Ted Lasso, dopo tre stagioni che hanno conquistato il cuore dei fan, è giunta al termine. L’allenatore americano ci ha guidato in un viaggio emotivamente estenuante, in cui siamo riusciti ad immergerci in una realtà straordinaria, quasi fiabesca, crescendo umanamente insieme a tutti i personaggi, i quali hanno svolto un percorso personale e collettivo davvero eccelso. Ted Lasso è sempre rimasto fedele alla sua morale, insegnandoci non solo banalmente a non smettere mai di crederci, quanto più a infischiarcene di tutto ciò che accade di brutto nel contorno e a guardare sempre avanti. E ora che tutto è finito, non resta che salutarci, riflettendo su quello che è stato il finale di questa magnifica serie tv della scuderia di AppleTv+.
Il seguente articolo contiene spoiler sul finale di stagione di Ted Lasso.
Adieu, Bon voyage, Auf wiedersehen
Il finale di Ted Lasso, se visto con uno sguardo oggettivo e non viziato da favoritismi, è davvero completo. Ogni personaggio della serie targata AppleTv+ trova la propria collocazione definitiva senza risentimenti o forzature, e tutto è pronto per proseguire, in un universo parallelo, senza Ted, l’americano sognatore capace di demistificare l’obsoleto concetto di “America dream” stesso. Il Richmond, dopo una stagione da favola, degna del Leicester City di Sir Claudietto Ranieri, non riesce, all’ultimo, ad agguantare l’impresa e la tanto sognata Premier League. Nonostante un’ultima partita da sogno, gli uomini di Lasso si arrendono al City di Pep Guardiola, che contemporaneamente vince la sua ultima gara centrando l’obiettivo. Ed è esattamente così che le cose sarebbero dovute andare, fin dall’inizio. E’ lo stesso Ted, rivolgendosi al giornalista Trent Crimm in merito al libro sulla stagione dei Greyhounds, a correggerne il titolo da “il metodo Ted Lasso” a “il metodo Richmond”. Già, perché Ted Lasso è sempre stata una serie collettiva, in cui ogni singolo interprete è riuscito a ritagliarsi un ruolo sempre più importante, partendo da una piccola necessità, quella di raccontare la propria, unica e inimitabile, storia. E’ dunque per questo motivo che la vittoria della Premier League diventa totalmente irrilevante ai fini della narrazione, ed è infatti per questo che il finale viene eliso, brutalmente tagliato, limitandosi a mostrare la festa dei tifosi del Richmond, che si riversano in campo ancor prima del verdetto finale, per celebrare i propri beniamini, a prescindere da tutto.
Ted Lasso: ogni cosa al suo posto
E se Ted è davvero deciso a tornare a casa, dopo tre anni lontano da suo figlio, non c’è nessuno che provi a fermarlo, perché è esattamente così che tutto doveva andare. Anche Rebecca desiste dal tentare di convincerlo, prendendo la decisione di non vendere il club e di portare avanti il progetto, grazie soprattutto agli insegnamenti di Ted. La love story tra i due è rimasta, giustamente, soltanto un sogno infranto nel cuore dei fan, e non è mancata la mano degli autori nel rimarcare questa decisione, proprio all’inizio dell’ultima puntata, come per mettere a tacere fin da subito questo “vociare”, per spostare l’attenzione sulla conclusione più giusta possibile e per prendersi gioco del fan service, che in passato ha rovinato saghe ben più “grosse”. Rebecca, probabilmente, troverà l’amore tra le braccia del bel pilota d’aerei olandese di cui si era invaghita nella poetica campagna olandese, ad Amsterdam, e Ted Lasso tornerà da suo figlio, passando dall’essere l’allenatore più caldo della Premier League, a ricoprire il ruolo non meno nobile di papà-allenatore del più grande amore della sua vita. In casa Richmond tutto si sistema davvero. Nessuno poteva essere più pronto di Roy Kent, per sostituire Ted. Il personaggio che più di tutti è maturato nel corso della serie, attraversando nel migliore dei modi il complicatissimo passaggio da calciatore a ex calciatore, riuscendo tuttavia a esprimere al meglio la sua passione, senza scendere a compromessi e senza mai rinunciare alla sua attitudine. Una rissa con Jamie, prima o poi, sarebbe dovuta esserci, e Keeley è il pretesto che i due si danno per combattere contro la parte che odiano di sé; ma alla fine, anche Tartt mette da parte gli ultimi rimasugli di immaturità e si ricongiunge con l’odiato padre.
Ogni riferimento commemorativo, in questa ultima puntata di Ted Lasso, ha un preciso significato sentimentale. Colin può finalmente baciare il suo fidanzato, dopo aver sognato di farlo per anni, davanti a tutti e senza più pressioni autoimposte. Nate the Great è tornato, e lo ha fatto con un’umiltà disarmante, riprendendo il percorso che aveva cominciato prima di una sbandata, che non ha fatto altro che ricordarci quanto la sete di potere possa annebbiare la vista e cambiare e corrompere anche gli animi più miti. Tra i vari easter eggs, c’è spazio per scoprire il vero nome di Beard, per assicurarci che la nuova “carriera” di Zava vada a gonfie vele e anche per goderci il volto fiero di Sam, alla sua prima convocazione con la maglia della Nigeria. Ted Lasso è riuscita in modo assolutamente inattaccabile a raccontare una storia appassionante, un ciclo sportivo (e spesso le due cose coincidono) segnando un inizio e una fine, restituendo un senso di completezza e di serenità, cosa di per sé già molto rara per le serie moderne. Le strade, ora, si separano: la lunga trafila di addii commoventi parte da una coreografia in stile Broadway che i ragazzi del Richmond riservano al proprio allenatore come omaggio, e si conclude con la ricomposizione dell’unico e inossidabile messaggio di fondo che questa grande serie si era imposta di portare avanti: Believe. Una volta per tutte.