Da Stranger Things a The BlackList. Da Boris al Commissario Montalbano. Da Twin Peaks a Breaking Bad: indossare personaggi secondari – addirittura ai margini della storia – e contemporaneamente iconici è una sfida tostissima. Sia per gli sceneggiatori che li inventano, sia per noi che li osserviamo nell’attesa di scoprire se conquisteranno la nostra affezione e rimarranno nella memoria.
Trattandosi di una lista potenzialmente estendibile e illimitata, per individuare un criterio di analisi, mi è tornato in mente il metodo empirista di Hume e il concetto in cui distingue impressioni e idee, dove “la differenza tra esse consiste nel grado diverso di forza e vivacità con cui colpiscono la nostra mente e penetrano nel pensiero, ovvero nella coscienza”.
Se le impressioni hanno su di noi un impatto sensoriale – immaginiamo la percezione visiva fotosensibile di alcune scene paranormali di Stranger Things – le idee sono atti del pensiero che si costruiscono sulle rappresentazioni percepite, a cui la nostra coscienza attribuisce significati elaborati. Parte quindi da qui una soggettivamente visitata idea di 13 personaggi marginali, tra i più iconici nella storia delle Serie Tv. E partiamo proprio da Stranger Things.
1. Suzie Bingham – Stranger Things
Turn around.
Look at what you see.
In her face.
The mirror of your dreams…
… Never Ending Stooooory
Chi ormai non intona questa canzone pensando a Dustin, ma soprattutto a Suzie? Piccola genio dell’informatica, abilissima al computer, in codici, sequenze aritmetiche, teoremi. Esploratrice di numeri e universi, figlia di una famiglia fortemente religiosa, è la fidanzata a distanza di Dustin. Compare brevemente nella terza stagione di Stranger Things. La ritroviamo poi, a un certo punto della quarta stagione, intenta sul tetto a costruire un’antenna e disponibile ad aiutare, sempre in modo risolutivo, gli amici del suo caro Dustin. Intanto, giusto come nota di colore della sua straordinaria intelligenza, con grande semplicità e poche battute prevede e annuncia agli amici la prossima Era di Internet, il fatto che cambierà il mondo. Suzie appare poco nella storyline di Stranger Things, ma è quel poco che basta a renderla una fortissima icona nerd che ha trovato subito posto nei nostri cuori.
2. Glen Carter – The BlackList
Dopo una teenager intelligente di Stranger Things passiamo a un insopportabile ma altrettanto intelligente Glen Carter. Il direttore regionale della Motorizzazione di Washington D.C., tracker di fiducia di Raymond Reddington, il criminale più smart, affascinante e ricercato al mondo, nella mitica, trascinante serie The Blacklist. Clark Middleton, interprete di quello che forse è stato il suo ruolo più conosciuto, muore nel 2020 ed è così che la troupe di The BlackList, devastata dalla perdita, saluta il simpaticissimo, stravagante, scortese, egoista Glen “Jelly Bean” Carter, dedicandogli un intero episodio della stagione 8 per farlo, brillantemente e con grande rispetto, uscire di scena. Glen spazientiva ma era “uno di quelli buoni e lo abbiamo perso troppo presto” ha dichiarato Jon Bokenkamp, creatore e produttore esecutivo dello show.
La sua presenza è occasionale e i momenti con Reddington sono sempre fulminei, ma l’intesa tra Spader e Middleton è assoluta e dà corpo a dialoghi surreali, sulla scia di un sarcasmo sul mondo del crimine che ce lo rende gradevole e che fa, per qualche momento, allentare i livelli di tensione. La verve attoriale, il parlato volgare e la fisionomia di Glen – opposti allo charme di Raymond – ne fanno un personaggio iconico, impossibile da dimenticare.
