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La classifica dei 10 teen drama più profondi di sempre

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I teen drama da sempre dominano la scena seriale con la loro più versatile funzione: possono svolgere un ruolo educativo, possono raccontarci storie vicine a noi, possono essere tutto quello che non avverrà mai. Una cosa rispetto a questo genere, però, rimarrà sempre certa: mette quasi d’accordo tutti. La sua versatilità sussiste ed è tangibile grazie al suo saper essere sempre diverso, sempre nuovo. Quando ci rapportiamo a lui torniamo a essere adolescenti, o se lo siamo sentiamo di essere potenti in un periodo della nostra vita dai contorni magici e più che vivi.

In giro è possibile scovare le più molteplici storie ma quello che da sempre fa la differenza è la profondità con cui queste vengono trattate. Se sai trovare la storia giusta dentro di te non potrai far finta di nulla: l’empatia ti mangerà vivo e ti costringerà ad affezionarti a ogni frammento, a ogni vicenda che – anche se lontana da te – ti si attaccherà addosso.

In questo senso il materiale è più che vario. Il momento di fare la classifica dei 10 teen drama più profondi è arrivato. Vediamola insieme!

10) Derry Girls

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Decimo posto per Derry Girls, un teen drama che viaggia su due binari ben definiti: quello dell’adolescenza e quello della guerra.

La storia è ambientata negli anni ’90 a Derry, una cittadina dellIrlanda del Nord, situata proprio sul confine con l’Irlanda. Gli anni protagonisti della serie furono estremamente difficili per i cittadini che erano vittime, ogni giorno, di allarmi bomba e attentati. Ed è su questa scena che le quattro amiche di Derry Girls affrontano la loro adolescenza: convivendo con il terrore di vivere una guerra civile sotto i propri piedi. Tutto nella serie urla la confusione di un mondo che non riesce a fermarsi di fronte all’odio, ma lo cavalca annientando ogni particella di bontà ancora resistente.

In mezzo a tutto questo caos, le ragazze cercheranno di fronteggiare anche le loro sensazioni ed emozioni tipiche delle adolescenti. Paradossalmente sarà proprio in questi argomenti che si sentiranno più fuori luogo: alle bombe sono abituate, a conoscere loro stesse no. Scoprire la propria identità, inseguire le proprie ambizioni le metterà spesso in difficoltà e gli farà paura perché a questo proprio non sono abituate. Alle guerra si e ogni giorno la affrontano e ci convivono con una tacita apatia frutto di un’abitudine che Derry Girls ha magistralmente raccontato, e che gli è valsa una posizione in classifica.

9) Tredici, il teen drama che avrebbe potuto guadagnare il primo posto

Nono posto per Tredici, una Serie Tv Original Netflix che per un attimo ha avuto la possibilità di diventare una delle più belle al mondo.

Perché Tredici ha iniziato il suo racconto parlando di argomenti che spesso fanno paura a chiunque: suicidio, emarginazione, bullismo, sessualità. Tutto fluisce, spesso nella vita reale, verso l’unica strada del silenzio, quella in cui ci sentiamo più a nostro agio. Ed è così che la serie sdogana questo stereotipo e ci permette di entrare a contatto con il mondo devastato degli adolescenti e lo fa insieme ad Hannah Baker, un personaggio che presto va via.

Con il passare delle stagioni – già dalla seconda – le cose iniziano a peggiorare per la qualità della serie. La storia costruita immediatamente prende un aspetto forzato e contraddittorio che rovina ciò che ha creato, ma escludere Tredici da una classifica del genere non è possibile: i temi che tratta, la crudeltà che spesso l’ha resa vittima di giudizio, sono cose che non possiamo ignorare. Anche se si è sporcata con la sua volontà di continuare la storia, Tredici è riuscita con la sua prima stagione ad assicurarsi un posto nel mondo dei teen drama con una realtà nuda e cruda che è servita a tutti i telespettatori dello show grazie soprattutto alla coralità di storie a cui ha dato vita. In un certo senso il suo obiettivo di rappresentare e mettere in scena tutte le ingiustizie che ogni giorno accadono tra i banchi di scuola, non escludendo nessuna di loro, è stato raggiunto e questo non c’è errore che lo possa contraddire.

