L’infanzia di molti spettatori è stata segnata dai cartoni animati, uno dei primi media ai quali siamo stati introdotti. Per anni, le mattine e i pomeriggi di molti bambini si sono riempiti infatti di immagini colorate, espressioni esagerate e un senso dell’umorismo adatto alla giovane età del pubblico. Ma se in principio le serie animate nascevano per incontrare le necessità di un target giovane, con il passare del tempo non è più stato così. Già in passato le storie con cui siamo cresciuti ci hanno presentato situazioni drammatiche (qui vi abbiamo parlato delle morti più scoccanti), villain che ci hanno scosso nel profondo, così come finali incredibilmente commoventi. Dunque, non c’è da stupirsi se è diventato sempre più chiaro quanto l’animazione potesse essere apprezzata non solo da un pubblico giovane, ma anche da uno più adulto. Basti pensare a South Park, o alla più recente Solar Opposites.
Grazie a show come I Griffin, BoJack Horseman e Rick and Morty, la serialità si è dunque arricchita di prodotti in grado di parlarci con crudo realismo, sfruttando animazioni stravaganti, toni politicamente scorretti e una violenza che il più delle volte non funzionerebbe in una serie regolare. Mischiando assurdità demenziali con un’inaspettata (quanto gradita) profondità narrativa, queste serie sono riuscite a conquistare un pubblico sempre più ampio, che ha potuto apprezzare tanto l’aspetto tecnico quanto le storie dei personaggi. Una vera e propria forma d’arte, l’animazione per adulti è ormai uno dei media più apprezzati, ed è per questo che abbiamo deciso di individuare gli show appartenenti a questa categoria che potrebbero stuzzicare il vostro interesse (anime esclusi).
Vediamo dunque insieme 7 Serie Tv animate che non sono adatte ai bambini, fra Solar Opposites, Big Mouth e altro ancora.
Love, Death & Robots
Nato come un esperimento antologico di Netflix, Love, Death & Robots si è rivelata ben presto come una delle migliori serie animate della piattaforma. Composta da 18 brevi episodi, la prima stagione ci ha mostrato stili narrativi e tecniche d’animazione eterogenee, rendendo così la visione incredibilmente variopinta e mai noiosa. Difatti, la serie prodotta da David Fincher e Tim Miller propone generi, toni e tematiche diverse fra loro, spaziando fra puntate più violente e altre più riflessive, fra esperimenti narrativi intricati e storyline più lineali. Del primo ciclo di episodi bisogna sicuramente citare Il Vantaggio di Sonnie, La Testimone, Oltre l’Aquila, Buona Caccia e Zima Blue: dissimili fra loro, ma tutti efficaci nel narrare la loro storia o sfoggiare esempi di virtuosismo artistico.
Nonostante l’impostazione antologica, ogni episodio è collegato da un filo conduttore che ci viene anticipato dal titolo. Ma insieme all’amore, la morte e i robot, è anche la fantascienza a fare da padrona nella serie, mostrandosi in ogni sua sfaccettatura. Ed è così che a volte vengono affrontate situazione oscure e controverse, mentre altre il tono è molto più leggero, tanto da perdersi in situazioni estremamente divertenti o insolite. Pur portando avanti ciò che era stato iniziato dalla prima, la seconda e la terza stagione si sono dimostrate belle solo a metà. Difatti, con la significativa riduzione degli episodi, la ricchezza tematica e stilistica tipica dello show è venuta meno, lasciandoci tutt’altro che sazi. Nonostante ciò, Love, Death & Robots rimane comunque una delle serie tv animate per adulti più intriganti del momento, ricca di tematiche interessanti e animazioni per ogni gusto.
The Midnight Gospel
Prodotta da Netflix, The Midnight Gospel è una miniserie animata di 8 episodi, ispirata dal podcast di Duncan Trussel “The Duncan Trussel Family Hour” e realizzata da Pendleton Ward (autore di Adventure Time). Non potremmo descrivere la serie se non come un viaggio fra multiversi in procinto di autodistruggersi, un concept che potrebbe ricordare Adventure Time, dal quale però si discosta grazie alla presenza di violenza, azione, umorismo crudo e generalmente tematiche più adulte. Difatti, lo show alterna la sua originale animazione alla riflessione sul senso della vita e i problemi dell’umanità. Riflessioni che avvengono attraverso il confronto fra il protagonista Clancy Gilroy e le personalità che incontra duranti i suoi viaggi, ricevendo contributi sempre diversi. Clancy è infatti uno spacecaster, un autore di contenuti trasmessi nello spazio che ogni giorno si reca in mondi diversi grazie a un dispositivo detto simulatore.