3. Dottor Cane – Boris
Rarefatto. Marginale ma potente. Invisibile ma iconico come solo un Deus Ex Machina può essere. Non occorre neanche mettere una foto che lo rappresenti perché il dott. Cane non è una persona, è un concetto. Lo si vedrà solo nella terza stagione di cui abbiamo parlato qui per pochi istanti. Quello che conta di questo iconico personaggio è la potenza pragmatica dei suoi atti linguistici, quando vengono detti perlocutori: sono concisi ma il loro valore è enorme poiché provoca conseguenze concrete sul destinatario. È il caso del Machiavelli, l’elefantiaca sceneggiatura con cui la Rete voleva far fuori René. È il caso della falsa illusione e conseguente disillusione generata in René durante il colloquio, quando il dott. Cane afferma che Medical Dimension è una truffa, un fallimento, un ulteriore giro a vuoto nella macchina produttiva della tv generalista italiana dove la qualità è bandita. E che dire infine del geniale nome parlante? Dott. Cane!
4. Anna Draper – Mad Men
Appare raramente in Mad Men ma, quando appare, le scene in sua presenza sono toccanti. Anna Draper è circondata da un’aura di semplicità e affetto profondo che la legano a Dick/Don. È la prima a scoprire il suo segreto; porta il suo cognome ed è colei che lo custodirà per sempre, fino alla fine dei suoi giorni. Rimasta vedova del vero Draper, morto in Corea negli anni ’50, Anna Draper, interpretata da Melinda Page Hamilton, riesce a rintracciare Don, impiegato come rivenditore d’auto scoprendo la verità e il furto dell’identità del marito, il vero Don Draper, commilitone di Dick.
Sulle prime Anna intende denunciarlo, ma presto empatizza con le paure di Dick/Don di essere scoperto dal Governo, di perdere ogni cosa buona della vita sofferta che difficilmente sta ricostruendo e tra i due nasce un’inaspettata, unica amicizia, dove si fondono amore, affetto e complicità. Una fratellanza confidenziale e rispettosa che porterà Don a non dimenticarsi mai di lei e a sostenerla economicamente, comprandole una casa in California dove Anna vivrà fino alla malattia. La sua morte di cancro sarà un colpo durissimo per l’apparentemente solido Don Draper che continuerà a piangerla e ricordarla come l’unica donna che lo conosceva davvero. Anna non sarà una delle figure femminili centrali e folli di Mad Men ma la sua forza, l’ottimismo e la nobiltà d’animo che la rappresentano ne fanno una figura iconica, ricordo indelebile per tutti gli amanti di Mad Men.
5. Diane – Twin Peaks
Diane, undici e trenta di mattina del 24 febbraio. Sono quasi arrivato a Twin Peaks, cinque miglia a sud della frontiera canadese, due miglia ad ovest dei confini dello stato. Diavolo, non avevo mai visto tanti alberi in tutta la mia vita!
Marginale? Beh sì. Di fatto neanche la vediamo. Come il Dottor Cane e oltre. Perché neanche la sentiamo.
Diane nella totale assenza e invisibilità è iconica? Di più!
Twin Peaks, com’è noto, apre la strada alla serialità d’autore e ne configura un momento di svolta storico con il genio di David Linch in dialogo con il mezzo televisivo creando uno show perturbante con la suspence che si unisce ai suoi immaginari onirici e surrealisti. Senza le torsioni della realtà, la mostruosità orrorifica e le pitture cupe del cinema linchano non esistebbero i Duffer Brothers e non potremmo goderci Stranger Things.
Ma Twin Peaks è anche commedia: le registrazioni dell’Agente Cooper per Diane sono frammenti di apparente tranquillità che si alternano agli stati tensivi del racconto.
Ho preso un sandwich al tonno, una fetta di torta di ciliegie ed un caffè. Non male davvero. Diane, se dovessi capitare da queste parti ti consiglio la torta”.
