Non appena pensiamo allo split screen, probabilmente, immaginiamo di colpo le sequenze geniali di Brian De Palma, Woody Allen o Quentin Tarantino. Traducibile come “schermo diviso”, la tecnica consiste nel frazionare lo schermo in diverse inquadrature. Un espediente usato nel cinema e nelle serie tv per risolvere una problematica narrativa comune: come mostrare delle prospettive differenti dello stesso momento? Ecco quindi che la scelta più efficace si rivela essere quella di dividere lo schermo in due o più sezioni orizzontali o verticali; sebbene alcuni registi siano arrivati a frazionare lo schermo in 12 riquadri. Quella che nel cinema si è imposta come una soluzione narrativa di carattere sperimentale – usata per accrescere la drammaticità, la tensione, il pathos oppure la comicità di una scena – nella storia dell’arte è una pratica consueta, molto diffusa. Pensiamo, ad esempio, alle pale d’altare o ai trittici. Perfino nel cinema delle origini lo split screen era utilizzato più frequentemente come una tecnica basilare del nascente linguaggio filmico. Nella cinematografia più recente, invece, la tecnica identifica gli stili più creativi ed è usata come un espediente per creare illusioni, aprire nuovi scenari narrativi ed emotivi; per far nascere effetti umoristici o aumentare la suspense. Un uso piuttosto ricorrente dello split screen al cinema, ad esempio, è quello di mostrare nello stesso momento due interlocutori durante una telefonata. Mentre tra i film gli esempi d’autore abbondano, come ne Il caso di Thomas Crown, Io e Annie, Kill Bill, Requiem for a Dream o La signora della porta accanto, nelle serie tv non è così usuale imbatterci in split screen davvero geniali. Di due capolavori ve ne avevamo già parlato su Instagram mentre in questo articolo abbiamo aggiunto altri 8 esempi differenti, ma altrettanto belli e carichi di molteplici significati.
Ecco i 10 split screen più significativi delle serie tv:
Mr. Robot, episodio 03×08 [allerta spoiler]
Iniziamo subito da uno degli split screen più intensi degli ultimi anni. Ci troviamo nel finale dell’ottavo episodio della terza stagione di Mr. Robot (qui trovate la nostra recensione della puntata). Il mondo di Elliot Alderson (Rami Malek) sta andando in frantumi, e per colpa sua. Così, dopo aver lasciato Coney Island, Elliot va nell’appartamento di Angela, che non risponde. L’hacker decide di parlarle comunque e le ricorda un gioco – wishing game – che facevano da bambini. In quel momento lo schermo si divide e nel lato destro appare Angela. I due sono divisi dalla porta e sono emotivamente distanti, ma Sam Esmail li fa ricongiungere spiritualmente restituendo a Elliot un breve lampo di voglia di vivere. I due sono chiusi nei loro rispettivi mondi, come suggerisce il contrasto cromatico tra il rosso sanguigno e il nero disperato del lato del protagonista e i toni spenti, giallognoli, del lato di Angela, fragile e spaventata. Eppure il loro dolore è identico, speculare.
Elliot: “stringevamo gli occhi così forte, sperando che riaprendoli tutto si sarebbe avverato. Credevamo che stringendoli più forte anche i desideri si sarebbero rinforzati. Anche se non si avveravano ci piaceva comunque farli. Perché non era il finale la nostra parte preferita: era il desiderio. Non lo avevo capito. Ricordi cosa mi dicevi prima di riaprire gli occhi? Che saremo stati meglio?”
Angela: “non importa cosa accadrà, staremo bene.”
Mr. Robot 03×08
Better Call Saul, episodio 4×07 [allerta spoiler]
Il settimo episodio della quarta stagione di Better Call Saul è un capolavoro racchiuso in 6 minuti. Intitolato Something Stupid, “qualcosa di stupido”, esattamente come canta la celebre canzone (qui nella versione dal sound più country dei Lola Marsh) che accompagna lo split screen di apertura. Un momento di quotidianità ordinaria speculare a uno meno ordinario, quello fuori legge di Saul. Come per l’episodio di Mr. Robot, anche qui Vince Gilligan si diverte mettendo a contrasto le palette di colori. Al contrario di quanto avviene nell’episodio di Sam Esmail, però, nell’episodio della serie dell’AMC la tecnica viene usata per mostrare quanto due persone fisicamente vicine siano in realtà tanto distanti su un piano emozionale. Sei minuti dove a parlare è l’immagine, orchestrata in una sequenza che racchiude “l’universo immaginifico di Gilligan che si scinde in due realtà”.
