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8 Serie Tv che a un certo punto sono state denunciate e hanno dovuto affrontare una causa legale

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Quando guardiamo una Serie Tv fatta e finita, spesso dimentichiamo tutto il processo che vi è dietro: ideazione, pre-produzione, produzione e post-produzione. Non sempre questo percorso è in discesa e diverse serie tv, come ad esempio Squid Game o Outer Banks, sono state rallentate da denunce e cause legali.

Quasi tutte ne sono uscite indenni, motivo per cui siamo stati così fortunati da poterne vedere una seconda e terza stagione, altre invece ne sono uscite danneggiate nella reputazione.

Da Squid Game ad Halo, ecco 8 Serie Tv che sono state denunciate

1) Squid Game (Netflix)

Squid Game

Forse tra le serie tv più note per il dibattito creatosi attorno a essa, Squid Game di denunce ne ha ricevute parecchie. Per essere più precisi, a essere stata denunciata è stata la piattaforma di streaming Netflix, che si è trovata a dover affrontare una causa legale lanciata dalla Corea del Sud.

Aggiudicatasi il primo posto tra le serie più viste in Corea del Sud e nel mondo, ha creato attorno a sé un immenso chiacchiericcio, portando anche alla congestione della rete Internet tanto che la compagnia telefonica coreana SK Broadband si è vista costretta a denunciare Netflix. Insomma, la colpa di questa serie tv sarebbe quella di essere “troppo popolare”, portando alla richiesta al colosso dello streaming di pagare una tariffa per l’utilizzo delle infrastrutture locali della rete. Una denuncia che arriva dopo che un tribunale di Seoul ha dato ragione a SK Broadband.

2) La regina degli scacchi (Netflix)

squid game

Dopo Squid Game è la volta de La regina degli scacchi.

Questa volta la denuncia arriva dalla scacchista Nona Gaprindashvili, che ha fatto causa a Netflix per diffamazione. La giocatrice di scacchi (a cui è ispirata la serie) ha chiesto 5 milioni di dollari di danni per il modo sessista in cui è stata rappresentata nella serie. Nona ha inoltre denunciato che la serie tv ometteva i suoi 28 successi contro scacchisti maschi, accusando Netflix di aver fatto passare la protagonista per russa mentre Nona è georgiana.

In sostanza la piattaforma sarebbe finita nell’occhio del ciclone per aver travisato “uno dei risultati più significativi della carriera “della leggenda degli scacchi sovietica ovvero quello di aver affrontato giocatori uomini”.

3) Halo (Sky Italia)

Anche Halo, attesissima serie tv tratta dall’omonimo videogioco, non è scampata alla denuncia.

In questo caso il problema riguarderebbe la colonna sonora. Infatti, i creatori dell’indimenticabile colonna sonora del videogioco Combat Evolved (il primo gioco della serie debuttato nel 2001 con la Xbox di prima generazione) hanno denunciato Microsoft, con un ritardo di circa vent’anni dall’uscita del titolo. L’accusa? non aver pagato le royalty per il loro lavoro. I compositori sostengono che avevano concesso in licenza la loro musica a Bungie, lo studio responsabile dello sviluppo del gioco, ancora prima che facesse parte di Microsoft. L’acquisizione dello studio da parte del colosso di Redmond, dicono, ha mantenuto attivo il contratto.

Alla fine però tutto è bene quel che finisce bene, e nonostante i timori che l’uscita della serie tv potesse essere rimandata, Halo è stata diffusa su Sky Italia con la massima puntualità. La disputa legale tra Microsoft e Marty O’Donnell e Mike Salvatori sulla gestione delle musiche è stata infatti risolta amichevolmente attraverso un accordo fra le parti, al di fuori del processo legale.

4) Outer Banks (Netflix)

Non c’è pace per le produzioni Netflix. Dopo Squid Game è il turno di Outer Banks

La nota serie teen drama è finita nei guai per problemi di copyright. Infatti, un insegnante e autore della Carolina del Nord ha intentato una causa contro Netflix e i creatori della loro serie di successo Outer Banks, dichiarando una violazione del copyright. La denuncia ufficiale è stata presentata il 21 dicembre da Kevin Wooten (l’autore del romanzo del 2016 Pennywise: The Hunt for Blackbeard’s Treasure). Wooten afferma che Netflix e i creatori della serie YA Josh Pate, Jonas Pate e Shannon Burke hanno tratto la trama dello spettacolo dal suo libro.