La serie è concepita come una traduzione visiva del podcast. Per farlo, gli autori hanno puntato sia sul mezzo dell’intervista per far emergere la forza della sceneggiatura, che su un tipo di animazione che richiama l’immaginario dei trip psichedelici (luci accese, colori sgargianti ed eventi assurdi). Grazie a questo inaspettato ma efficace binomio, lo show ha potuto soffermarsi su una serie di tematiche interessanti: la meditazione e la ricerca della mindfulness (nonostante l’ambiente circostante sia sempre fonte di distrazione), la figura di Cristo, le culture orientali, la solitudine e la caducità della nostra esistenza. Tutti temi che riflettono le paure e i dubbi del protagonista, così come quelli del pubblico. Dunque, Midnight Gospel è sicuramente una miniserie per adulti da vedere, possibilmente più volte così da poterne cogliere tutte le sfumature.
Big Mouth
Un altro prodotto originale Netflix, Big Mouth è una serie che ci parla dei disagi e le insicurezze legate al periodo della pubertà. Difatti, i protagonisti sono Nick, Andre, Jessi e Missi, un gruppo di dodicenni che si trova a scoprire le prime pulsioni sessuali. A guidarli nel loro sviluppo ormonale troviamo i mostri degli ormoni, una trovata tanto assurda quanto azzeccata: sono infatti creature dall’aspetto diavolesco, responsabili delle pulsioni dei vari ragazzi e assegnati a ciascuno di loro nel momento in cui l’adolescenza ha inizio. Prendendo spunto da aneddoti della loro adolescenza, Nick Kroll e Andrew Goldberg hanno dunque formulato una storia animata in cui parlare delle emozioni e pensieri più imbarazzanti della vita di ognuno di noi.
Irriverente e con un pizzico di black humor, la serie ha saputo raccontare le sfaccettature della sfera sessuale con efficacia, tanto da essere stata apprezzata anche dagli esperti del settore. Difatti, in quattro stagioni vengono affrontati temi importanti come il cambiamento del corpo e l’identità di genere. Tutto attraverso il punto di vista di personaggi sboccati e senza filtri, che affrontano diverse fasi della vita e della loro maturazione. Dunque, grazie a Nick e compagnia, lo show è riuscito a spingere il pubblico verso una presa di coscienza educativa, tra confessioni, numeri musicali e crolli emotivi che ci hanno mostrare le gioie e i dolori della nostra esistenza.
F is for Family
F is for Family è un gioiellino di comicità e intelligenza, ben lontana dalla leggerezza di altre serie animate. Con quattro stagioni all’attivo (e una quinta e ultima in arrivo), lo show creato da Bill Burr e Michael Price racconta la storia della famiglia Murphy negli Stati Uniti degli anni ’70. La premessa dunque potrebbe sembrare come quella di tante altre serie animate, ma in realtà F is for Family se ne discosta grazie al forte realismo usato per raccontare le varie vicende. Al centro dello show ci sono infatti le complesse dinamiche familiari che legano i personaggi, ognuno di loro contraddistinto da rimpianti, frustrazioni e insoddisfazioni assolutamente reali. Nel padre di famiglia Frank Murphy troviamo infatti un uomo disilluso e irascibile, poco empatico e pieno di rabbia repressa. Allo stesso modo, in Sue Murphy troviamo tanto una madre amorevole quanto una donna piena di frustrazioni e rimpianti nascosti.
Nello scenario dei difficili anni ’70 assistiamo dunque allo sviluppo di personaggi imperfettamente umani, alla presa con le difficoltà materiali ed emotive di tutti i giorni. Una condizione che ci viene raccontata attraverso un’animazione che ha favorito anche l’introduzione di siparietti surreali capaci di strappare qualche risata, seppur agrodolce. Difatti, tra umorismo amaro, irriverenza e politicamente scorretto, questa serie dà la priorità al realismo dell’evoluzione personale piuttosto che a un contesto bizzarro, favorendo così sia la riflessione che la commozione da parte degli spettatori.
Solar Opposites
Creata da Justin Roiland (co-creatore di Rick and Morty insieme a Dan Harmon), Solar Opposites è una sorta di Rick and Morty al contrario: lo stile d’animazione è simile, così come l’umorismo cinico e il susseguirsi di eventi folli e caotici. Tuttavia, mentre in Rick and Morty le avventure avvengono nel resto dell’universo, in Solar Opposites le pazzie si sviluppano sul nostro pianeta. Di conseguenza, la serie risulta sin da subito più schematica rispetto alla sua cugina, proponendo una struttura narrativa più lineare. La premessa dello show è tanto semplice quanto curiosa: Korvo e Terry sono alieni precipitati sulla Terra insieme ai loro replicanti Jesse e Yumyulack in seguito alla distruzione del loro pianeta Shlorp. La loro missione è quella di prendersi cura della Pupa, una piccola e apparentemente innocua forma aliena che in realtà vuole distruggere la Terra e ricrearla a immagine e somiglianza di Shlorp.
