Attenzione: L’articolo può contenere spoiler su Solos, Extrapolations, The Ranch, Space Force, Crisis in Six Scenes.
Non sempre le cose vanno come si prospetta. Non sempre le grandi aspettative vengono rispettate. Il mondo delle produzioni cinematografiche e televisive è imprevedibile quanto meritocratico. Il pubblico è sovrano, soprattutto con l’avvento delle nuove spietate piattaforme che aumentano voracità e volatilità . In tale contesto frenetico, l’audience è difficile da conquistare, e i titoli fanno faticano a emergere e consolidarsi nella memoria collettiva. Una strategia spesso premiata, quanto pericolosa, è quella di ricorrere a volti noti all’interno delle produzioni audiovisive. Sia che si tratti della firma di un grande autore, di un regista o di un volto particolarmente capace di coinvolgere gli spettatori, la scelta di attingere a nomi prestigiosi all’interno delle serie tv è un’arma a doppio taglio. Se questi sono proficui per la loro capacità di attrarre nuova utenza grazie soprattutto a strategie di marketing competitive incentrate proprio sulle loro personalità , le aspettative che si raccolgono attorno a essi comporta la necessità di restituire una struttura che sia all’altezza. Personaggi celebri come Steve Carell o Morgan Freeman stimolano la curiosità , ma sta poi alla storia stessa il compito di conquistare e fidelizzare il pubblico. Proprio per questo, è accaduto spesso che il titolo non fosse in grado di rispettare le attese, rivelandosi un’enorme delusione in grado persino di tradire il nostro stesso interesse.
Da Amazon Prime Video con Solos fino a Netflix con Space Force, sono molti i player che hanno proposto serie tv ad alto budget e con cast stellare che hanno deluso le aspettative createsi attorno a strutture tanto giganti. Eccone cinque dolorosi esempi.
1) Solos
Amazon Prime Video ha già Modern Love nel suo catalogo di contenuti originali in veste di serie tv antologica attraversata da diversi volti noti che ne coloriscono i vari episodi e contesti. Nell’ottobre 2020 il portale ha tentato nuovamente la fortuna con un altro titolo dello stesso formato, Solos, rilasciata nel maggio dell’anno successivo. Si tratta di un dramma fantascientifico antologico creato da David Weil con un cast stellare che si da il cambio nelle sette puntate totali della prima e unica stagione. Solos conta soprattutto otto grandi nomi per i suoi sette segmenti autoconclusivi: Morgan Freeman, Dan Stevens, Anne Hathaway, Constance Wu, Helen Mirren e Anthony Mackie, Uzo Aduba e Nicole Beharie. In ogni puntata un protagonista prende il proprio spazio nello schermo e nella storia per raccontare sfaccettature differenti dell’essere umano, sottolineando la connessione che sussiste tra ogni individuo. Siamo sempre in un costante stato di comunanza, anche nei casi più isolati e in cui non ce ne rendiamo conto. Gli esseri umani condividono sempre esperienze. Purtroppo, Solos non soddisfa pienamente, in un cofanetto di episodi altalenante. Alcuni fantastici nella loro singolarità , altri sotto tono e non all’altezza delle aspettative e delle premesso poste dal titolo stesso. Sicuramente una miniserie da apprezzare maggiormente con una visione dilazionata piuttosto che vorace, ciò nonostante, l’impiego di volti cinematografici di tale credito non è sufficiente, finendo per rendere Solos un grande rimpianto fatto di ottime performance.
2) Extrapolations
Apple Tv+ ha già dimostrato la grande capacità di proporre titoli di ottima qualità ricorrendo sia a volti noti che a interpreti meno conosciuti. Nel caso di Extrapolations, la piattaforma ha avanzato una serie tv che, soprattutto nelle fasi principali della sua campagna comunicativa, ha puntato molto sul cast. Si tratta di un listone enorme di attori e attrici chiamati in causa per una stagione dalla portata epocale che ha sicuramente degli ambiziosi obiettivi. Con la prima puntata rilasciata da poco più di un mese, avviando la pubblicazione settimanale di ogni segmento antologico della serie tv, Extrapolations sfrutta il suo formato antologico per proporre una storia in otto atti con protagonisti differenti. Si tratta di un cast variegato per una produzione particolarmente dispendiosa che include Kit Harington, Meryl Streep, Tobey Maguire, David Schwimmer, e molti altri. Creata e diretta da Scott Z. Burns, Extrapolations è un’epopea di oltre trent’anni sugli effetti del cambiamento climatico. Una trama ambiziosa con un cast d’eccezione che ha necessitato di oltre tre anni di lavorazione dal momento del suo annuncio. A seguito del rilascio settimanale dei vari capitoli della serie tv, ci sentiamo di dire che Extrapolations non ha raggiunto le grandi aspettative createsi attorno a una produzione del genere. Delusi e forse troppo traditi dall’hype generale, la serie tv finisce per essere un tentativo troppo azzardato in un portale come Apple Tv+, che ha dimostrato le sue doti produttive in titoli più modesti, ma non solo.