Insomma, è innegabile che le somiglianze ci siano tutte: stessi luoghi, personaggi molti simili con caratterizzazioni praticamente identiche, nonché le vicende che si assomigliano molto.

Nonostante la denuncia, avvenuta prima della seconda stagione, la produzione è continuata senza problemi e della causa legale ancora non si conoscono gli esiti.

5) SanPa (Netflix)

squid game

Ancora una denuncia per diffamazione, in questo caso i figli di Vincenzo Muccioli denunciano Netflix per diffamazione verso il padre.

SanPa è una docu-serie italiana che parla della più grande comunità di recupero per tossicodipendenti in Europa, apprezzata da molti ha fatto ugualmente discutere tanti altri. Tra le critiche subite vi è quella da parte dei figli di Vincenzo Muccioli, Andrea e Giacomo. Vincenzo Muccioli era il fondatore della comunità di San Patrignano, alle porte di Rimini. Tra coloro che non hanno gradito per niente la produzione troviamo appunto i figli, che hanno denunciato Netflix per diffamazione nei confronti del padre, affermando che la sua presunta omosessualità e la vita dissoluta che pareva che facesse è tutto inventato.

Una persona come quella descritta, come quella che ha fatto, visto e detto ciò che mio padre ha vissuto nella sua vita non può essere certamente misogino, non può essere certamente omosessuale e non lo è mai stato. È morto a cause mediche, psicologiche e sanitarie

Anche in questo caso non si conosce l’esito della battaglia legale.

6) Making a Murderer (Netflix)

Dobbiamo proprio dirlo, Netflix e le accuse di diffamazione vanno a braccetto.

Making a Murderer è solo l’ultima a essere finita sotto accusa. Andrew Colborn, ex detective della contea di Manitowoc, avrebbe infatti citato in giudizio per diffamazione Netflix, Laura Ricciardi e Moira Demos, le due creatrici e registe della serie tv Making a Murderer, che si sono occupate del caso di Steven Avery.

Secondo il poliziotto, la docuserie, di cui si contano due stagioni (la seconda stagione arrivata dopo una lavorazione durata più di dieci anni), sarebbe stata costruita per far apparire lui e altri agenti delle forze dell’ordine come gli autori delle false prove che hanno incastrato Avery e suo nipote, Brendan Dassey, condannati per l’omicidio nel 2005 della fotografa freelance Teresa Halbach.

Ad oggi Netflix e i suoi legali non hanno risposto pubblicamente alle accuse di Colborn.

7) Afflicted (Netflix)

Outer Banks e infine Afflicted, Netflix sotto accusa

Netflix si è ritrovata a dover fronteggiare una denuncia per via della serie reality Afflicted, incentrata su persone con malattie croniche. Sarebbe stata addirittura depositata una denuncia di 50 pagine contro Netflix per diffamazione, frode e invasione della privacy. Attraverso il documento, presentato alla Corte di Los Angeles, Jamison Hill, Pilar Olave, Jill Edelstein e Bekah Dinnerstein hanno dichiarato di essere stati ingannati, partecipando a “un programma televisivo reality volgare che ha messo in dubbio l’esistenza delle loro malattie croniche e ha ritratto i Querelanti come pigri, folli, ipocondriaci e/o finti malati meritevoli di disprezzo e che, a tutti gli effetti, hanno ricevuto disprezzo e abusi per via delle azioni crudeli e sleali degli Accusati.”

Anche in questo caso di come abbia reagito la piattaforma di streaming si sa davvero poco, quel che sappiamo con certezza è la volontà dei querelanti di andare in fondo alla faccenda.

8) Fawlty Towers

Infine, concludiamo la lista con questo caso. Meno noto dei precedenti ma che comunque ha visto una causa legale.

I fatti vedono infatti l’attore John Cleese citare in giudizio una compagnia teatrale australiana per la loro reinterpretazione di Fawlty Towers. L’attore avrebbe infatti dichiarato su Twitter che la Faulty Towers Dining Experience non ha chiesto il permesso di utilizzare il titolo, i temi o i personaggi dello spettacolo. Ha detto di non aver ricevuto royalties dallo spettacolo, che secondo quanto riferito avrebbe fatto circa 2 milioni di dollari australiani all’anno.

La società di produzione dietro lo spettacolo tributo, tuttavia, ha detto che Cleese era perfettamente a conoscenza dello show e della sua esistenza da anni. L’attore britannico però ha ribattuto su social di non essere a conoscenza del “sorprendente successo finanziario” di Faulty Towers.