In un mondo di in cui ogni mese decine di produzioni seriali fanno il loro debutto, è naturale che una buona parte di queste serie venga relegata al triste destino dell’anonimato e dell’oblio, rimanendo sconosciute ai più. A poco serve la presenza di grandi nomi nel cast – come per esempio quello di Eva Longoria in Telenovela o Betty White in Hot in Cleveland – perché il mondo della serialità è soggetto a leggi imprevedibili e spietate e nessuno è al sicuro. Nella mia lunga carriera di spettatrice seriale mi è capitato decine di volte di guardare prodotti semisconosciuti, a volte con l’intenzione di recuperarli perché scoperti durante lunghe sessioni di esplorazione del catalogo di Netflix, altre per puro caso. E, se devo essere sincera, raramente le serie che rimangono semi-sconosciute sono veramente imperdibili, molto più spesso sono o estremamente banali oppure talmente assurde da venire dimenticate prima ancora che qualcuno le capisca, tuttavia è anche vero che non sempre è così e succede che a volte si scovino addirittura dei piccoli gioielli nascosti. La lista di serie tv che segue contiene uno strano mix di perle seriali, telenovelas, promesse infrante e veri e propri capolavori del trash che ho avuto modo di incontrare in questi anni e che tuttavia nessun altro sembra aver visto, nella speranza di trovare qualcun altro che per caso o per volontà si sia imbattuto in al,eno una di queste produzioni
1) Star Crossed
Ancora prima di andare in onda nel febbraio 2014, il destino di “Star-Crossed” era ben chiaro a chiunque: la serie avrebbe avuto vita breve. Non so se fosse per quel titolo così banale e allo stesso tempo profetico o per il fatto che fosse praticamente un plagio annunciato della ben più fortunata (e appassionante, iconica, nostalgica) Roswell, ma fondamentalmente chiunque sia stato tanto coraggioso da affezionarsi alla serie già sapeva che era una causa persa in partenza. E io, modestamente, non manco di coraggio quando si tratta di sprecare il mio tempo con teen drama fantasy mediocri e privi di ogni originalità, recitati da attori mediamente noti ma più vicini ai trent’anni che ai venti, nonché quando c’è da affezionarsi incomprensibilmente alle loro vicende. Ecco allora che la storia d’amore tra l’umana Emery e l’alieno Roman, contornata da vicende politiche e riferimenti tutt’altro che sottili (e non esattamente brillanti) alla tematica dell’integrazione razziale/inter-specie mi ha coinvolta al punto tale che, non mi vergogno ad ammetterlo, ho guardato l’intera stagione in un paio di giorni, rimanendoci anche male davanti a quel finale aperto che non vedrà mai un seguito.
2) Scorpion
Per essere una serie semisconosciuta, Scorpion ha avuto una vita relativamente lunga, soprattutto considerando che andava in onda su CBS, un network tra i più importanti negli Stati Uniti. La serie, durata ben 4 stagioni, è liberamente ispirata alla vita di Walter O’Brien e racconta di lui e del suo team, i quali compongono una squadra di geni che fornisce il suo aiuto al governo americano in situazioni di particolare pericolo e a cui si aggiunge l’ex cameriera Paige, dotata di un elevato quoziente emotivo e pertanto necessaria per mediare tra i membri del team e il resto del mondo. La struttura di Scorpion è basata sul caso dell’episodio, casi che tuttavia assumono con il progredire della serie una dimensione sempre più assurda e irrealistica e vedono la squadra tra le altre cose dover risolvere crisi internazionali, deattivare reattori nucleari, detonare bombe, salvare Los Angeles dai terremoti e almeno un paio di volte riportare la pace nel mondo. I personaggi sono abbastanza amabili da avermi convinta a proseguire con la visione fino alla (assolutamente meritata) cancellazione di Scorpion, anche spinta dalla curiosità di capire fino a che punto si sarebbero spinti gli autori nell’invenzione dei mirabolanti casi di puntata. Avrei scommesso sul salvataggio della Terra dall’invasione aliena grazie ai nostri genietti, ma ahimè non lo scopriremo mai.