8) Dawson’s Creek

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Ottavo posto per Dawson’s Creek, il teen drama che supera lo spazio e il tempo e rimane ancorato alle nostre memorie.

Dawson’s Creek, nonostante porti i suoi anni 90 fieramente e quindi si discosti molto dalla nostra attualità, riesce a essere comunque la scelta giusta. Mettendo per un secondo da parte le relazioni, i rapporti e i triangoli amorosi, scopriremo che la serie è un misto di storie che ne creano una sola e lineare: quella della crescita. Tutti in Dawson’s Creek crescono affrontando problemi familiari importanti, mancanze, lutti e delusioni. Ogni personaggio viene messo con le spalle al muro, e il finale diventa nient’altro che la chiusura di un cerchio che insegna quanto – nonostante tutto – non sempre si può raggiungere la felicità con l’ausilio della completezza. La morte di Jen sembra voler dimostrare proprio questo: tutti i suoi amici stanno raggiungendo i loro obiettivi, si stanno facendo strada nel mondo degli adulti con una serenità quasi invidiabile ma che in alcun modo è frutto di una completezza. Mancherà sempre qualcosa, e quel qualcosa è rappresentato da Jen e dalla sua morte straziante.

Ed è su questa base che Dawson’s Creek cerca di narrare le sue sei stagioni: cercando di non costruire felicità futili, ma di mantenere autentica la continua e reale sofferenza che crescere implica.

7) Beverly Hills 90210

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Settimo posto per una Teen Drama anni 90 che – come Dawson’s Creek – continua ad avere un posto imbattibile nel nostro cuore.

Beverly Hills fu uno dei primi progetti a voler rendere protagonisti argomenti come la droga, l’alcol, l’AIDS, la sessualità nella vita degli adolescenti. La serie non si è mai nascosta e non ha mai cercato di evitare la difficoltà di parlare di ciò che gli adolescenti possono essere oltre che innamorati o spensierati. Il ritratto che fa è più reale e – nonostante l’ovvia patinatura romanzata – ha contribuito a renderlo il primo vero teen drama più autentico.

Anche la discriminazione avrà un ruolo preponderante e riuscirà a essere rivoluzionaria perché condannata, raccontata da un punto di vista che in quegli anni ancora stonava. Il contesto in cui è ambientato è altolocato e questo è stato ancora più proficuo per la serie perché è riuscita – nonostante l’ovvietà della cosa – a raccontare quanto non solo le persone dalle minori possibilità possano perdersi, ma anche chi ha quasi il mondo in mano. Ed è così che la serie mette al centro di tutto chi ha una strada ben definita di fronte, di facile percorribilità, ma che perde la rotta solo per colpa sua e dell’autodistruzione, un concetto che negli anni 90 ancora non era stato davvero sdoganato.

6) Skam Norvegia

Sesto posto per Skam Norvegia, la serie che ha dato vita al nostro Skam Italia e a tutto il resto dei remake dei vari paesi.

Skam mette al centro di tutti la vita delle cinque adolescenti di Oslo. Ogni stagione punta il riflettore su una storia ben definita che riesce a trattare i più vari argomenti che passano dal bullismo, alla religione alla sessualità. Tutto questo viene fatto con un modo delicato che ti costringe a comprendere le sensazioni dei vari personaggi mettendoti di fianco a loro e ai loro demoni interiori. Guardare Skam significa voler fare un patto con il diavolo per tornare indietro nel tempo e rivivere tutto da capo, con la stessa voglia di essere vivi che hanno loro.

