Quante volte vi è capitato di aspettare con ansia e trepidazione una serie tv e di rimanerne amaramente delusi? Quante volte vi è accaduto di puntare a occhi chiusi sul successo di una serie dalle potenzialità altissime, ma avete visto le vostre previsioni andare inesorabilmente tradite? Se anche voi avete vissuto questa situazione in più di un’occasione, allora siete nel posto giusto per rivangare un po’ di delusioni e ritornare su cose che potevano essere e non sono state. Abbiamo visto, infatti, negli anni molte serie tv partire con delle potenzialità enormi, ma mandarle totalmente in fumo. Responsabilità e aspettative che sono arrivate da diverse componenti, come un cast spaziale nel caso di Solos, un personaggio iconico in quello di Obi-Wan Kenobi o un’opera letteraria di riferimento assoluto per Il nome della rosa. Responsabilità diverse che hanno convogliato verso un unico fallimento.
Al fianco di serie di successo ci sono ovviamente anche molte produzioni che non sono riuscite a farcela, ma mentre ad alcune sono mancate sin dall’inizio fondamenta stabili, altre hanno potuto contare su un grandissimo potenziale, ma l’hanno clamorosamente sprecato. Abbiamo visto molte produzioni del genere fallire per le più disparate ragioni, ma ciò che le accomuna tutte è sicuramente il rimpianto, la delusione per aver visto andare sprecate delle premesse importantissime. Andiamo a elencare, dunque, 10 serie tv che al loro avvio hanno potuto contare su un potenziale enorme, derivante da diverse vie, ma che hanno completamente fallito il loro sviluppo e hanno sprecato il potente piedistallo da cui hanno potuto lanciarsi.
Solos
Morgan Freeman, Anne Hathaway, Constance Wu, Helen Mirren, Anthony Mackie: è possibile fallire potendo puntare un su cast del genere? Evidentemente sì e Solos ne è la dimostrazione. La miniserie antologica di Prime Video si è proposta come la “Black Mirror di Amazon”, una serie di episodi slegati tra loro, ma tutti incentrati su temi riguardanti il futuro dell’umanità e le sue forti contraddizioni. Rispetto a Black Mirror, Solos si è presentata come una serie molto più introspettiva e filosofica, meno propensa all’azione, ma con anche molto meno mordente.
Solos ha finito per risultare solo un grandissimo esercizio di stile. Le singole prove attoriali sono state di alto livello, inevitabile con un cast del genere, ma sono parse anche abbastanza slegate da un contesto uniforme e stimolante. Fedele al suo nome, Solos si è configurata come una serie di assoli delle star coinvolte, non accompagnati però da altro. Le riflessioni sui temi scelti non sono riuscite ad andare troppo a fondo nell’animo degli spettatori, complice anche una freddezza narrativa che non ha mai appassionato. Solos alla fine è passata in sordina, nonostante il cast enorme e l’ambizione del proprio progetto. Uno spreco incredibile, perché i temi scelti su cui dibattere erano molto stimolanti, dalla manipolazione della memoria all’esplorazione spaziale, passando per clonazioni e viaggi nel tempo. Interessante, ma ci aspettavamo di più.
Solos e le altre serie deludenti: The Shannara Chronicles
Negli ultimi anni il fantasy ha letteralmente spopolato nel mondo delle serie tv, affermandosi come uno dei generi dominanti e più amati. Un’affermazione che ha radici lontane, perché questo genere ha conquistato prima il cinema, poi la televisione, ma per prima cosa si è affermato grazie alla letteratura. Tra le saghe che hanno contribuito a codificare e diffondere il genere fantasy nella cultura mondiale c’è senza dubbio The Shannara Chronicles, uno dei cicli più amati e letti di sempre, secondo probabilmente solo all’iconico Il Signore degli Anelli.