3) Hot in Cleveland
Hot in Cleveland è una di quelle serie che ogni mese cerco disperatamente nelle piattaforme streaming, nella speranza ormai vana che prima o poi qualcuno si decida a portare in Italia tutte le stagioni di questa comedy esilarante, di cui ben tre dei sei capitoli totali restano a oggi ancora inediti nel nostro paese. La serie, che vanta la presenza nel cast di una leggenda della televisione come Betty White, racconta le vicende di tre amiche californiane di mezza età che, capitate per caso nella città di Cleveland in Ohio, decidono di trasferircisi e cominciare una nuova vita. A far loro compagnia e guidarle ci sarà l’ultraottantenne Elka (White), la custode della casa che Melanie, Joy e Victoria affittano. Basata su una comicità non sempre originale, ma davvero esilarante nel sottolineare i contrasti culturali e generazionali tra le quattro protagoniste, Hot in Cleveland è rimasta praticamente sconosciuta in Italia, dove Sky ha trasmesso le prime tre stagioni in seconda serata e senza quasi mai concedere repliche nonostante il tipo di humor e la struttura della serie sono tali per cui probabilmente, se venisse aggiunta al catalogo di qualche servizio streaming, potrebbe avere un discreto successo.
4) Bunheads – A passo di danza
Come Telenovela e Star-Crossed, anche Bunheads ha avuto vita molto breve e ancora oggi resta uno dei miei più grandi rimpianti seriali.
Nata dalla mente di Amy Sherman-Palladino, già creatrice di Una mamma per amica e più recentemente della meravigliosa The Marvelous Mrs. Maisel, con cui condivide buona parte del cast (Kelly Bishop per esempio è presente nel cast di tutte e tre), Bunheads condivide con le altre produzioni di Sherman-Palladino la vivacità e la brillantezza dei dialoghi, la peculiarità dei personaggi secondari e la capacità di unire magistralmente alla componente comica predominante anche alcuni momenti di dramma. Viaggiando tra comedy, teen drama e sport drama, Bunheads è la storia di Michelle, ballerina i cui sogni di gloria sembrano essere ormai irraggiungibili e che sposa d’impulso Hubbell, proprietario con la madre di una scuola di una scuola di danza classica, il quale però muore tragicamente poco dopo il matrimonio. Michelle, insieme alla suocera Fanny, prende in mano la gestione della scuola e rivoluziona la sua vita, scoprendo nell’insegnamento una vera vocazione. Bunheads è stata incomprensibilmente cancellata alla fine della sua prima stagione, che pur imperfetta aveva mantenuto un livello alto e mi aveva catturata con la sua folle effervescenza, nonché con quella componente teen drama che, se ben dosata, risulta sempre accattivante.
5) Telenovela
Nota in Italia con il nome di “Hot & Bothered”, “Telenovela” sarebbe potuta diventare una delle comedy più interessanti degli ultimi anni, ma il cui triste destino è stato invece quello di andare incontro alla cancellazione dopo soli 11 episodi.
Meta-televisiva come Boris e brillantemente inserita in quel filone di parodia delle telenovelas che vede come più grande esponente la ben più fortunata Jane The Virgin, Telenovela vanta una delle migliori attrici comiche di tutti i tempi come protagonista, una Eva Longoria che riesce come suo solito a brillare grazie al suo tempismo e alla sua autoironia e la partecipazione di Amaury Nolasco (il Sucre di Prison Break) e Zachary Levi. Ambientata sul set della telenovela Las leyes de Pasion, la serie racconta le vicende dei vari membri del cast e della produzione, le cui vite vengono continuamente complicate dalla loro totale incapacità di separare realtà e finzione, nonché dalle faide continue che derivano dalla spietata competitività del mondo della televisione latinoamericana. Telenovela meritava molto più successo, ma incomprensibilmente rimane un gioiello nascosto, che praticamente abbiamo visto solo io e la mamma di Eva Longoria e che non mi stancherò mai di consigliare a chiunque sia alla ricerca di una commedia veramente fresca.
6) Alta Mar
Produzione Netflix spagnola a metà tra un giallo di Agatha Christie e una telenovela trash, Alta Mar è una serie storica ambientata appena dopo la seconda guerra mondiale sulla Barbara de Braganza, una lussuosa nave che si appresta ad attraversare l’Atlantico per andare dalla Spagna al Brasile. Il transatlantico ha a malapena lasciato il porto quando iniziano a verificarsi una serie misteriosa di crimini che sembrano legati alla vita delle sorelle Carolina ed Eva, le quali recentemente hanno perso il padre in circostanze oscure e che iniziano a indagare con l’aiuto di alcuni membri dell’equipaggio, tra cui l’affascinante Nicholas e l’armatore Fernando, promesso sposo proprio dell’ingenua Carolina. Ho iniziato Alta Mar attratta da un trailer accattivante e dai costumi apparentemente perfetti, ma la verità è che nonostante tutti i suoi evidenti difetti ne sono diventata dipendente dopo pochi minuti e mi sono lasciata trascinare nelle indagini dei protagonisti senza nemmeno accorgermi del tempo che passava. A differenza di quasi tutte le serie presenti in questa lista Alta Mar è facilmente reperibile su Netflix, disponibile ogni qualvolta vogliate passare qualche ora di puro intrattenimento fingendovi Poirot in Assassino sul Nilo.