Chi è Diane? La collaboratrice di Cooper nel dipartimento FBI a Philadelphia. E perché non riceve gli audio e non risponde mai? In tanti ci siamo chiesti “Ma Diane esiste davvero o è un esercizio terapeutico di Cooper?” Anche la cosa più normale del mondo come raccontare a un’amica quanto è buona la torta di ciliegie con Linch diventa assurda e a Diane verrà dato il volto di Laura Dern con un caschetto biondo platino (ancora più assurdo!) solo nel revival di Twin Peaks 25 anni dopo (2017).
Iconica a tal punto che l’1 ottobre 1990 è uscito un audiolibro “Diane… The Twin Peaks Tapes of Agent Cooper” .
Un’audiocassetta a due facce pubblicata da Simon & Schuster. Un reperto storico. Una perla oggi difficilmente trovabile per la quale Kyle MacLachlan fu nominato ai Grammy per la migliore spoken word performance!
6. Agatino Catarella – Il Commissario Montalbano
Popolarissimo per il pubblico di Rai 1, Angelo Russo, Ragusa, classe 1961. È il mitico Catarella! Sfido chiunque – anche noi che amiamo i cataloghi e le piattaforme streaming – a non conoscere Catarella e il tono del Commissario Montalbano (Luca Zingaretti) mentre lo chiama “Catareeeeella”. Personaggio di contorno indimenticabile, la spalla più iconica del Commissario, l’agente tuttofare, il centralinista disastroso che confonde nomi e concetti, mettendo la lingua in gioco con richiami alla commedia dell’arte e a personaggi macchiettistici dalle innumerevoli forme da Totò a Tina Pica che minaccia con una forchetta Alberto Sordi in “Un eroe dei nostri tempi”. Indimenticabile.
Sono personaggi dalla forte identità fisica e fisionomia, nel caso di Catarella poi definiti da una caratterizzazione sociolinguistica che la scrittura di Camilleri ha illuminato di colori e sfumature poetiche. Tra goffaggine e porte sbattute per errore, tra “ammazzatine” e risposte confusionarie al telefono, Catarella è una tenerissima linea comica nel commissariato di Vigata, immaginaria gemma sul mare di Sicilia.
Dopo Stranger Things e Montalbano, andiamo verso la distopia e l’umorismo disfunzionale.
7. Comandante Lawrence – The Handmaid’s Tale
Ricorre nella stagione 2 e successivamente, è l’architetto economista del regime di Gilead, il progettista delle Colonie. Un uomo che ha messo a servizio il suo ingegno per una causa di cui sembra a un certo punto pentirsi perché ne scopre la crudeltà; e il prezzo amaro e violento che sta pagando la moglie, colpita da crisi nervose e depressione.
Da figura marginale che trasmette indifferenza e, dunque, irritante, in un certo modo si evolve in figura di supporto a June e alla resistenza Mayday. Ne viene fuori un carattere debole, impaurito e che manca di leadership. Qui si acuisce il contrasto – forse per questo il personaggio è fortemente iconico – con la sua statura politica e il ruolo da gerarca ricoperto nella fondazione e nel governo di Gilead. Se da una parte il Comandante Lawrence resta un personaggio malvagio, dall’altra il rimorso intelligente verso le azioni commesse e la necessità di redimersi ne fanno una figura modello per quanto possa consentirlo una serie (e un romanzo, nella scrittura lapidaria della Artwood) che per lunghe intere stagioni mai lasciano spazio a un briciolo di fiducia e speranza.
8. Liam Gallagher – Shameless
Pensando a Shameless e alla famiglia Gallagher sappiamo bene che il cast, principale e secondario, è spettacolare. Sappiamo anche che la vita dei Gallagher nel South Side di Chicago è un racconto corale, pieno di gente! Quante persone transitano ogni giorno da casa di Frank, che anzi è uno di quelli che vi risiede meno in quanto sempre cacciato dai figli? In quanti mangiano, aprono il frigo, bevono, sporcano, si ubriacano, danno fuoco ai divani e collassano? In Shameless si potrebbero trovare più figure secondarie, con momenti minori tremendamente iconiche.