Quando la storia finisce con la quarta stagione, inevitabilmente un pezzo di noi si ancora a quell’esperienza conclusa. Il suo modo di esserci stata accanto ha fatto la differenza e ci ha messo allo stesso pari dei protagonisti: nessuno ci ha mai escluso e proprio questo dettaglio rende questo teen drama un vero e proprio viaggio all’interno dell’adolescenza con tutte le sue peculiarità, caratteristiche e sensazioni. Il remake italiano è riuscito ad avere un grandissimo successo grazie al suo modo di caratterizzare i protagonisti. In un certo senso lo spirito del vero Skam non si è mai perso neanche nel nostro riadattamento: ciò che ha saputo far la differenza è stata la maturità di cui le due serie – seppur di due posti diversi – hanno affrontato i vari complicati argomenti dimostrandoci che nonostante la lontananza e il modo di vivere diverso, siamo tutti sotto lo stesso tetto devastati dalle stesse cose.

5) Euphoria

Quinto posto per Euphoria, il teen drama rivelazione degli ultimi anni.

Con a capo l’attrice del momento, Zendaya, Euphoria guadagna il quinto posto con una trama devastante, sofferente e piena di sentimenti altalenanti. I liceali che abbiamo di fronte sono decisamente i più cupi della classifica: paragonandola a Tredici, infatti, scopriremo che la cupezza di cui si riveste la serie del momento non è scovabile neanche in un teen drama che si era proposto l’obiettivo di essere disturbante.

Euphoria è un racconto cattivo, crudo, insensibile che mette al centro di tutto la droga seguita altri temi delicati come il sesso, l’alcol, la difficoltà dei rapporti, la propria identità. Nessuno si conosce davvero nella serie, tutti cercano di fare del proprio meglio per sfuggire a quella dolorosa parte di vita in cui facciamo i conti con noi stessi scoprendoci non a posto. La paura di conoscersi fino in fondo è forse una delle caratteristiche più tristi dell’intero teen drama che ha riscosso un successo inarrestabile. La protagonista – Rue – non si ferma mai a guardarsi per ciò che è davvero rifugiandosi in un mondo costruito sotto acidi e tempeste che organizza dettagliatamente da sola. Sono proprio questi momenti a consentire al telespettatore di comprendere il mondo che la ragazza cerca di allontanare, ed è proprio questo il momento in cui ci sediamo di fronte a lei e ci lasciamo andare a una storia che ci strazierà a breve.

4) Chiamatemi Anna

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A un passo dal podio troviamo Chiamatemi Anna, la serie che, rivestita da una profonda leggerezza, racconta e insegna più di quanto sembri superficialmente.

Chiamatemi Anna riesce a parlare di diversità con l’ausilio di una ragazzina logorroica dai capelli rossi che, a differenza dei coetanei ma anche degli adulti, trova il bene in qualunque cosa insegnandoci che spesso siamo noi a non saper trovar il bello nelle cose. Ci distruggiamo tutto, troviamo piacere nell’autodistruzione, ma Anna no. Nonostante la sua infanzia e nonostante il modo con cui spesso viene trattata dalle persone, trova sempre il modo di non arrendersi, di trovare la chiave. Vuole sapere le risposte, vuole conoscersi fino a fondo e vuole solo la verità anche se fa male. Il coraggio di questo teen drama si nasconde tutto dentro l’ottimismo di una ragazzina che, almeno all’inizio, non ha alcun motivo per averlo.

Chiamatemi Anna affronta il dolore della diversità e mette in scena un racconto che si propone anche l’obiettivo di narrare quanto la condizione della donna prima fosse complicata, sottovalutata. Grazie alla delicatezza di questa storia la lotta per la parità prende vita magistralmente donando alla vicenda una chiave storica che si concentra sulle ambizioni che prima il mondo cercava di tacere. Un quarto posto – questo – che conferma quanto gli obiettivi di questo teen drama siano stati raggiunti e quanto il modo con cui l’abbaino fatto sia stato impeccabile.

3) Atypical

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Arriviamo finalmente sul podio con Atypical, una delle storie più delicate della piattaforma Netflix.