Capiamo bene, da questo premesse, quante aspettative ci fossero nel 2016 quando MTV ha lanciato la serie tv tratta dall’enorme saga scritta da Terry Brooks a partire dal 1977. Aspettative che però sono state pari alla delusione provata dopo aver visto la serie. The Shannara Chronicles non ha semplicemente sprecato l’enorme potenziale letterario su cui poggiava, ma lo ha completamente distrutto. È una serie deludente sotto ogni punto di vista, da un cast non all’altezza a delle ambientazioni poco stimolanti, fino a una trama raccontata male. Eppure il materiale di partenza era eccezionale, anche oggi il ciclo di Shannara è uno dei fantasy più letti al mondo. La speranza è che qualcuno prima o poi riscatti questa serie fallimentare e porti finalmente in televisione l’opera di Terry Brooks con la giusta efficacia.
Shadowhunters
Sulla falsariga di The Shannara Chronicles, troviamo Shadowhunters, altra serie incapace di sfruttare una saga letteraria con un seguito enorme. Il fantasy classico concepito da scrittori del calibro di Terry Brooks e J.R.R. Tolkien negli anni si è evoluto e si è aperto a diverse declinazioni. Tra queste c’è l’urban fantasy, che differisce dal tradizionale per l’ambientazione cittadina. Una delle opere di riferimento di questo genere è sicuramente Shadowhunters, saga nata dalla penna di Cassandra Clare che ha avuto un numero incredibile di lettori al suo seguito.
L’enorme successo letterario ha portato ovviamente Shadowhunters a un adattamento live action. Prima si è tentata la strada del cinema, ma la saga si è conclusa dopo solo il primo film. Anni dopo, Freeform ne ha sviluppato una serie televisiva, arrivata in Italia grazie a Netflix, ma il risultato è stato a dir poco deludente. Shadowhunters si è prolungata per tre stagioni, ma subito dopo le prime puntate ha iniziato a mostrare un lato molto diverso rispetto all’opera originale. Al di là delle enormi differenze con i libri, che non sempre sono necessariamente un problema (basta vedere Game of Thrones), a non convincere mai nella serie è il cast, decisamente non all’altezza della storia. I personaggi della serie non rispecchiano nemmeno lontanamente la profondità di quelli tratteggiati dalla Clare e a ciò si aggiunge una trama che zoppica vistosamente allontanandosi dai binari originali. Il risultato è una delusione enorme, incapace di rendere giustizia a una delle saghe fantasy più amate degli ultimi anni.
Solos e le altre serie deludenti: Obi-Wan Kenobi
Siamo giunti a uno dei punti più dolenti di questa lista. Obi-Wan Kenobi è senza ombra di dubbio uno dei protagonisti più amati della saga di Star Wars e il ritorno di Ewan McGregor al ruolo che ha interpretato nella trilogia prequel era atteso da moltissimo tempo dai fan. Insomma, quando Disney Plus e Lucasfilm hanno annunciato la realizzazione di una serie proprio sul mitico jedi, col ritorno dell’amatissimo attore, è facile capire come l’attesa degli spettatori fosse schizzata alle stelle.
Obi-Wan Kenobi oltre che su un personaggio iconico, poteva contare anche su molte potenzialitá dal punto di vista narrativo. Nelle due trilogie in cui appare, abbiamo prima lasciato lo jedi disperato per lo scontro con Anakin, poi lo abbiamo ritrovato esule e nascosto, ripalesarsi per guidare Luke nella conoscenza della forza. Tutto ciò che c’è stato in mezzo era terreno inesplorato e le possibilità narrative erano, quindi, molto importante. Obi-Wan Kenobi è riuscita però nell’impresa di sprecare tutto questo grande potenziale, narrando una storia con pochissima verve e mostrando un Obi-Wan sottotono e troppo inchiodato al suo passato. Nemmeno un Ewan McGregor straordinario è riuscito a salvare una delle serie più deludenti di quest’anno.