In prima battuta però ho pensato a Liam, l’ultimo figlio di Frank e Monica. Un neonato che potrebbe essere afrodiscendente, e quindi la prima cosa che viene da chiedersi è “ma perché è figlio di Frank e Monica?” Cresce silenzioso in una sfera di affetto vero quanto incurante. Tutti gli vogliono bene ma nessuno gli presta granché attenzione.
Il suo ruolo è iconico perché, oltre a essere un bambino che sembra totalmente fuori contesto, è il più piccolo, è un Gallagher, non parla dunque non può lamentarsi e non commette reati, almeno non di sua volontà! Una volta per errore Fiona lascia sul tavolo la cocaina e Liam ne sniffa una buona quantità finendo in ospedale e avendo non più di 3 anni!
È iconica la scena in cui, ormai cresciuto, si rifiuta di vivere nel caos squattrinato e disfunzionale di casa sua, dunque si trasferisce dall’amico e passano molti, molti e molti giorni prima che qualcuno dei fratelli si accorga della sua mancanza! Liam Gallagher è un emblema di Shameless. Del resto, portando anche il nome del frontman degli Oasis poteva non essere un’icona? Anzi lo è di più!
9. Tracy McConnell – How I met your mother
Un altro personaggio invisibile che fa da filo conduttore della storia. Non si vede, bisogna aspettare l’ottava stagione per vederla comparire, interpretata da Cristin Milioti. Un’attesa ripagata per i fan, considerata la simpatia, freschezza e bravura con cui Tracy conquista le scene nel finale di serie. Erano stati lunghi i tempi in cui Tracy era un fil rouge etereo, nominata nel primo episodio e presente lungo tutto l’arco narrativo con progressivi indizi che gli autori inserivano per accendere la curiosità su questo marginale, misterioso, iconico personaggio.
La ragazza con l’ombrello giallo di cui non si è mai visto il volto, solo piccole accensioni di primavera per cercare di conoscerla, inseguirla. Ma solo quando è stata confermata la nona stagione, il suo personaggio è stato finalmente definito e scritto con precisione. Tracy, la mamma, la predestinata iconica che dà un senso a tutta la storia.
10. Nat – Beverly Hills 90210
Nat Bussicchio, precisiamo il cognome, perché lo ricordiamo solo e sempre come Nat. A dimostrazione del fatto che non è un personaggio principale della crew di Beverly Hills né un genitore super presente come Jim e Cindy Walsh. Nat è di più. Il proprietario del Peach Pit. Un amico paterno e gentile che trovi sempre quando hai bisogno.
Così è stato Nat per Brandon ma anche per Dylan, più ricco, indipendente e più problematico. Così, questo personaggio dalle ascendenze italoamericane, instancabile lavoratore, con la divisa verde, il juke box e l’insegna del Peach Pit sempre accesa è rimasto nella nostra memoria. Soprattutto per i millennial che sono cresciuti lungo gli anni ’90 guardando Beverly HIlls, era un rito andare alla ricerca – nelle proprie città, centrali o in provincia – di american bar e pub che riproponessero lo stile del luogo di ritrovo per eccellenza degli idoli californiani. Nat è il cuore della comitiva, anche se sta di lato. Nat è storia.
11. Maestro Miyagi – Cobra Kai
Se si amano gli anni ’80, oltre a Stranger Things, un bellissimo revival di Karate Kid è sicuramente Cobra Kai. Anche qui, come in Stranger Things, i protagonisti sono ragazzi, con la differenza che il mondo è quello contemporaneo. Quello dei padri invece risale agli anni ’80, quando Daniel Lo Russo e Johnny Lawrence erano adolescenti rivali di karate nei tornei di All Valley.
