E’ inutile negarlo, ci sono serie tv e serie tv: a ciascun titolo ricorriamo per una ragione. Nonostante ci siano una marea di contenuti confortanti e leggeri a costellare il panorama delle piattaforme streaming, c’è un’altrettanta florida quantità di show a cui ci rivolgiamo quando abbiamo bisogno di una sana dose di adrenalina e sconforto. Sono tante le trame che ci proiettano in realtà lontane, ma a volte neanche troppo. Come in Snowpiercer o The 100, sono molte le storie di mondi di desolati e dalle prospettive tutt’altro che rosee. Pur proponendo dinamiche ampie, qualitativamente di spessore, e coinvolgenti, spesso ci troviamo anche a immedesimarci nello schermo al punto da sperare che quanto in esso riflesso non raggiunga mai troppo da vicino la nostra quotidianità. Nonostante siano contenuti eterogenei tra loro, quello che accomuna tutti i titoli che si collocano nel grande range che va da Black Mirror fino a Snowpiercer è proprio la rappresentazione di un’umanità allo sbaraglio, persa e disorientata da eventi, calamità e/o catastrofi che ne segnano inevitabilmente il tessuto sociale e la stabilità generale, sia fisica che mentale. Veri e propri punti di non ritorno che segnano per sempre una realtà in cui ci auguriamo di non ritrovarci nemmeno nei peggiori degli incubi.
La rappresentazione sullo schermo rende le calamità più facili da digerire (nonostante alcune messe in scena possano realmente affettarne la credibilità), di certo essere veramente catapultati in tali contesti distopici è comunque ancor più complesso da immaginare.
1) The 100
Uno degli show distopici più popolari dell’ultima decade è stato sicuramente The 100. In una realtà in cui la Terra è resa inabitabile a seguito di un’apocalisse nucleare, i pochi umani superstiti sono sopravvissuti per quasi cent’anni nell’Arca, una stazione spaziale in cui le regole sociali sono ferree al fine di garantire la sussistenza della comunità e il minor spreco possibile delle poche risorse disponibili. La struttura è portata agli stremi dell’esasperazione dopo diverse generazioni, ragione per la quale il Consiglio decide di organizzare una spedizione potenzialmente mortale. Cento criminali minorenni vengono mandati sulla Terra per verificarne l’abitabilità. Per i giovani non c’è possibilità di scelta: attendere la maggior età per essere espulsi in una esecuzione che li vede morire nel vuoto sconfinato dello spazio, o calarsi nell’ostile contesto terrestre ignari delle sorti che li attendono.
La missione vede i protagonisti sbarcare nel Pianeta, apparentemente abitabile, che cela però una pluralità di pericoli tra cui nebbie acide, tribù indigene aggressive, e le stesse ostilità che si creano all’interno del gruppo. In un’iniziale comunità simile a quella de Il Signore Delle Mosche, gli adolescenti vengono catapultati in ben sette stagioni di scontri mortali col solo fine di garantire la sopravvivenza della razza umana e ristabilire un’ambita pace che spesso sembra un mero pretesto. The 100 ha offerto un racconto distopico di speranza, perdita e crudeltà in cui la morale viene spesso sospesa in nome di una sussistenza collettiva, che spinge i pochi superstiti a compiere persino genocidi e atti di disgustoso cannibalismo.
2) The Rain
Originario dei paesi scandinavi, The Rain è un titolo europeo di Netflix che ci catapulta in uno spietato contesto post-apocalittico in cui un virus connesso con la pioggia ha decimato l’umanità e costretto i pochi superstiti a ridefinire le proprie regole quotidiane. Dopo sei anni passati rinchiusi in un bunker per sfuggire al pericolo della pioggia che al contatto causa la morte di lì a poco, i due fratelli Simone e Rasmus riemergono alla grigia luce del sole per cercare il padre scienziato che mai aveva fatto ritorno. I protagonisti scoprono un mondo fatalmente colpito dal virus in cui la società è ormai distrutta da una eterna lotta individuale alla sopravvivenza. Unendosi a un gruppo di tormentati superstiti, il duo entra per la prima volta in contatto con la nuova cruda realtà che non lascia scampo a nessuno. Un mondo senza regole che spinge gli umani a scelte moralmente discutibili, omicidi, cannibalismo, e meschinità varie col solo egoistico obiettivo di non cadere vittima di uno dei tanti pericoli che dal virus sono derivati.