7) Life Unexpected
Life Unexpected era una serie davvero adorabile, a tratti originale e coinvolgente, che tuttavia ha sofferto la presenza nei panni della protagonista di Britt Robertson, la quale pur essendo un’attrice più che discreta è nota per portare sfortuna a tutti i progetti a cui prende parte, che solitamente non superano lo scoglio del rinnovo dopo la prima stagione. In realtà Life Unexpected di stagioni ne ha due e, sebbene affrettato e palesemente aggiunto all’ultimo momento, ha anche un finale conclusivo che in fondo non è così male. La storia narrata è quella di Lux, quindicenne che in affido da tutta la vita cerca i suoi genitori naturali per chiedere loro di aiutarla a ottenere l’emancipazione. Le cose non vanno come previsto e Lux finisce per affezionarsi a quei genitori che, adolescenti quando l’hanno avuta, ora decidono di prendersi cura di lei. Dolce e originale Life Unexpected sarebbe potuta diventare un caposaldo del genere family drama, ma un po’ perché produzione The CW (quindi con un target adolescenziale) e un po’ perché la qualità nella seconda stagione non è stata all’altezza del capitolo precedente è finita nel dimenticatoio, anche se la sua fugace presenza sul catalogo Netflix ha fatto sì che venisse brevemente riscoperta.
8) Cumbia Ninja
Trovare le parole per descrivere Cumbia Ninja è un’impresa quasi impossibile, perché raccontare la trama della serie senza perdersi dettagli fondamentali è assolutamente impensabile. Produzione colombiana andata in onda su Sky, ha subito catturato la mia attenzione per due ragioni: la martellante pubblicità con tanto di colonna sonora originale di disneyana ispirazione e quindi la presenza nel ruolo della protagonista di Brenda Asnicar, già volto notissimo grazie all’indimenticabile ruolo di Antonella ne Il mondo di Patty. Cumbia Ninja parte come una serie di denuncia sulle condizioni di vita nei quartieri di periferia e sulla cupidigia dei ricchi che sfruttano tutti quanti sono alla ricerca disperata di una via d’uscita, a cui fa contraltare la speranza rappresentata dalla musica (la colonna sonora della serie è probabilmente l’unico elemento di reale qualità presente in Cumbia Ninja) e la presenza di una vena di realismo magico tipico della cultura sudamericana, ma presto la situazione degenera e arrivata alla sua terza stagione – non si sa esattamente come – la serie diventa un fantasy con tanto di draghi, leopardi immortali e forze vitali antagoniste irrimediabilmente destinate a scontrarsi. Raccontare nei dettagli la trama, presentare i protagonisti o anche solo cercare di spiegare le tematiche affrontate in Cumbia Ninja è sì possibile, ma non riuscirebbe mai a emozionare quanto l’esperienza di osservare in prima persona l’evolversi di questa produzione senza precedenti e senza paragoni, che tutti dovrebbero provare a guardare almeno una volta in vita loro.
9) The Family
Un’altra serie che, come “Telenovela”, ci ha abbandonato troppo presto lasciando fin troppe domande senza risposta.
Finalmente una serie che non è una telenovela, una comedy o un teen drama, bensì un thriller politico, psicologico e familiare che ha conquistato la critica e che ha avuto la grande sfortuna di essere prodotta da un network tradizionale e non da una piattaforma streaming, perché nonostante siano passati diversi anni da quando ho visto The Family ricordo quanto potenziale avesse e quanto ancora avrebbe potuto dare beneficiando di un rilascio in blocco piuttosto che settimanale. The Family racconta della famiglia Warren, sconvolta dieci anni prima degli eventi narrati dalla scomparsa del figlio minore Adam. Proprio quando la matriarca Claire Warren annuncia la sua candidatura a governatrice del Maine Adam improvvisamente ricompare, stravolgendo tutti i precari equilibri della famiglia, che si ritrova in casa uno sconosciuto i cui comportamenti sospetti inizieranno presto a mostrare che nulla è ciò che sembra. Cupa e angosciante, The Family gioca sulle apparenze, sul peso dei segreti e la volatilità dei sentimenti, trascinando lo spettatore in un vortice di dolore che crea dipendenza, destinato però a scontrarsi con una cancellazione improvvisa che ci priva di tutte le risposte che avremmo voluto ricevere.