora dimenticato e imparato a perdonare quello scempio. Per svariati, troppi motivi. Primo tra tanti, la durata: non si può mettere un punto a uno show come quello con una misera puntata di un’ora. Sicuramente non ci si aspettava La Corazzata Pötemkin, ma nemmeno una misera puntata da 60 minuti scarsi, fin troppo pochi per sciogliere tutto quello che andava sciolto. E infatti il risultato è stato discutibile, fin troppo affrettato, fin troppo condensato. Per non parlare dell’infelice scelta di far morire uno dei pochi personaggi ancora salvabili, il povero David Rosen. Ma quello che, probabilmente, ha fatto irritare più di tutto i Gladiator è stata la storyline riservata a Olivia Pope. Non si è capito se lei e Fitz abbiano avuto finalmente il tanto desiderato lieto fine, non si è capito se sia riuscita a diventare o meno presidente degli Stati Uniti. Una figura di quella levatura aveva diritto a un finale ben più strutturato di un affastellarsi disordinato di domande che non troveranno mai più alcuna risposta. Se non nelle fanfiction e nelle fantasie di chi, in quella serie, ha creduto tanto ed è rimasto con un pugno di mosche.
3) La morte del fidanzato di Amelia Shepherd in Private Practice
Amelia è uno dei personaggi più sfortunati e bistrattati di Shondaland. Provate a immaginare una disgrazia e scoprirete che la povera Shepherd l’ha patita, subendone tutte le conseguenze all’ennesima potenza. Tra i twist più crudeli che Shonda le ha fatto capitare, sicuramente la morte del fidanzato per overdose conquista la palma d’oro. Dopo aver finalmente deciso di disintossicarsi e di lasciarsi le droghe alle spalle, Amelia propone a Ryan di concedersi un’ultima dose. Nonostante qualche rimostranza iniziale, il ragazzo accetta il compromesso. Il mattino dopo, non si sveglierà.
La scena lascia addosso allo spettatore un’angoscia e una tristezza difficili da digerire. Quella disperazione negli occhi di Amelia rappresenterà sì l’occasione e lo start della sua ripartenza, ma ti squarcia dentro, facendoti sentire sulla pelle tutta la sua sofferenza. Purtroppo, non sarà la prima né l’ultima delle grane che dovrà affrontare.
4) Il trattamento riservato a Mark Sloan e Lexie Grey
Avevano tutte le carte in regola per diventare i MerDer 2.0 e invece Shonda Rhimes ha sminuzzato la loro storyline fino a ridurla in polvere. No, non c’entrano le rispettive morti, lo sfacelo era iniziato molto prima di quel maledetto incidente aereo.
Lexie e Mark erano riusciti a superare insieme le occhiatacce della gente, il vocio indagatore che sembrava seguirli in ogni dove e quella differenza d’età che disturbava molto più gli altri che loro. Una gioia passeggera e fugace che, ben presto, si è scontrata con una figliastra uscita da non si sa dove, con un Jackson Avery che con la piccola Grey c’entrava quanto la liquirizia con le uova al tegamino e con un orgoglio che li ha portati ad abbassare la cortina di ferro soltanto quando ormai era troppo tardi per ricominciare. Ah, quanto sarebbero stati belli, quanto sarebbe stato interessante vederli crescere e camminare insieme proprio come Meredith e Derek, viversi una quotidianità che si sono visti negata e una normalità che stavano iniziando a costruirsi prima che tutto si perdesse dietro a tante, troppe cose inutili.
Tra tutte le scelte narrative che la showrunner ci ha imposto, questa è quella per cui, probabilmente, l’ho odiata di più (e continuo a odiarla, a dirla tutta).
5) Quasi tutte le tragiche dipartite che hanno costellato le varie stagioni di Grey’s Anatomy
Di Grey’s Anatomy, si sa, ricordiamo le meravigliose storie d’amore (non a caso ha un posto d’onore in questa classifica), le dichiarazioni da favola, i salvataggi eroici, le diagnosi strampalate e…l’infinita sequela di morti.
Alcune festeggiate con processioni e trenini che farebbero invidia a quello di Capodanno, altre piante fino alla fine dei tempi. Ma occupiamoci pure di questa seconda categoria. Lo so, non posso essere solo io, so che anche voi serbate ancora un tremendo rancore per la morte di Derek Shepherd. L’attore avrà pure palesato il desiderio di andarsene, ma quella fine lì non sarebbe stata accettabile neppure per una comparsa. Far morire il coprotagonista per la negligenza di un team che avrebbe potuto salvarlo se solo ci avesse messo un minimo di attenzione, non è cattiveria, è proprio crudeltà allo stato puro.
Per non parlare del destino riservato a Lexie Grey, a Mark Sloan e a George O’ Malley, figure che avrebbero potuto colorare la trama dello show di sfumature accattivanti e insolite, e che invece sono stati obliterati dietro allo spettro di tragedie evitabili e scene ben poco degne di tutto quello che erano stati e che avevano regalato all’intreccio. Mi sembrano ottimi motivi per non seppellire l’ascia di guerra. Nemmeno tra cinque, dieci o mille anni.
Cara Shonda, sei ancora nel mio radar.