The Rain proietta in uno scenario distopico in cui uno degli elementi più banalmente comuni si trasforma in un’arma letale. L’agghiacciante immagine di una pioggia nociva rimane di certo un avvenimento che speriamo di non trovarci mai a vivere.
3) Black Mirror: Ricordi Pericolosi
La maggior parte degli episodi della serie antologica britannica Black Mirror può in questo caso esser portato all’attenzione a fronte dell’ampia eterogeneità di scenari distopici in cui ci ha di volta in volta inseriti. Uno degli esempi più evidenti e sconcertanti, oltre che magistralmente realizzati, è il segmento dal titolo Ricordi Pericolosi (01×03). In questo caso, la realtà ritratta mostra un futuro a metà strada tra utopia e distopia in cui, grazie all’impianto di un microchip, gli umani sono capaci di recuperare i propri ricordi e riprodurli tramite i propri occhi o su schermo. Nonostante la comodità e nostalgica possibilità di conservare vividamente le memorie più care o importanti, come al solito in Black Mirror la realtà non è mai rosea: anche in questo caso le utili tecnologie possono rivoltarsi o spingere gli individui ad azioni estreme. Esasperato dalla particolare attenzione riservata al dettaglio di quanto vissuto e rivissuto, il protagonista è portato all’esasperazione dall’idea che la sua fidanzata possa avere un’altra relazione. In una realtà fredda e in cui il semplice piacere di riesperire le emozioni più forti, il troppo stroppia e comporta necessariamente conseguenze amare per degli umani incapaci di accontentarsi e godersi il bello di ciascun momento irripetibile.
4) The Handmaid’s Tale
Senza alcun dubbio, una delle rappresentazioni che più da concretezza e spessore a una realtà distopica aberrante e crudele è quella dello show di punta Hulu The Handmaid’s Tale. La serie tv tratta dall’omonimo romanzo di Margaret Atwood ci cala in uno scenario speriamo il più possibile distopico e lontano in cui la natalità infantile è drasticamente ridotta. La crescente infertilità ha condotto fino all’istaurazione negli ex-Stati Uniti di un totalitarismo di stampo patriarcale e teocratico. Il regno di Gilead, giunto al potere dopo una lunga guerra civile, riduce le donne al mero ruolo riproduttivo con l’ipocrita obiettivo di preservare la razza umana. Nel regime gerarchico e militarizzato istituito, la religione ha un ruolo più che dominante nella stratificazione sociale in cui le figure femminili sono rilegate ai margini. Seguendo e manipolando i dettami del testo biblico, le donne sono schiavizzate: non hanno diritti e sono brutalmente e violentemente punite quando oltrepassano i limiti imposti. Divise in classi a seconda del ruolo e della fertilità, le poche donne capaci di portare avanti una gravidanza divengono ancelle al servizio delle potenti famiglie incapaci di avere un figlio in autonomo, mentre le altre vengono uccise o sfruttate fino allo stremo col subdolo movente del fanatismo religioso.
Contrariamente a Snowpiercer, l’esplicita e ruvida messa in scena di The Handmaid’s Tale rende ancor più realistico e stratificato un contesto in cui l’immedesimazione è immediata e che speriamo rimanga sempre solo una lontana “fantasia” televisiva.
