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5 Serie Tv che mi fanno sentire al sicuro con angoscia e malinconia

Zerocalcare
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Alcune serie tv provocano sentimenti che a prima vista potrebbero sembrare contrastanti: euforia e tristezza, affezione e nervosismo, sicurezza e malinconia. In realtà però, analizzando queste serie un po’ più a fondo, possiamo scoprire che queste sensazioni così diverse non sono altro che due facce della stessa medaglia. Prendiamo per esempio l’ultimo caso, sicurezza e malinconia. Alcune serie tv, penso ad esempio a Strappare lungo i bordi ma la lista potrebbe essere davvero lunga, hanno la capacità di raccontare aspetti dell’esistenza che parlano un po’ a tutti noi, risultando a volte angoscianti e scatenando riflessioni profonde e a tratti malinconiche. Allo stesso tempo, però, il fatto stesso che queste tematiche vengano affrontate e soprattutto il modo in cui gli autori in questione decidono di parlarne rendono queste serie quasi una coccola, una zona di comfort nella quale sentirsi sicuri perché compresi. Perché sì, le difficoltà fanno un po’ meno male quando ci rendiamo conto di non essere gli unici a viverle.

Insomma, vi è mai capitato che una serie tv vi facesse sentire al sicuro con angoscia e malinconia? A me – se non si fosse ancora capito – sì, ed è successo proprio con queste cinque.

1 – Strappare lungo i bordi

Strappare lungo i bordi
Strappare lungo i bordi (640×362)

Ormai ho già dato un piccolo spoiler su una serie tv che mi ha fatto sentire al sicuro con angoscia e malinconia, quindi è proprio da questa che cominciamo: Strappare lungo i bordi. Nella sua prima esperienza seriale – di produzione Netflix – Zerocalcare è riuscito a parlare con semplicità e ironia di alcune tematiche che toccano un’intera generazione, prima tra tutte la questione delle aspettative sociali che tanto ci sembra di dover perennemente soddisfare. In un racconto che prende presente e passato Zero, accompagnato dai suoi amici Secco e Sarah nonché dalla sua immancabile coscienza armadillo, affronta un mondo di incertezze e di sentimenti precari tanto quanto il lavoro. Strappare lungo i bordi è una metafora di vita, delle scelte che facciamo seguendo linee che sentiamo già tracciate per noi ma anche delle volte in cui preferiamo non scegliere per paura delle conseguenze, lasciando che le nostre vite vadano avanti praticamente senza di noi. I personaggi di Zerocalcare ci raccontano un mondo difficile da affrontare, un mondo angosciante in più di un aspetto, con la storia di Alice che è stata un colpo al cuore e fonte di pianti per numerosi spettatori. Eppure Strappare lungo i bordi ha la capacità di farci contemporaneamente sentire al sicuro e consapevoli di quanto i nostri bordi, pur non essendo precisi, siano semplicemente unici.

2 – Fleabag

Fleabag (640×360)

Quando parliamo di serie tv che trasmettono malinconia e un contemporaneo senso di sicurezza non possiamo non includere Fleabag. Questo piccolo gioiello ideato da quel genio di Phoebe Waller-Bridge ci mette davanti a un personaggio capace di stimolare ben più di due sentimenti contrastanti. In Fleabag ci si può rivedere perché vive difficoltà sociali, personali ed emotive che sono, anche se in alcuni aspetti estremizzate, comuni a tante persone; nello stesso tempo però il suo modo di affrontare le vicissitudini che le si pongono davanti arriva a tratti a innervosire gli spettatori, consapevoli di quanto lei continui a perpetrare dinamiche palesemente deleterie. Una riflessione un po’ più attenta su me stessa e sul perché Fleabag mi abbia emozionato così tanto mi ha portato a pensare che forse il segreto sta proprio lì, nel fatto che lei porti avanti la dinamica del cane che si morde la coda, non riuscendo a uscire da circoli viziosi che lei stessa, in relazione al suo ambiente e alle persone che le stanno intorno, ha creato. E indovinate un po’ chi mi sembra faccia proprio la stessa cosa? Insomma, Fleabag la si ama e la si odia, innervosisce e intenerisce, dà malinconia e sicurezza, ma soprattutto ci ricorda che le difficoltà sono all’ordine del giorno, e che dobbiamo essere disposti a metterci in discussione per affrontarle davvero. E ci mostra anche che la salvezza c’è, se siamo pronti a vederla.

