Il Richmond si trova nell’ennesimo momento delicato di una stagione che, più di qualunque altra in precedenza, simboleggia l’andamento altalenante del club allenato da Ted Lasso. Ci sono stati tanti periodi no, che il Richmond ha quasi sempre tentato di convertire con la solita positività contagiosa del proprio allenatore, ma mai come ora. Quella che sembrava essere una semplice ed insignificante amichevole (seppur prestigiosa) di metà stagione contro l’Ajax, si è rivelata essere una trasferta determinante per l’umore generale del team. Amsterdam è una delle tante terre promesse d’Europa, ricoperta da un’aura di mistero e sensualità, tutti elementi che hanno reso la trasferta del Richmond tutt’altro che insignificante.
Amore e girasoli
E’ tra le vie trafficate e poco inquinate di Amsterdam che Rebecca riscopre l’amore. Quella tra lei e il bel militare è la favola da mille e una notte che tanto serviva al presidente del Richmond. Rebecca esce da un periodo davvero complicato della sua vita, in cui ha dovuto imparare a misurarsi con l’odiato ex marito e, soprattutto, ha appreso di non poter più avere figli. La maturità raggiunta, però, sembrava averle fatto perdere le speranze in un futuro più sereno. Non bastavano più le arringhe positive e motivazionali di Ted Lasso, non bastava più rifugiarsi in una serata alcolica tra donne con Keeley, Rebecca aveva bisogno di perdersi e di ritrovarsi ad Amsterdam, recuperando un po’ di fiducia in se stessa e riscoprendo la propria femminilità, lasciandosi cullare dalle onde del fiume e dalle braccia dell’uomo dei sogni. E mentre Rebecca si innamora follemente in una notte unica e irripetibile, anche Colin trova, finalmente, la propria serenità. Uno dei personaggi più in crescita del cast di Ted Lasso, è sicuramente Trent Crimm, il famigerato e glaciale giornalista, che dopo aver tentato di stroncare le carriere dei giocatori del Richmond, grazie a Ted, si avvicina alla realtà della squadra e, puntata dopo puntata, si addolcisce sempre di più, familiarizzando e interagendo con le diverse personalità dello spogliatoio. Colin, subito dopo aver capito di essere stato scoperto tempo prima, si apre del tutto con Trent, e i due confessano l’un l’altro la propria omosessualità con una leggerezza disarmante, in un magnifico dialogo che va a toccare e sfatare uno dei temi più tabù del calcio, senza prestarsi al violento gioco dell’esposizione mediatica, quanto piuttosto concentrandosi sulla reale essenza del concetto di vita privata dei calciatori come Colin, che tutto ciò che vogliono è potersi sentire in condizione di esprimere se stessi e la propria sessualità come tutti gli altri, senza reprimere sentimento alcuno e vivendo liberi, come girasoli al vento.
Traumi e mulini a vento
Roy Kent è l’essenza più autentica della serie Ted Lasso, e ce lo dimostra ancora una volta con uno dei suoi monologhi vulcanici, quelli in cui l’ex capitano del Richmond esibisce tutta la propria sofferenza e rabbia interiore per poi esplodere nella commiserazione di se stesso. Roy e Jaime sono, caratterialmente, quanto di più lontano ci possa essere, ma il risultato di questa puntata è la prova provata che i due, infondo, si completano. In quel di Amsterdam, Roy scopre di avere un amico, un nuovo punto di riferimento che, dopo la rottura con Keeley, rappresenta di certo una nuova possibilità di andare avanti. Il tutto era nato come un’opportunità, per Jaime, di allenarsi oltre il dovuto, per migliorare e per dimostrare a se stesso e alla squadra di tenere davvero al Richmond e di aver compreso e deciso di rispettare la propria posizione all’interno della squadra. Ma se Roy ha bisogno di un fratello minore che gli insegni ad andare in bici e gli dia la possibilità di riappacificarsi con la buon’anima di suo nonno, d’altro canto Jaime ha la stretta necessità di lasciarsi guidare da una figura paterna che non ha mai avuto, dato che il suo vecchio lo ha sfruttato e mercificato, facendolo crescere troppo in fretta e lasciando un enorme voragine dentro di lui. Ed è così che i due baluardi calcistici del Richmond si prendono per mano in una notte stellata olandese e, insieme, pedalano fino ai mulini a vento, rendendosi conto che, ciò che è estraneo, non per forza rappresenta un nemico, una nuova guerra da vincere, ma che spesso può e deve essere visto come un’opportunità di crescita, perché non è mai troppo tardi per imparare ad andare in bici, né tanto meno per conoscere l’amore.
Van Gogh e altri geni
Tutto molto commovente e fiabesco, ma siamo pur sempre in un episodio di rottura di Ted Lasso, e chi meglio di lui può rendere l’importanza della trasferta di Amsterdam? Il buon vecchio Ted, convinto di aver assunto una sostanza più che stupefacente propinatagli dal Coach, si perde in solitaria tra le vie di Van Gogh, innamorandosi dell’artista maledetto e lasciandosi ispirare dai colori e dalla sua follia. Ma Ted, ritrovatosi solo per l’ennesima volta, decide di riabbracciare il suo passato a stelle e strisce, avventurandosi in un accogliente ma scadente fast food americano dove, in preda a (finte) allucinazioni, trova il vero turning point della stagione. Ted, ammaliato e sedotto dallo spirito americano che si respira all’interno del locale, mentre osserva una partita di basket, ha un’illuminazione, un nuovo schema. Nuovo, in realtà, si fa per dire, dato che si tratta del triangolo alla base della piramide del calcio totale olandese, composto da fitte reti di passaggi e un fondamentale e completo gioco di squadra. Ted scopre di non aver inventato niente di nuovo e di non essere stato realmente strafatto come credeva, ma per lui la possibilità di passare una notte con se stesso e con le proprie origini era davvero di vitale importanza. Ora starà al Richmond, che nel frattempo ha passato l’intera notte libera a discutere su come occupare i piani, giungendo alla conclusione che il problema della squadra è proprio la totale mancanza di unità (viziata anche dal recente passaggio di Zava). Ora tocca ai ragazzi di Ted Lasso dimostrate il proprio valore come gruppo e non nei singoli, e ora sta a loro affidarsi totalmente al folle piano del proprio allenatore che, per la prima volta, comincia a camminare davvero sulle proprie gambe.