5) Anna
Dalla mente dello scrittore italiano Niccolò Ammaniti nasce prima un romanzo e poi una trasposizione per la televisione dal titolo Anna. La serie tv ci colloca in uno scenario primordiale in cui le regole sono totalmente dimenticate da quei pochi umani sopravvissuti. In questo caso la calamità che produce lo scenario post-apocalittico della storia è La Rossa, un virus che colpisce gli adulti e ne comporta la morte. La conseguenza principale è una Sicilia in cui i bambini sono lasciati a sé stessi in una lotta individualistica alla sopravvivenza e sussistenza personale nella sola attesa di crescere e contrarre la malattia. Oltre al decadente contesto distopico in cui la storyline della protagonista di muove, la serie è resa ancora più macabra e cruda dall’incivile comportamento dei giovani che sembrano assolutamente lontani da una qualsiasi forma di educazione. Ciascuno guarda a sé stesso ed è disposto a compiere le peggiori azioni per affermarsi nel contesto di abbandono in cui si trova ad attendere la propria fine. Come la stessa Angelica divenuta leader deleteria per un ampia comunità di bambini.
6) Snowpiercer
Basata sull’omonimo lungometraggio del regista premio Oscar Bong Joon-ho, Snowpiercer è una serie tv distopica ambientata nel non troppo lontano 2026. Sette anni dopo l’improvvisa trasformazione del pianeta Terra in una landa desolata e coperta di ghiaccio, quel che resta dell’umanità ritratta in Snowpiercer prosegue la propria esistenza in un treno lussuoso che ne fa da riparo e casa. Per garantire la sussistenza di coloro che vi si trovano, il mezzo è in continuo movimento per assicurare agli eterni passeggeri il calore sufficiente a non congelare. Nella fantasia di Snowpiercer, all’interno del treno gli umani hanno col tempo adottato una divisione in rigide classi sociali. La storia della serie tv ha avvio proprio dalle scintille di rivoluzione che tentano di opporsi alla gerarchia sociale instaurata nella struttura. In un contesto asfissiante e di forzata prigionia, Snowpiercer mette a dura prova la psiche e gli equilibri della razza umana ritraendo (seppur con imperfezioni) le meschinità che metaforicamente si proiettano nel contesto politico, economico e sociale delle contemporanee comunità umane.
Nonostante lo scenario distopico in cui Snowpiercer ci colloca, la serie tv non dà un animo sufficientemente concreto alla sua ruvida storia tanto quanto la pellicola era stata in grado di fare.
7) Sweet Tooth
Di scenari post-apocalittici che hanno avvio da un qualche tipo di virus ce ne sono a bizzeffe. Nel caso di Sweet Tooth la conseguenza della calamità è la decimazione della razza umana. In aggiunta, a seguito della comparsa della virus, sono anche iniziati a nascere bambini ibridi tra umani e diverse specie animale. In un mondo dove la nuova mutazione è presa a capro espiatorio, le persone danno violenta caccia agli ibridi. Ragione per la quale il giovane protagonista (a metà strada tra umano e cervo) è proiettato in una realtà ostile e crudele rispetto al suo ingenuo e puro animo. Il diverso spaventa e muove la frustrazione che il virus alimenta nei superstiti disposti a tutto per sopravvivere e ristabilire un qualche tipo di normalità.
In Sweet Tooth, paradossalmente sono gli umani a perdere ogni tipo di umanità piuttosto che i poveri ibridi costretti a una realtà ostile e decadente, sia per la propria condizione che per il virus che continua ad affliggere le forme di vita. Nella ricerca di una soluzione e nel tentativo di abbattere il diverso visto come causa e conseguenza, la serie tv proietta in un mondo distopico in cui tutto sembra dover essere necessariamente o bianco o nero.