Fargo, seconda stagione
La seconda stagione di Fargo, la serie tv creata da Noah Hawley, basata sul film omonimo di Joel and Ethan Coen (qui anche co-produttori), è un inno allo split screen. La divisione dello schermo della seconda stagione è l’aggiunta stilistica più significativa nel linguaggio visivo della serie. La tecnica è centrale e ricorre in quasi ogni episodio. La prima volta, forse, la sovrapposizione di più storie sullo schermo potrebbe sembrare casuale poiché ancora ignoriamo quanto i personaggi siano connessi. All’inizio, forse, l’uso delle inquadrature a schermo diviso che mostra più prospettive potrebbe sembrare addirittura un vezzo stilistico superfluo. Ma via via che proseguiamo la storia tutto acquista un senso profondo e veniamo risucchiati dal meccanismo. Ogni sequenza che viene messa a confronto sullo schermo acquista un significato ulteriore, sempre diverso; a volte lo split screen vuole evidenziare i contrasti introspettivi dei personaggi, altre vuole mettere a confronto qualcosa del passato e le ripercussioni che ha avuto sul presente; altre, invece, vuole aumentare la suspense di scene particolarmente truculente oppure ci porta simultaneamente nella mente di più personaggi, consentendoci un accesso privilegiato alla loro intimità.
24, lo split screen domina l’intera serie tv
Lo schermo diviso è la tecnica migliore quando si vogliono mostrare più scene che si verificano contemporaneamente. Un toccasana se si è alle prese con una vicenda, come quella narrata nella serie tv 24, dove si ha poco tempo per raccontare gli eventi di un’intera giornata. Nella serie con Kiefer Sutherland dividere lo schermo equivale ad aumentare l’effetto “presa in tempo reale”. In questo modo si possono mostrare più personaggi, accompagnati dall’immancabile ticchettio dell’orologio, che si adoperano per risolvere una situazione di crisi. Le immagini si sommano e alla fine un’inquadratura prevale sulle altre, fino a riempire lo schermo. La tecnica perciò non fa che esasperare il senso di urgenza e, di conseguenza, la suspense. Lo split screen è stato suggerito dal regista e produttore esecutivo della prima stagione, Stephen Hopkins, e creato digitalmente da David Thompson, l’editor del primo episodio di 24. Da quel momento è diventata una tecnica narrativa onnipresente ed emblematica della serie ideata da Joel Surnow e Robert Cochran. Un utilizzo simile possiamo ritrovarlo anche in Spooks e in Burn Notice.
Coupling, lo split screen come espediente comico
La serie della BBC prodotta dal 2000 al 2004 ha utilizzato in molte occasioni la tecnica dello schermo diviso, generando così un effetto non convenzionale nel panorama seriale dell’epoca. Scritta da Steven Moffat, la comedy britannica rappresenta un unicum nel panorama televisivo dei primi anni 2000. Una commedia degli errori cinica, esplicita e senza peli sulla lingua dove ogni scena, dialogo o espediente narrativo è utilizzato per incrementare l’effetto comico che nasce da situazioni di imbarazzo o d’inadeguatezza. Come la clip che abbiamo scelto, in cui Susan e Steve, che hanno rotto, appaiono contemporaneamente su uno schermo diviso generando un risultato esilarante. Coupling è forse uno dei primi esempi seriali di storytelling simultaneo comico, che ha aperto la via alle comedy future, come How I Met Your Mother in cui troviamo pochi, ma squisiti esempi di split screen.
The Good Doctor, episodio 4×04
Un breve, ma intenso esempio di split screen ci viene offerto dalla quarta puntata della quarta stagione del medical drama The Good Doctor. La composizione della scena è abbastanza semplice e ricorda quella di Mr. Robot. Ma il significato, letto alla luce del contesto storico, acquista un valore particolare. Siamo in piena emergenza COVID sia nella realtà che nella serie tv creata da David Shore. Shaun (Freddie Highmore) e Lea (Paige Spara) ci raccontano quindi in tempo reale una situazione che tra il 2020 e il 2022 abbiamo vissuto in tutto il globo. L’esigenza di mantenere le distanze nel bel mezzo di una pandemia viene così immortalata in questo bellissimo momento triste, ma carico di dolcezza. Un momento che acquista un senso molto più profondo se ripensiamo a quanto abbiamo vissuto. Davvero un uso intelligente dello split screen.