Batwoman
Un altro sottogenere che è letteralmente esploso negli ultimi 15 anni è quello supereroistico. Il Marvel Cinematic Universe ne è sicuramente la massima espressione, ma a livello seriale un ruolo importante era rivestito, almeno fino a qualche anno fa, dall’Arrowverse, punta di diamante a tutti gli effetti della produzione DC, che se al cinema ha arrancato più del dovuto, in tv ha trovato la chiave giusta per affermarsi con serie come Arrow e Flash. A un certo punto, però, l’universo narrativo legato ai personaggi della casa di Burbank ha letteralmente collassato, complice probabilmente la pandemia, che ne ha frenato la diffusione internazionale, ma anche una narrazione che è arrivata a esaurire tutti i suoi spunti più interessanti.
Batwoman è, sostanzialmente, la fotografia del crollo verticale dell’Arrowverse. Dopo i grandi successi di Arrow e Flash, tutto sommato Supergirl è stata una serie riuscita, capace di fermarsi al momento giusto, ma Batwoman è stata una delusione totale. La serie aveva moltissime potenzialità, derivanti sia dall’apparato collettivo dell’Arrowverse che dal personaggio stesso, un’interessantissima versione al femminile del pipistrello che portava con sé spunti interessanti. Batwoman è stata incerta sin dal suo inizio, col cambio della protagonista al termine della prima stagione e una trama che non ha mai regalato momenti memorabili.
Solos e le altre serie deludenti: Marvel’s Inhumans
Restiamo sul filone dei supereroi. Mentre stava costruendo il proprio sensazionale successo al cinema, la Marvel in un primo momento ha lasciato da parte la serialità, relegando ad altre emittenti il compito di lanciare alcuni suoi personaggi sul piccolo schermo. Abbiamo avuto tutto il ciclo dei Defenders da Netflix, ma soprattutto l’elettrizzante Agents of S.H.I.E.L.D da ABC. Tirata forse un pochino per le lunghe, la serie incentrata sulla famosa organizzazione d’intelligence superumana ha sempre mantenuto un livello abbastanza alto, riuscendo a ritagliarsi un suo ruolo importante nell’affollatissimo panorama della produzione Marvel.
Un destino simile sembrava promesso a Marvel’s Inhumans, spin-off di Agents of S.H.I.E.L.D incentrato sugli Inumani, uno dei gruppi di personaggi più amati della Casa delle Idee. Iniziato e terminato con la prima stagione nel 2017, Inhumans è stato un flop totale, una serie incapace di sfruttare le grandi potenzialità narrative ereditate sia dalla serie madre che dagli originali a fumetti, nonché da un cast di ottimo livello che annoverava attori del calibro di Anson Mount e Iwan Rheon. Una delusione totale per una serie che è riuscita a sprecare un potenziale davvero infinito.
The Last Man on Earth
Arriviamo alla prima comedy di questa lista. Stiamo parlando di un genere che negli ultimi anni ha fatto un po’ più fatica, uno di quelli in cui il ricambio generazionale, per così dire, ha funzionato meno e rimane ancorato a opere gigantesche del passato, come Friends o How I Met Your Mother, che non riescono puntualmente quasi mai, salvo in rare occasioni, a essere nemmeno avvicinate da nuove produzioni. Forse non aveva ambizioni così grandi, ma sicuramente prometteva di ritagliarsi un ruolo di spicco nel mondo delle comedy The Last Man on Earth, che partita con ottimi risultati ha generato una serie di aspettative che non ha rispettato neanche alla lontana.
La serie è iniziata nel 2015 e ruota intorno a Phil Miller, l’ultimo sopravvissuto a una pandemia che ha devastato la terra. Nelle sue primissime puntate, The Last Man on Earth è sembrato davvero un prodotto di altissimo livello, ma piano piano ha cominciato a calare, finendo per perdersi malamente nelle stagioni successive. Andando avanti, non è rimasta più nemmeno l’ombra di quella comedy che prometteva di poter diventare un punto di riferimento nel genere. The Last Man on Earth si è trascinata fino alla quarta stagione, chiudendo i battenti nel 2018 con più sollievo che delusione, ma con una serie quasi infinita di rimpianti se si considera l’inizio della sua avventura.