8) Tribes Of Europa
Un’altra realtà distopica che speriamo di non trovarci mai a vivere in prima persona è quella proposta dalla serie tv tedesca di Netflix Tribes of Europa. Lo show immagina un mondo futuro in cui l’Unione Europea è collassata a seguito di una catastrofe globale, e il territorio del continente rimane diviso in una pluralità di piccoli microstati frammentati e indipendenti. Le tribù si danno battaglia in un contesto primordiale in cui regnano violenza e crudeltà col fine di conquistare il dominio sull’area. Attraverso gli occhi dei tre fratelli protagonisti sono proposte diverse crude dinamiche che si avvicendano nella nuova segmentata realtà. Ognuno di questi è coinvolto in storyline di cui è vittima più che padrone, soprattutto il maggiore Kiano of the Origines. Questi è catturato e schiavizzato dopo che la sua tribù è stata sterminata; a fronte di ciò, il co-protagonista è costretto a lottare e asservire la spietata Varvara con l’intento di riottenere un qualche tipo di libertà e potersi ricongiungere coi familiari. La storia di Kiano è lancinante e amara al punto da divenire il vero cuore di Tribes of Europa che ci proietta in uno scenario tribale e in cui la civiltà sembra un ricordo lontano.
La stratificazione sociale, soprattutto nella storia di Kiano, è particolarmente ricorrente in Tribes of Europa, un po’ come in Snowpiercer.
9) Y: The Last Man
Nel caso della serie tv di FX Hulu Y: The Last Man, a seguito di un misterioso cataclisma tutti gli esseri viventi dotati di cromosoma Y sono morti all’istante in simultanea precipitando il mondo, e la realtà statunitense nello specifico, nel caos. Lo show gioca a immaginare come il destabilizzante avvenimento possa influire sul tessuto sociale umano. Servizi interrotti e una classe politica da ricostruire, mentre il dubbio sulla sopravvivenza e riproduzione della razza umana stessa (e delle altre specie viventi) avanza incessante sulle coscienze delle donne che ricoprono i ruoli più importanti. Con una prospettiva e fantasia pessimistica e post-apocalittica, la serie tv rappresenta una realtà gettata nel panico e nella confusione più totale in cui l’evento porta l’attenzione su quanto i ruoli di genere siano ancora eccessivamente rilevanti e rispettati. Allo stesso tempo portando il focus sulla presenza di una grande pluralità di figure femminili forti, tridimensionali e controverse. Decisamente una visione estremizzata di una realtà che implode ed esplode su sé stessa che speriamo di non trovarci mai a esperire in prima persona, indipendentemente da cause e circostanze.
10) Upload
Le realtà distopiche e/o utopiche non sono connesse esclusivamente alla presenza e diffusione di un qualche tipo di virus, nel caso di Amazon Prime Video, un contesto futuro che attrae e spaventa è quello proposto dallo show Upload. Con un interessante rimando a Black Mirror, la serie tv racconta di un futuro più o meno lontano (2033) in cui, dopo il decesso, gli individui sono capaci di caricare la propria essenza in un al di là virtuale a loro scelta. Come nel caso della serie antologica britannica, le comodità e i vantaggi offerti da un utopico futuro tecnologico e avanzato possono spesso rivelarsi delle armi a doppio taglio. Nel caso del protagonista, questi inizia a pensare che la sua morte non sia in realtà stata accidentale, ma piuttosto che sia stato vittima di un omicidio intenzionale. E, come se non bastasse, sviluppa anche dei sentimenti per l’operatrice umana ancora in vita che lavora per la compagnia che gestisce il costoso resort dove il defunto risiede. Una realtà in cui si è bloccati per sempre e in cui tutto funziona per appagare l’ospite che è tenuto a pagare per il servizio fruito: un mondo in cui le disponibilità economiche perseguitano gli individui anche al termine dell’esistenza terrena. Un sogno e un incubo che gioca a inventarsi un al di là apparentemente sereno ma, in realtà, svilente e asfissiante (in questo secondo caso, rinchiudendo gli ospiti senza via d’uscita come nel plot di Snowpiercer).