M*A*S*H, 3×10, There’s Nothing Like A Nurse
La serie tv trasmessa dal 1972 al 1983, ideata da Larry Gelbart, è stata una delle produzioni seriali più originali e innovative di un’epoca in cui le serie tv non godevano ancora della considerazione di cui godono oggigiorno. Nel terzo episodio della decima stagione, intitolato in italiano “Incursione nemica” (There’s Nothing Like A Nurse), la conversazione telefonica di Frank e Margaret viene mostrata a schermo diviso in due sezioni verticali. Uno split screen della durata di diversi minuti in cui possiamo vedere simultaneamente le reazioni istantanee dei due personaggi. Una scena allo stesso tempo ilare e drammatica, intensa e leggera, cruda ed esilarante che aumenta il grado di separazione di due colleghi innamorati.
Supernatural
Il drama soprannaturale creato da Eric Kripke, prodotto dal 2005 al 2020, ha utilizzato nel corso delle sue quindici stagioni un’infinità di tecniche ed espedienti narrativi per coinvolgere lo spettatore nelle vicende dei fratelli Winchester. La tecnica di dividere lo schermo in più quadranti è stata usata in diverse occasioni, sempre per mostrare simultaneamente più prospettive dello stesso momento e per aumentare quindi la suspense. Senza sacrificare però il divertimento. Un esempio ben riuscito è quello che troviamo nell’episodio intitolato The Girl With The Dungeons And Dragons Tattoo (7×20), in cui vengono messe a confronto le azioni di tre personaggi: Dean, Charlie Bradbury e l’ignara guardia di sicurezza.
Russian Doll
Russian Doll fa un uso davvero geniale dello split screen, una tecnica ricorrente che dona alla narrazione un tocco di originalità in più. La dramedy creata e interpretata da Natasha Lyonne è solita frammentare lo schermo in due o più quadranti sia nella prima che nella seconda stagione. In questo modo possiamo vedere a confronto quanto sta vivendo la protagonista, Nadia Vulvokov, e gli altri personaggi che, nello stesso momento, si trovano intrappolati nella stessa situazione. Per una serie tv che parla di loop e rotture temporali e di Aldilà, lo split screen è di certo la tecnica narrativa più efficace. Un espediente che narra simultaneamente un intreccio di storie apparentemente indipendenti. Lo schermo si frantuma così in tantissime scatole cinesi che ci intrappolano, come i personaggi, in un trip allucinato.
The X-Files
Chiudiamo questa lista degli split screen seriali più significativi con una serie tv immancabile quando si parla di genialità. Non potendo menzionare tutti i meriti innovativi dello sci-fi di Chris Carter, ci concentreremo sull’uso degli split screen, usati con vero tocco da maestro. Lo split screen dell’episodio 6×03, intitolato Triangle – che ha scritto un capitolo di storia seriale – mette in parallelo due momenti attraverso lo spazio-tempo. Ma nella serie è possibile trovarne altri altrettanto geniali. Carter, lo sappiamo, non perde mai l’occasione di sperimentare. Quando decide di mostrare dei piani narrativi simultanei, però, lo fa più che altro per giocare con l’effetto umoristico della scena. L’utilizzo più frequente in X-Files, al contrario degli esempi che abbiamo citato, infatti ha quasi sempre uno scopo ludico. Invece di aumentare la tensione – che è già alta e costante in ogni puntata – lo split screen la intermezza con delle pause umoristiche. In un altro esempio, sempre molto divertente, Mulder e Scully mentono su quello che stanno facendo mentre Skinner, senza problemi, ammette di essere nel bel mezzo di un bagno di schiuma: cioè la stessa cosa che stanno facendo i due agenti.
Come abbiamo visto in questi 10 esempi, lo split screen è una tecnica molto efficace, capace di arricchire la scena con sfumature visive che ne fortificano il significato. A volte lo split screen può provocare un effetto umoristico, altre può accrescere la tensione o la drammaticità di un momento particolare. In ogni caso questa tecnica è la migliore quando si vuole mostrare simultaneamente un momento, colto da più prospettive, per catturarlo in un colpo solo nella sua interezza. Un lusso che la realtà difficilmente ci concede.