3) The Ranch
That ’70s Show è una delle sitcom che hanno fatto la storia del genere di riferimento, tra i volti più noti della celebre serie tv ci sono anche Ashton Kutcher e Danny Masterson. In tempi più recenti, i due sono tornati coprotagonisti di un altro prodotto per la televisione. The Ranch vede entrambi i noti interpreti lavorare, ancora una volta, fianco a fianco in una sitcom dalle ottime premesse che però non è riuscita a convincere a pieno. Kutcher e Masterson interpretano i due fratelli Colt e Rooster Bennett, figli di Beau (interpretato da Sam Elliott), un allevatore del Colorado, che iniziano a gestire il ranch di famiglia, il fittizio Iron River Ranch. Il microcosmo di The Ranch è accompagnato da una serie di ulteriori figure, animate da nomi come Debra Winger, Elisha Cuthbert, Wilmer Valderrama, Debra Jo Rupp. Si tratta di una sitcom originale di Netflix di ben quattro stagioni da venti puntate ciascuna, nonostante la longevità , The Ranch non ha mai veramente conquistato. Le disfunzionalità della famiglia Bennett e le difficoltà a mandare avanti il business erano partite a gonfie vele con dei brillanti tempi comici ma, dopo poco tempo, la sitcom è divenuta una caricatura di sè stessa, con un abuso delle risate registrate e un’eccessiva deriva seriosa che hanno contribuito a rendere nebulosa l’identità di The Ranch.
4) Space Force
Nonostante i vari titoli di successo di Netflix, un formato che il leader dello streaming non riesce a proporre con altrettanta efficacia è proprio quello delle sitcom. Nel tentativo di trovare il suo prodotto di punta di riferimento, il portale ha puntato inizialmente molto su Space Force, rivelatasi una delle delusioni più grandi proposte dal suo catalogo digitale. Si tratta di una workplace comedy creata da Steve Carell assieme a Greg Daniels, già penna di comedy del calibro di The Office US, Parks and Recreation e The Good Place. La creatività del duo sembra già un’ottima premessa, a cui si è sommato anche un cast promettente composto in particolare da John Malkovich, Ben Schwartz, Diana Silvers, Jane Lynch, Larry Joe Campbell e Lisa Kudrow, a cui si aggiunge lo stesso Carell nei panni dell’imprevedibile protagonista, CSO e padre di famiglia solo. Un ensamble di personalità note nel mondo della televisione, del cinema e della comicità su cui Space Force e Netflix hanno puntato molto sin dal principio, in particolare come elemento attrattivo principale della strategia comunicativa del titolo stesso. Purtroppo, Space Force ha deluso le aspettative sotto molteplici punti di vista, finendo per essere una comedy senza sapore, un eco di sè stessa e delle vere workplace comedy che l’hanno preceduta. Seppur con alcuni elementi tipici del genere, la serie tv non riesce a fare la differenza e a sopravvivere. Nonostante la prima stagione sia andata mediamente bene, il forte calo della seconda ne ha reso inevitabile la cancellazione.
5) Crisis in Six Scenes
Disponibile esclusivamente su Amazon Prime Video, Crisis in Six Scenes è la miniserie creata e interpretata da Woody Allen nel 2016 per gli Amazon Studios. Tutti e sei gli episodi sono diretti, creati e interpretati dal celebre regista che torna alle produzioni televisive per la seconda volta dopo il film Don’t Drink The Water (lungometraggio realizzato per ABC nel 1994). Affiancato da Miley Cyrus, Elaine May, Rachel Brosnahan e John Magaro, Allen interpreta il protagonista Sidney Munsinger in una commedia ambientata nella New York degli Anni Sessanta con al centro una famiglia di periferia scombussolata dall’arrivo di un’eccentrica ospite, animata proprio dalla cantante statunitense. Purtroppo, il formato a episodi non sembra permettere a un creativo come Woody Allen di esprimersi a pieno, rendendo il titolo una storia che non ha mai conquistato totalmente e finendo per essere dimenticata, spesso persino oscurata dal curriculum del grande regista. Infatti, lo stesso direttore l’ha definita (anche a priori) un «cosimic embarrassment» realizzato in un momento di confusione, e a cui non ha mai voluto dare una seconda stagione. Infatti, Crisis in Six Scenes non ha neanche avuto particolare successo presso la critica, con un’accoglienza generalmente fredda.