Mentre da un lato abbiamo Terry che ama la cultura terrestre, dall’altro troviamo Korvo che invece la disprezza. Questo scontro ideologico, insieme a un meraviglioso nonsense fantascientifico, costituisce il fulcro della serie. Ma non solo! Difatti, lo show alterna la sua comicità con la parodia di alcuni aspetti della nostra vita comune, partendo dalle nostre abitudini più diffuse fino ad arrivare a problematiche importanti come l’inquinamento, il consumismo e il sistema scolastico. Capace di intrattenere con il suo umorismo cinico e un miscuglio di laser e caos, Solar Opposites si è dimostrato un gioiellino creativo e imprevedibile, che con la sua seconda stagione è riuscita anche a correggere alcuni dei suoi errori iniziali. Difatti, con l’introduzione di nuovi personaggi, il secondo capitolo ha iniziato a riempire l’universo di Solar Opposites, rendendolo più vivo e vibrante.
Marvel’s M.O.D.O.K.
Insieme a Solar Opposites, Marvel’s M.O.D.O.K. è una delle serie animate da adulti da recuperare su Disney+.
Creata da Jordan Blum e Patton Oswalt, lo show (che non fa parte del Marvel Cinematic Universe) è composto da 10 puntate realizzate attraverso la tecnica della stop-motion. La storia ruota intorno a George Tarleton aka M.O.D.O.K. (Mental Organism Designed Only for Killing), supervillain in difficoltà sia nel tenere sotto controllo la sua azienda A.I.M. (Avanzate Idee Meccaniche) che nel mantenere un sano rapporto familiare con moglie e figli. Doppiato da Patton Oswalt, il protagonista dimostra sin da subito di avere un carattere delirante e difficile. Siamo infatti di fronte a un villain geniale senza scrupoli, del quale ci vengono mostrati tanto l’egocentrismo quanto il completo disinteresse per il benessere dei soldati al suo servizio.
Nonostante ironizzi sull’universo Marvel nel suo complesso, Marvel’s M.O.D.O.K. nasce come un prodotto comico mirato al puro intrattenimento, il cui punto forte sta sia nel tipo di animazione che nella sua comicità dark. Senza poi contare i diversi riferimenti alla cultura pop, la violenza gratuita resa grandiosa dalla stop-motion, e numerose citazioni al mondo Marvel. Per quanto riguarda invece la sceneggiatura, la scrittura risulta buona quando si tratta dell’aspetto comico, mentre mostra qualche lacuna nella stesura della trama, che non presenta mai risvolti particolarmente impattanti. Tuttavia, ciò non toglie il fatto che Marvel’s M.O.D.O.K. sia uno show piacevole, adatto a chi voglia godersi violenza gratuita, siparietti demenziali e un doppiaggio degno di nota (oltre a Oswalt, il cast include Aimee Garcia, Ben Schwartz, Melissa Fumero, Jon Hamm e Nathan Fillion)
Disincanto
Così come Solar Opposites viene associata a Rick and Morty, Disincanto viene paragonata spesso ai suoi predecessori.
La serie è infatti stata ideata da Matt Groening, creatore già de I Simpson e Futurama. Tuttavia, nonostante alcune somiglianze, Disincanto ha dimostrato di essere diversa sia per la distribuzione degli episodi che per l’ambientazione scelta. Non ci troviamo infatti all’interno di una famiglia contemporanea o in uno stravagante universo futuro, quanto più in un passato fantasy che, con il passare delle stagioni, ha finito per richiamare diversi sottogeneri appartenente a questo genere. La serie è ambientata a Dreamland, un mondo medievale fantastico in cui la protagonista Bean non riesce ad adattarsi a causa della sua natura anticonformista. Principessa alcolizzata, inizia la sua avventura a fianco di Elfo e Luci, un elfo e un demone che la porteranno sia sulla buona che sulla cattiva strada durante mille peripezie.
Quando uscì, la prima stagione si dimostrò un esperimento riuscito, anche se già allora erano chiari alcuni difetti dal punto di vista narrativo. Difatti, mentre alcuni elementi erano inseriti in maniera curata nella storia, altri risultavano forzati o senza alcuna logica sotto a sostenerli. Un problema che si è ripresentato anche nella seconda stagione, che ha introdotto un contesto più steampunk. Fortunatamente il terzo capitolo è riuscito a far combaciare le due realtà presentate nelle stagioni precedenti, creando una dimensione in cui poter ritrovare non solo mille citazioni, battute e momenti esilaranti, ma anche riferimenti politici e sociali odierni per riflettere sulla società moderna.