Una delle esperienze più belle di Cobra Kay è che l’universo è tutto racchiuso tra i Dojo, la filosofia del Karate e la dimensione geografica di All Valley. Come se il resto del mondo non esistesse. A parte ovviamente il Giappone ed è qui, anche nel sequel, che entra in gioco il Maestro per eccellenza, Miyagi che ha formato Daniel durante la sua infanzia allenandolo all’arte marziale e ai suoi codici morali, divenendone Sensei e guida spiriturale. Il Sensei Miyagi non ha potuto prendere parte a Cobra Kay, essendo Pat Morita scomparso nel 2005, ma la serie è un tributo all’conica figurai e ai suoi insegnamenti.
D’accordo con le figlie dell’attore, il Maestro appare nella serie sia nelle forma dei ricordi di Daniel Lo Russo che, a sua volta, li trasmette alla figlia, sia con filmati di repertorio tratti dalla saga di Karate Kid che ha forgiato migliaia di adolescenti degli anni ’80 e ’90. In questo legame forte con i Karate Kid originali e con il codice etico e spirituale del Maestro Miyagi sta il ritorno della sua popolarità anche presso la Gen Z. Sono stati infatti moltissimi i giovani che hanno riscoperto l’iconica figura recuperando video su YouTube e film storici. Seppur il Sensei non sia dunque presente in Cobra Kai, i messaggi di pace, equità, inclusione, lotta al bullismo e la sua eredità simbolica sono più forti che mai.
12. Franco Mari – L’amica geniale
Shameless, Stranger Things sono racconti corali e storie di formazione con al centro i giovani e le loro famiglie che crescono. In Italia abbiamo un capolavoro che l’infanzia, la gioventù e la storia sociale del Paese, dagli anni ’50 a oggi, la racconta meravigliosamente: è l’Amica Geniale. Nei romanzi di Elena Ferrante come nella serie di Saverio Costanzo è amplissima la costellazione di storie, famiglie e personaggi che ruotano attorno a Lenù e Lila.
Franco Mari, studente di estrazione borghese, comunista, impegnato nella mobilitazione di pensiero e delle rivolte del ’68, è uno dei più iconici, anche se lo vediamo poco.
Elena lo incontra quando va a studiare alla Normale di Pisa, per la prima volta lasciando il Rione e le sue radici popolari. Con Franco Mari impara a vivere, a studiare, a divertirsi. Esplora per la prima volta l’amore inteso non solo come sentimento o promessa ma come piacere, sesso, complicità e condivisione di ideali politici. Franco Mari è un personaggio iconico, la cui fine è iconica perché rappresenta l’ascesa e il fallimento di un’era, quella dei movimenti del ’68 che aprono la strada agli anni ’70, quelli bui del terrorismo e delle stragi di Stato.
In un romanzo di formazione come L’Amica Geniale, il periodo di Lenù a Pisa, dove si fa chiamare rigorosamente Elena, e il tempo vissuto con Franco Mari sono uno dei momenti più essenziali della sua crescita come donna, specchio di una biografia personale e di una biografia universale della storia italiana.
Chiudiamo la carrellata iniziata da Suzie di Stranger Things con l’immancabile Skinny Pete.
13. Skinny Pete – Breaking Bad
Personaggio di supporto ma decisamente funzionale alla storia. Inoltre, come tutti i personaggi di Breaking Bad, è delineato con cura e in modo coerente, con una tipizzazione che lo rende memorabile per quanto rimanga statico nel tempo. Non ha nulla a che vedere con la centralità e le evoluzioni psicologiche e comportamentali di Jesse ma ne è amico fedele. Il piccolo spacciatore, tossicodipendente, che vive di espedienti e criminalità poi riformato.
Ma anche un amico leale, insieme a Badger, che di Jessie rappresenta una sfumatura. Skinny è un inizio che si arena, la controprova della desolazione esistenziale dove solo le sostanze, la fuga dalla realtà, l’alterazione nel gioco rappresentano una risposta. Non c’è altro. Marginale in questo caso non solo nella storia, ma nella vita, nella società e per questo ancora più iconico e significativo.