3 – Feel Good

Strappare lungo i bordi
Feel Good (640×360)

Feel Good è una serie che secondo il mio modesto parere è passata fin troppo in sordina. Distribuita in Italia da Netflix, nelle sue due stagioni è riuscita a tirare fuori interessanti spunti di riflessione senza mai rinunciare all’ironia che caratterizza la sua creatrice e protagonista, Mae Martin. L’umorismo proprio del suo personaggio sembra quasi andare in contraddizione con alcune delle tematiche trattate come la dipendenza, l’accettazione di sé e la capacità di affrontare e sciogliere i traumi passati. In realtà, però, lungi dall’essere fuori luogo, quest’umorismo è proprio la chiave di lettura che in Feel Good Mae Martin vuole regalare al suo pubblico, un modo di vivere ciò che la vita ci offre – anche le batoste – più che un diversivo per non pensarci. Questo non significa che l’ironia sia una risposta sempreverde: ci sono momenti in cui il panico prende il sopravvento, momenti in cui l’angoscia la fa da padrone e si vede tutto buio, momenti in cui sembra che no, proprio non possiamo farcela. E va anche bene così, perché ciò che conta è riuscire a ripartire da questi momenti, lavorando su noi stessi per risalire dal baratro in cui ci sentiamo. E per tornare a sorridere.

4 – The end of the f***ing world

The End of the F***ing World 2
The end of the f***ing world (640×362)

Forse può sembrare strano associare il senso di sicurezza a una serie come The end of the f***ing world, ma ragionandoci nel profondo credo invece che abbia una sua coerenza. I protagonisti di questa serie di due stagioni sono due adolescenti che non sanno davvero chi sono e cosa vogliono – James pensa addirittura di essere uno psicopatico – e che intraprendono un viaggio alla ricerca di una vita nuova e di una libertà che non sentono di avere. Ciò che trovano, purtroppo, non è il paradiso ma un mondo nel quale il male esiste e loro devono farci i conti, ognuno a proprio modo. The end of the f***ing world è una serie angosciante, a tratti paradossale, un prodotto che mette davanti a delle possibilità che hanno dell’assurdo ma che allo stesso tempo rappresentano tutte le storture della società reale. Anche la malinconia di certo non manca, perché vedere due adolescenti affrontare un contesto così complesso fa un po’ male al cuore. Contemporaneamente, però, la sicurezza c’è ed è quella che James e Alyssa si danno a vicenda. La sicurezza sta nella possibilità di trovare qualcuno da amare e che ci ami, qualcuno con il quale affrontare le bruttezze di una vita che insieme sembra meno dura, anche se questo qualcuno in origine era proprio la persona che meno pensavamo potesse essere la nostra salvezza. La malinconia lascia in parte il posto alla possibilità, e non c’è niente di meglio di sapere che la vita, di nuove possibilità, ce ne riserva sempre.

5 – We are who we are

Strappare lungo i bordi
We are who we are (640×360)

Abbiamo cominciato questa lista con Strappare lungo i bordi e la chiudiamo con una serie che, per quanto di produzione condivisa italo-americana, ci riporta nel nostro Paese. Sto parlando di We are who we are, miniserie diretta da Luca Guadagnino che vede come protagonisti i figli adolescenti di militari della base americana a Chioggia. Caitlin e Fraser sono due giovani alle prese con la conoscenza e l’accettazione di sé. Il loro percorso è tutt’altro che semplice e regolare, vivendo in un contesto come quello militare che poco si addice alla loro volontà di esplorare se stessi e il mondo circostante in modo libero ed esente da pregiudizi. Tra tentativi andati a buon fine e altri caratterizzati dalla paura di non essere all’altezza delle aspettative, We are who we are racconta l’angoscia nell’affrontare il percorso di crescita ma non lascia mai scappare quella piacevole sensazione di comprensione che si prova quando troviamo qualcuno che è simile a noi. E soprattutto mostra che occupare gli spazi che ci appartengono è possibile. Magari quelli di una notturna, quasi deserta e affascinante Bologna.