Atypical è la storia di Sam, un ragazzo autistico che ci porta dentro al suo mondo fatto di Antartide e pinguini. Il suo modo così ingenuo ma al tempo stesso intelligente di guardare il mondo riesce ad affascinarci permettendoci di capire, di ascoltare senza pensare ad altro. Questo è Sam: un adolescente che riesce a catturare l’attenzione di tutti senza richiederla e solo grazie al suo modo di vedere le cose. Atypical in questo senso costruisce un percorso che non rende solo Sam protagonista della serie, ma anche chiunque gli stia attorno. Cercano di risolvere i propri drammi e spesso lui sarà costretto a farne parte, ed è qui che il gioiellino di Netflix fa la sua mossa vincente costringendo tutti alla cooperazione, a insegnare qualcosa all’altro.

Sam riesce a insegnare quanto essere genuini sia una cosa che abbiamo tutti dimenticato e che invece lui rende unica protagonista della sua vita. Non ha paura di parlare dei pinguini ripetutamente, non ha il terrore di passare per quello strano, perché sente addosso a sé la responsabilità di essere come desidera, come è davvero. Nulla viene edulcorato, neanche i momenti più difficili e questo perché Atypical è un teen drama che non si ferma di fronte all’apparenza, ma scava a fondo restituendoci un percorso di crescita in cui tutti ci ritroveremo sempre, grazie a Sam.

2) Sex Education, il teen drama maleducato

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Secondo posto per Sex Education, il teen drama rivelazione della piattaforma Netfix.

Sex Education non è delicato, non è educato. Rappresenta a tutti gli effetti quella serie che non guarderesti mai nel soggiorno di casa o quella serie per cui sei costretto ad abbassare il volume ogni cinque minuti. Crudo, maleducato, privo di ogni esempio morale: ecco come conquista il suo secondo posto. Racconta la diversità, la sessualità da tutti i punti di vista e non consola le vittime o le persone fragili ma le sprona ad arrabbiarsi, a non accettare tacitamente il dolore che gli viene inflitto. Non lascia speranza a nessuno, se non al suo modo maleducato di raccontare le storie di un gruppo di adolescenti che sta cercando di imparare a stare al mondo accettandosi per ciò che è: totalmente fuori di testa.

Il secondo posto di Sex Education è inevitabile, un dovere assoluto a cui non possiamo sottrarci ed è proprio il suo modo maleducato a regalargli questa posizione. La maggior parte delle cose che abbiamo intorno si rivestono di insegnamenti dati con delle carezze, ma a volte è uno schiaffo che meritiamo, una spinta contro il muro che riesca a svegliarci e ci dia la possibilità di arrabbiarci per ogni cosa che non meritiamo, che non vogliamo si appiccichi alla nostra vita come una sanguisuga. Tutto questo Sex Education lo fa, e noi stiamo fremendo aspettando la sua terza stagione.

1) Skins, il teen drama per eccellenza

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Primo posto per Skins, il teen drama che da anni – maleducatamente – come Sex Education – racconta l’adolescenza nel modo più crudo possibile.

Tre generazioni e la gioia di essere giovani, vivi, giustificabili perché piccoli. Essere adolescenti è la loro croce e la loro delizia: possono fare ciò che voglio perché liberi, ma basta poco e quella libertà la trasformano in distruzione. Lo abbiamo visto con Cassie, Cook, Effy: farsi male significava vivere, e riprendersi era la parte più difficile da accettare. Insieme, i protagonisti di Skins, si sono fatti spazio in un mondo che li guardava dall’alto verso il basso vedendoli impossibili da correggere, delle cause perse che si sarebbero rovinate da sole. Il futuro – come si è visto con la settima stagione – non ha voluto saperne di brillare sui loro volti, di essere delicato. Si è comportato costruendosi con gli stessi frammenti distruttori del loro passato e gli ha dato in pasto tutte le conseguenze delle loro libertà. In Skins tutti ballano sui tetti della città per poi cadere. Ogni loro festa è accompagnata da un tragico finale che cercherà di insegnargli qualcosa che non impareranno, una lezione che non vogliono seguire.

Skins è al primo posto perché nessuno è patinato, edulcorato, idealizzato. Sono tutti dei fantasmi che cercano di arrivare al giorno dopo con l’unica speranza che la loro libertà possa salvarli ed è proprio lei a rendere Skins ineguagliabile.

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