Solos e le altre serie deludenti: Resident Evil
Siamo davanti forse a uno dei prodotti più controversi dell’ultimo anno. Quando Netflix ha annunciato la produzione di una serie incentrata sul famoso franchise videoludico, le reazioni sono state abbastanza contrastanti. Da una parte le grandi aspettative e la speranza di vedere finalmente un adattamento in live action all’altezza dei videogiochi, dall’altra la paura derivanti dai fallimenti a cui sono andati incontro i vari film che hanno provato questa via. Nemmeno a dirlo: avevano ragione i secondi.
Resident Evil è stata una serie a dir poco deludente. Confusa nella sua costruzione narrativa, con poco mordente, con personaggi piatti e statici: tutta l’adrenalina e la tensione del videogioco sono andati letteralmente perduti con l’adattamento Netflix, che non a caso, dopo appena una stagione, è arrivato alla fine della sua corsa. È un bel rimpianto sia per la casa di Los Gatos che per i fan della saga di videogiochi. Resident Evil, come franchise, ha un potenziale praticamente illimitato, ma Netflix non ha saputo sfruttarlo a dovere e ha restituito invece una delle serie più deludenti dell’anno che sta per terminare.
Snowpiercer
A inizio articolo abbiamo parlato di serie tv tratte da grandi saghe fantasy come Shannara e Shadowhunter, con Snowpiercer siamo invece davanti a una grandissima storia a fumetti, che con TNT ha avuto il suo adattamento in live action. La serie tv prometteva scintille, potendo attingere a una graphic novel di riferimento e contare su un cast decisamente interessante. Il risultato, però, è stato a dir poco deludente. La serie è arrivata in Italia grazie a Netflix, che a inizio anno ne ha pubblicato la terza stagione in contemporanea con gli Stati Uniti. L’entusiasmo per Snowpiercer si è spento, però, parecchio tempo fa, quando andando avanti nella prima stagione è diventato sempre più chiaro che la serie non avrebbe toccato le vette raggiunte dal fumetto.
Il grande rammarico con Snowpiercer è quello di aver visto andare sprecato un potenziale narrativo immenso. Il fumetto originario ha fornito, sicuramente, alla serie un grandissimo numero di spunti, ma qualcosa evidentemente è andato storto in fase di realizzazione. La produzione di TNT è uno dei massimi esempi di come non basta avere un materiale di partenza di ottimo livello, ma bisogna saperlo sviluppare e assemblarlo nel modo giusto.
Solos e le altre serie deludenti: Il nome della rosa
Chiudiamo questa lista con una delusione tutta italiana. Nel Novecento ci sono state poche voci influenti come quella di Umberto Eco e pochi romanzi capaci di segnare un epoca come Il nome della rosa. Massimo esempio del giallo storico, Il nome della rosa è stato uno dei più grandi casi editoriali della letteratura italiana, un successo che vanta più di 60 milioni di copie vendute e la traduzione in oltre 45 paesi del mondo.
È chiaro che un’opera del genere sia andata incontro a immediate rielaborazioni. Nel 1986 è arrivato il film di Jean-Jacques Arnaud con Sean Connery, mentre nel 2019 Italia e Germania hanno coprodotto una miniserie che ha potuto contare su un cast composto da stelle quali John Turturro, Rupert Everett, Greta Scarano e Stefano Fresi. Il nome della rosa aveva tutto: un’opera di riferimento sensazionale, un ottimo cast, aspettative altissime. I risultati, però, non sono stati all’altezza. Il nome della rosa non è stata una serie fallimentare, ma ha reso molto meno di quanto ci si aspettasse e ha mandato all’aria le ottime potenzialità che aveva. Poteva essere la serie italiana di riferimento, è finita per passare in sordina come una buona produzione, ma nulla di più.